I due aitanti giovanotti si incrociano per strada: sguardi roventi per poi passare all’azione nonostante sia pieno giorno. Uno, sfacciato e incosciente, si china per iniziare una certa opera, abbassa lo zip e improvvisamente dalla patta aperta dell’altro esce una fiammata da esplosione nucleare. È ciò che vediamo in un corto di Juanma Carrillo; un malizioso intreccio di realtà e surrealismo, decisamente originale. Il giovane cineasta, 33 anni, è nato in un paesino nel nord della Spagna che da ragazzo ha lasciato per studiare cinema a Madrid, sulle prime con l’idea di fare l’attore. In seguito però, influenzato dai film di Billy Wilder e Almodóvar, ha deciso che la carriera l’avrebbe fatta dietro la macchina da presa. Per amore del suo primo fidanzato, un francese, si trasferisce a Parigi, interrompendo gli studi ma continuando a seguire e approfondire la sua grande passione. Esauritasi la relazione, circa dieci anni fa torna a Madrid e con un gruppo di amici inizia a girare corti a livello amatoriale ma al contempo entra nel mondo dell’arte contemporanea e della fotografia che influenzeranno il futuro lavoro di regista. Da alcuni anni opera a livello professionistico e dei suoi film dice che sono il risultato della sua storia personale. Lo abbiamo incontrato al Festival Mix di Milano dove era impegnato nella doppia veste di giurato nella sezione lungometraggi e come autore di Fuckbuddies, in programma nella rassegna e che, insieme ad altri due corti, A Perfect Day e Caníbales, da luglio sarà inserito nel portale QueerFrame.tv, curato da Atlantide Entertainment.
Perché hai scelto la forma del cortometraggio?
È il modo più tradizionale per iniziare e oggi con i progressi nel digitale girare è di certo più semplice. In compenso bisogna essere molto sintetici. E se si è anche spontanei, allora si riesce a toccare le corde degli spettatori. Nonostante il mercato si sia allargato, non ci sono molte gratificazioni economiche e spesso diventa complicato guadagnarsi da vivere, però una volta raggiunta una certa fama, ci sono le soddisfazioni di partecipare ai festival come questo, viaggiare per il mondo a far conoscere le proprie cose.
Come hai sviluppato l’idea di occuparti di storie a tematica glbt?
I miei primi corti erano una sorta di prosecuzione dei miei lavori in campo artistico. Nella fotografia, ad esempio, i miei temi erano i momenti d’intimità nella relazione, il sesso, il cibo, insomma le passioni della vita. In A Perfect Day parlo del desiderio e della decisione di sopprimere il desiderio: se alla fine l’amore ti può anche uccidere, tu uccidi l’amore. Si dirà che sa molto di psicanalisi, ma lo è in maniera immediata, naturale. Uno dei miei segni caratteristici è il corpo che per me è come un paese: ognuno diverso dall’altro e ci si viaggia attraverso. Parlo di gay perché lo sono anche io, ma esploro anche l’amore lesbico e quello etero. Privilegio forse il primo perché sono un attivista nel senso più pratico del termine: se per strada ho voglia di tenere per mano o di baciare il mio ragazzo, lo faccio senza pormi il problema. Anche nei miei film lascio emergere l’amore, senza barriere di sesso e genere. Cerco di essere onesto e di mettermi a nudo di fronte al pubblico.
Questa specificità è stata penalizzante rispetto alle leggi di mercato?
Oggi lo è sicuramente meno, tuttavia anche in questo settore, come in altri, gli omofobi non mancano. Quando ho a che fare con produttori e distributori di solito non ho problemi perché comprendono che i miei lavori sono autentici e prescindono dalla mia sessualità, mentre nell’ambiente ci sono tante persone fasulle.
Una caratteristica dei tuoi film è quella di affrontare situazioni tipiche del cinema porno senza però cadere sotto questa etichetta. Come è possibile?
È una domanda che mi rivolgono spesso. Quando giro qualcosa di erotico è perché lo richiede la trama o la situazione, ma il mio obiettivo non è quello di girare un film a luci rosse: ovviamente non critico il genere, anzi mi piace. Dico di me che sono un porno filmmaker dell’anima. Penso che sia più difficile scoprire il cuore che i genitali. Poi sono un fottuto romantico e oggi la gente non vuole ammettere di esserlo perché ha una dannata paura dell’abbandono e della conseguente sofferenza per una perdita. Mi prefiggo di esplorare tematiche amorose in maniera erotica, conscio che molte persone nel sesso cercano sollievo dalla solitudine, cosa che vedo succedere in tutto il mondo e che non critico affatto. Qualcuno ha invece criticato A Perfect Day, accusandolo di essere un porno, ma sbagliando, perché è fiction: se volessi fare un porno lo farei senza esitare.
Parliamo allora di questo film. Cosa cerca il protagonista nei numerosi partner con cui nella storia ha rapporti sessuali assai realistici?
Il film è il secondo tassello di una trilogia e l’interprete Felix è un famoso artista spagnolo. Quest’uomo è alla ricerca della perfezione, dell’amore assoluto. All’inizio e alla fine è inquadrato da solo, ma prima si trova per strada di notte sotto una pioggia battente, mentre dopo lo vediamo nella sua casa piena di luce e sole, un chiaro simbolo di speranza. È significativa la scritta che appare sullo schermo: “La perfezione si trova nella tua testa”. Il messaggio ha due possibili letture: puoi fare sesso con cento uomini diversi e magari non trovarla mai, come ritiene Felix per il quale rimarrà un’entità astratta. Io penso invece la si possa trovare nel primo amore o in un ex compagno.
Un altro corto che farà molto discutere sarà Caníbales. Dapprima sembra un documentario che illustra le fasi del battuage in un parco con tutte le variabili tipiche della situazione, poi all’improvviso vira nella fiction con un finale hardcore che non possiamo rivelare…
Era proprio quello che cercavo: dare l’impressione di girare scene dal vero. Il set è un famoso luogo d’incontro alla periferia di Madrid, ma gli interpreti sono tutti attori che abbiamo diviso in due cast: uno è quello dei veri e propri tre attori porno che fanno sesso reale, mentre gli altri sono attori professionisti che vengono dal teatro e recitano. Volevo girare qualcosa di sperimentale sulle dinamiche del cruising (non chiedersi neppure il nome, l’evitare di parlare, l’ossessivo camminare intorno) usando il piano sequenza senza sonoro. Alcuni miei collaboratori etero mi suggerivano di mettere della musica di sottofondo perché le scene, secondo loro, erano troppo crude: ho detto no perché non voglio edulcorare la realtà ma mostrarla per quello che è. Non è stato facile: era piena estate e il posto era affollato di curiosi che cercavano di unirsi alle pornostar in azione o si masturbavano ai margini. Ma non è un film sul cruising che è solo la punta dell’iceberg, bensì sull’incomunicabilità che, oltre a quello del desiderio, è il tema che più mi stimola. L’altro aspetto che qui prendo in considerazione è la guerra interiore degli uomini sposati – quanti se ne incontrano! – che decidono di avere rapporti con altri uomini con conseguenze talvolta drammatiche.
Qui al festival è passato Fuckbuddies: ancora sesso tra due sposati?
Dei tre questo è il più ironico, una commedia laddove Caníbales era quasi un dramma. Due sconosciuti pensano di concedersi una sveltina in macchina, ma incontrano sia obiettivi problemi logistici dato lo spazio ristretto e altri riguardanti la penetrazione. Decidono pertanto di lasciar perdere, si rivestono e si lanciano in una conversazione tra reale e surreale, quasi fossero seduti in un caffè. Ci sono sensi di colpa, considerazioni sul prezzo delle scarpe e sui prestiti delle banche: non si può far a meno di sorridere amaro.
Che cosa ci prepari per il prossimo futuro?
Sto per iniziare le riprese del mio primo lungometraggio che si chiamerà Islanda, una storia drammatica che ha per protagonista una ragazza alle prese con un amore complicato in un paese con luce e colori incredibili. Poi ho quasi finito di girare un corto dal titolo The Biker che vuole rappresentare per me qualcosa di liberatorio dopo lo stress della preparazione di Islanda e rimanda a Fassbinder, Bruce LaBruce e Pasolini. Protagonista un prostituto-killer: sarà un misto di commedia, dramma e sesso condito con un po’ di pazzia.
Per finire una considerazione sulla Spagna: se dovesse cadere il governo socialista di Zapatero pensi ci potrebbero esserci ripercussioni sui fondamentali diritti acquisiti dalle persone omosessuali?
Ho paura di sì ma sono certo che sapremo combattere. Zapatero può aver commesso gravi errori ma è stato un esempio per tutta l’Europa e ci ha resi in tutto uguali agli altri cittadini È stato il primo e l’unico e ciò va ricordato. Gli spagnoli, come penso gli italiani, cambiano facilmente parere e sono sensibili al richiamo del denaro che la destra manipolatrice sa gestire bene. Ora si dibatte molto sul movimento degli ”Indignati” che è critico anche nei confronti della sinistra: è stato scandaloso il modo in cui sono stati sgomberati dalla polizia nel centro di Madrid. So che stanno preparando una grande manifestazione a livello mondiale in ottobre e mi schiero al loro fianco. Non è un caso che ne facciano parte molti miei amici gay e lesbiche.