Il romanzo di Water Siti Il contagio approda sullo schermo dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia. A interpretare il personaggio, che è poi l’alter ego dell’autore, troviamo Vincenzo Salemme impegnato in un ruolo drammatico dopo tante commedie di successo.

(prima pubblicazione Pride ottobre 2017)

 

In Amore a prima vista lui, noto sciupafemmine, s’innamorava di un carabiniere ma la colpa era di un trapianto di cornee che lo costringeva a vedere il prossimo con gli occhi della donatrice, moglie defunta del militare: Vincenzo Salemme, attore e regista che si divide tra teatro e cinema con eguale successo, è in questi giorni sugli schermi in Il contagio, diretto da Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, dove interpreta Walter, uno scrittore gay che perde la testa per il bellissimo culturista Marcello (Vinicio Marchioni) il quale, schiavo della cocaina, lo sfrutta senza pudore. Il film, presentato alla 74a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori, è tratto dall’omonimo romanzo di Walter Siti che nel personaggio con il suo stesso nome adombra se stesso. Assente dal red carpet perché impegnato nelle ricerche per le location del suo prossimo film, abbiamo raggiunto Salemme a Roma per approfondire quest’ultimo suo ruolo e non solo.

Nel corso della sua lunga carriera a teatro e al cinema è quello di Walter il primo personaggio omosessuale che ha interpretato?
Prima d’ora non mi ero mai calato nei panni di un gay autentico, ma in un mio film (Ho visto le stelle) ho interpretato un tizio che si fingeva omosessuale per riuscire a partecipare a un reality.

Cosa ha provato nel dover impersonare l’alter ego dell’autore del romanzo, Walter Siti?
Quello che provo sempre: la curiosità e il piacere di un nuovo incontro tra me e il personaggio.

Ha avuto anche contatti personali con lui o con i registi e gli sceneggiatori vi siete basati solo sulle pagine del romanzo?
Non ho avuto contatti con Siti: io ho fatto riferimento alle pagine della sceneggiatura, i registi forse a quelle del romanzo.

In questo periodo l’autore è nelle cronache letterarie e non solo grazie al suo ultimo libro Bruciare tutto il cui protagonista è un prete pedofilo: che idea si è fatta di lui?
Credo sia uno scrittore davvero originale, innovativo e coraggioso.

Come descriverebbe il personaggio Walter a chi non avesse letto il romanzo e che cosa lo attrae di più in Marcello, tanto da fargli subire torti e umiliazioni?C
Credo che Walter sia attratto dall’innocenza quasi infantile di Marcello, ma soprattutto dalla sua bellezza fisica. Lo scrittore è un uomo di estrazione borghese che vive una vita appartata e nutre una fascinazione speciale per i giovani uomini del proletariato urbano che si professano eterosessuali.

Pur ovviamente parziale ma sicuramente aderente a una certa realtà, questa coppia non veicola forse una visione piuttosto negativa delle relazioni omosessuali?
Non credo che le relazioni affettive possano distinguersi per la preferenza sessuale dei due innamorati. Esistono relazioni e basta e, come tutte le relazioni, sono soggette alla fragilità e/o alla forza che le sostengono. In questo caso il professore mi sembra perfettamente cosciente della differenza culturale (in senso lato) tra lui e Marcello, ma forse è proprio questo che lo affascina: la voglia di contagiare quel mondo lontano e allo stesso tempo esserne contagiato.

Alla luce della sua esperienza di attore, autore e regista, è mutata nel corso degli anni sullo schermo e a teatro la rappresentazione di personaggi gay/lesbici/trans?
È molto cambiata. Per fortuna è quasi completamente sparito lo stereotipo dell’omosessuale e da ruolo di “maschera” è finalmente assurto alla dignità di personaggio, con varietà di registri e profondità proprie dell’animo umano.

Che sfumature ha scelto per interpretare alcuni suoi personaggi en travesti?
In una mia commedia ho interpretato il ruolo di una donna anziana, una mamma tipicamente mediterranea, e mi sono ispirato a mia madre, caricandone gli eccessi di un carattere ambizioso e l’intelligenza capricciosa che poteva sfiorare la crudeltà, senza tabù, propria dei bambini.

Anche il film che sta preparando nasce a teatro? Che storia racconta?
Il film che sto per girare è tratto da una mia commedia di cui conserva il titolo: Una festa esagerata. È una storia di odi condominiali che possono rivelarsi di gran lunga più feroci degli odi scaturiti dalla paura per chi viene da lontano.

Cosa pensa della legge Cirinnà che ha regolamentato le unioni civili ma ha messo un freno alle adozioni?
Sono contento che tutte le relazioni costruite sull’affetto siano regolamentate: una società civile riconosce a ogni individuo gli stessi diritti e doveri senza alcuna discriminante di classe, colore, credo politico o gusti sessuali. Per quanto riguarda l’adozione, non sono uno psicologo. In questo caso entra in gioco quel terzo elemento che non può esprimere la propria opinione: il bambino. In modo superficiale potrei dire che ogni fanciullo ha bisogno d’amore e non credo faccia differenza tra chi gli vuole donare questo amore.