Dario Gay torna al suo pubblico con un doppio lavoro: due dischi usciti a breve distanza l’uno dall’altro, che testimoniano la volontà dell’autore milanese di scrivere e cantare di e per gli altri in assoluta libertà.

(prima pubblicazione Pride marzo 2017)

 

Coincidenza? Lo scorso anno, in concomitanza con l’approvazione della legge sulle unioni civili, a sei anni di distanza da Ognuno ha tanta storia, esce Ufficialmente liberi tutti, un nuovo lavoro firmato Dario Gay. In realtà è un album “impropriamente antologico” in quanto, a parte una nuova versione di Libero, proposto in duetto con il mezzosoprano Akiko Kozato e cantata in francese e giapponese, racchiude una serie di inediti pensati per un disco prodotto da Luigi Schiavone (famoso soprattutto per la sua collaborazione pluridecennale con Enrico Ruggeri) ben 25 anni fa e mai uscito.

Il mordente del chitarrista romano si percepisce dunque in Se cerchi un angelo, Il tempo che lasciai, Una vita speciale, conferendo una vena rock agli intimi brani di Dario. Ufficialmente liberi tutti afferma la volontà dell’autore di allontanarsi dalle regole imposte dal mercato discografico, prediligendo per l’appunto il suo spirito libero. Ricordiamo a tal proposito che al suo debutto a Sanremo nel 1990 con Noi che non diciamo mai mai e l’anno successivo con Sorelle d’Italia (una canzone che per il suo contenuto esplicito – parlava di camionisti e viados – fu esclusa dalla finale) la casa discografica impose al cantante di modificare il suo cognome in Gai.

Dario si candidò successivamente al festival per l’edizione del 2010 assieme a Vladimir Luxuria, ma al suo posto venne scelto Pupo con Emanuele Filiberto di Savoia. L’anno successivo ci ritentò ma fu di nuovo scartato: “Mi telefonarono e mi spiegarono il motivo della nostra non ammissibilità. Quello che mi dissero mi disgustò al punto che non lo riferii mai a nessuno, nemmeno alla mia partner canora”. Quella canzone è rimasta, per il momento, inedita.

Ma in questo album sono omaggiate anche due grandi regine della canzone italiana che Dario ama particolarmente: Patty Pravo e Rita Pavone. La prima è qui rappresentata da Pensiero stupendo, brano “trasgressivamente sensuale” per l’epoca in cui fu scritto, che si presta a qualsiasi lettura per arrangiare un triangolo amoroso. Per Rita, l’amica di sempre, il cantante rispolvera invece un brano di 50 anni fa, ma ancora oggi denso di pathos emotivo: Fortissimo.

È proprio la cantante torinese, che alcuni anni fa, virtualmente mette in contatto Dario con il pittore di San Paolo Celso Coppio. Grande fan della Pavone, nel 2010 Coppio vide sul web una sua foto che lo ritraeva insieme a Gay. Ne nasce un’amicizia profonda e un innamoramento artistico reciproco, coronato da un concerto tenuto da Dario in quel di Curitiba nel 2011. L’idea di una collaborazione prende forma fino a che, a gennaio di quest’anno, viene pubblicato l’album Il colore delle parole d’amore. Dario presenterà questo disco in alcune città brasiliane il prossimo mese di ottobre nello spettacolo multimediale Arabeschi-Musica in mostra, affiancato, oltre che da Coppio, da una band brasiliana: “Sarà una performance in cui la mia musica si fonde con le opere di Celso, che sarà presente sul palco e dipingerà mentre io canto”.

In questo album, pensato per il mercato brasiliano, trovano soprattutto posto alcune nuove interpretazioni in portoghese e francese di brani già noti dell’autore e rivisitati per questa occasione. A questi si aggiungono due classici brasiliani riletti con la complicità di Luigi Montagna che ne ha curato gli arrangiamenti: Lembra de mim di Ivan Lins e Pra você di Silvio Cézar. “Il Brasile è un paese che amo profondamente, per la sua bellezza naturale, per il calore delle persone, molto emozionali, passionali, anche a volte enfatiche nel manifestare il proprio sentimento, ma così avvolgenti e accoglienti!”. Montagna ha confezionato per Dario anche una splendida versione del toccante brano di Aznavour Quel che si dice, uno dei primissimi testi (1972) a trattare di omosessualità e che, secondo lo stesso cantante francese, ha giovato alla causa LGBT in un’epoca in cui i gay erano palesemente oggetto di scherno e discriminazione.

Ludovico è invece un brano inedito, frutto di un incontro felice e inusuale: quello tra Dario e padre Dario Dall’Era, che con lui ha scritto questo insolito testo ispirato alla figura di Lodovico Pavoni, recentemente canonizzato: “Arriviamo da pianeti diversi e lontanissimi, percorsi di vita su strade agli antipodi. Un giorno padre Dario mi chiese a bruciapelo se avessi voglia di scrivere una canzone ispirata a questo santo. Mi meravigliò molto la sua richiesta, dato che sapeva che forse potevo essere il personaggio meno idoneo a parlare di un santo. Buddista, gay dichiarato e cantautore che spesso ha trattato questo tema… Ma lui non si scompose e ribadì che lo stava chiedendo a me proprio perché sapeva bene chi fossi e cosa scrivessi. Ho sentito il cuore di quest’uomo molto vicino al mio e viceversa”.