“È la loro cultura”: la sinistra nel nome della lotta alla cosiddetta “islamofobia” sta inventando un “diritto all’omofobia” su basi religiose. Ecco perchè questo atteggiamento va respinto.

(prima pubblicazione Pride dicembre 2017)

 

Lo scorso ottobre in Texas uno studente bisessuale di filosofia, Alfred MacDonald, ha dovuto cambiare università dopo essere stato accusato di “avere fatto affermazioni offensive sull’Islam” nel corso d’una conversazione con una compagna, fidanzata a un ragazzo mussulmano. Quando la ragazza ha chiesto a MacDonald cosa ne pensasse dell’Islam, egli ha risposto di non averne un’alta considerazione, in quanto, essendo bisessuale, potrebbe essere condannato a morte in una decina di stati mussulmani. La compagna ha sporto reclamo con l’università, che ha convocato MacDonald per comunicargli che sarebbe stato oggetto di provvedimenti disciplinari per “commenti derogatori” sull’Islam. (MacDonald ha registrato di nascosto la conversazione e l’ha messa online qui).

Di questo avvenimento m’interessa discutere la complicità che certa sinistra sta offrendo ormai, con la scusa del multiculturalismo, ai peggiori nemici del mondo LGBT, più che le malefatte islamiche contro i gay, di cui i siti di destra traboccano già. Anche se poi, “stranamente”, a sentir loro gli atti omofobici accadono negli stati che dispiacciono al governo americano, quindi è in prima fila l’Iran, ma occasionalmente anche la Cecenia (che fa parte della Russia), oppure l’Egitto, o la Turchia. Quanto invece ad Arabia Saudita, o Qatar, o Emirati Arabi, o Afghanistan, o Indonesia, provate a ricordare se avete letto mai qualche denuncia sui mass media…

Questa complicità fra poteri spiega come mai gli USA il 3 ottobre 2017 abbiano votato contro la risoluzione dell’ONU che chiedeva l’abrogazione della pena di morte contro le persone omosessuali in tutto il mondo. Un gesto vergognoso… e ovviamente passato inosservato sulla stampa non gay. Ebbene: se già questo rispetto di facciata dei diritti umani LGBT a destra è poco accettabile, che dire della capacità che la sinistra sta rivelando, nel nome della lotta alla cosiddetta “islamofobia”, d’inventare un “diritto all’omofobia” su basi religiose?

Dopo la strage di Orlando ci è toccato leggere sui social media commenti in cui si esecrava che i giornali avessero specificato che l’assassino (islamista) avesse preso intenzionalmente di mira gli omosessuali. Alcuni “compagni” hanno infatti trovato di pessimo gusto che si chiamassero le cose col loro nome, e hanno esecrato che in questo modo si rischiasse di “alimentare l’islamofobia”. Citando a riprova di ciò il fatto che la destra “islamofobica” ha trattato da subito la strage come un crimine omofobico.

Allora, vediamo di dire le cose come stanno. Se è “islamofobia” affermare che nessuna religione, Islam incluso, ha il diritto di assassinare nel nome di Dio le persone LGBT, allora l’islamofobia è bellissima. E se occorre diventare “islamofobici” per difendere il nostro diritto alla vita, allora dico: “Islamofobia? Sì grazie”.

Come ho già avuto modo di sottolineare al (bel) blog gay sulla multiculturalità Il grande colibrì, che mi aveva interrogato rispetto a “Movimento gay e islamofobia”, io rivendico il diritto di essere islamofobico, cristianofobico, ebraistafobico, induistafobico, buddistafobico… nella misura in cui le religioni restano oggi il principale fondamento dell’omotransfobia nel mondo. Di fronte a sistemi di pensiero che giudicano doveroso condannare a morte me e quelli come me, si tratta di semplice “legittima difesa”. Anzi: da questo punto di vista il nostro problema è che di islamofobia non ce ne è ancora abbastanza, visto che esiste ancora chi, a “sinistra”, scrive articoli come: “La lobby gay diffonde razzismo e islamofobia”, con paragrafi dal titolo eloquente: “La lobby LGBT si allea con i neonazisti?”.

Il paradosso clamoroso di questi “compagni che amano gli islamisti che odiano i froci” è che se esaminiamo le loro prese di posizione noteremo che esse hanno radici nella stessa mentalità razzista e colonialista che ha caratterizzato i rapporti dell’Occidente col mondo islamico negli ultimi due secoli. Edward Said ha battezzato “orientalismo” la convinzione che i popoli islamici “non siano come noi”, non siano capaci del nostro livello di civiltà e della democrazia, e tutto sommato non se la meritino neppure, perché tanto se l’avessero non saprebbero che farsene.

Una convinzione, questa, che da sempre porta un certo Occidente ad allearsi coi fanatici religiosi orientali, e a finanziare ed appoggiare tutti i movimenti islamisti, dal Wahhabismo ad Osama bin Laden e i talebani, ad Hamas, ad Al Qaeda, all’ISIS (e la cosa che stride di più è che l’appoggio ai tiranni è giustificato dalle potenze imperiali occidentali col nome di “aiuto umanitario”, tant’è che “aiuto umanitario” e “imperialismo” sono ormai sinonimi).

Certo, foraggiare questi animali ha significato allevare un nido di vipere in seno, come gli attentati in Europa hanno ormai reso evidente a chiunque. Tuttavia ciò è considerato dai nostri governanti il prezzo da pagare per avere sul terreno, nei paesi islamici, forze in grado di tenere al guinzaglio questi popoli “per natura” incapaci di civiltà e democrazia. Anzi, proprio il fatto che condannino a morte gli omosessuali è la chiara dimostrazione di tale loro incapacità.

È semplicemente straordinario il modo in cui l’animo colonialistico occidentale si sveli proprio in questi atteggiamenti della “sinistra compassionevole”. Che non accetterebbe mai non dico le mutilazioni genitali su una bambina “cristiana” ma neppure che i suoi genitali fossero toccati con un dito, altro che tagliati o cuciti! Questa sinistra ci giura che inorridirebbe se bambine italiane di dieci anni fossero date in sposa a forza, o se gli omosessuali “ariani” fossero impiccati, lapidati, o gettati dai tetti, come nei paesi islamici.

Purtroppo però questi privilegi sono negati alle bambine e ai sodomiti del mondo islamico, perché “questa è la loro cultura”. Evidentemente, appartenere alla cultura islamica li trasforma in bestiame.
Dietro la nostra “compassione” verso gli aguzzini islamici sta l’idea che culture diverse dalla nostra siano incapaci di umanità, di rispetto dei più elementari diritti umani. Tanto è vero che la soluzione prevista quando tali abusi arrivano alla nostra conoscenza è chiedere che si offra asilo politico a coloro che – avendo i mezzi economici per farlo – da queste culture fuggono disperati.

E qui assistiamo a un bizzarro cortocircuito logico. Da un lato gli amici dei migranti si fanno in quattro per aiutare le persone omosessuali a fuggire dai paesi della Sharia e ottenere asilo politico in Italia, perché nel paese d’origine “rischiano la vita” (toh!). Dall’altro lato però non muovono un dito per chi in quei paesi è rimasto, evitando accuratamente di criticare quella barbarie medioevale che è la sharia. Eppure, se solo ascoltassimo ciò che le persone che sono vittime di quella cultura hanno da dirci, cosa ci direbbero? Non certo quanto ci dicono gli imam e i muftì che noi, e non loro, abbiamo nominato loro unici portavoce. Trattandoli come se fossero i pastori del gregge, con i quali si può interloquire anche se magari puzzano un po’, dato che a nessuno interessa parlare direttamente con le pecore.

Mi chiedo come sia possibile non vedere che tollerare che fra i migranti siano consentite leggi diverse, come la sharia, significa negare i diritti dei migranti, e non certo affermarli. Il principio-base che la legge sia uguale per tutti è infatti il mattone fondamentale su cui si basa la garanzia di uguaglianza ai migranti. A cosa serve mai lo ius soli, se poi non porta con sé i diritti dei cittadini italiani? Razzista è anche la convinzione che le scelte morali e filosofiche e politiche possano maturare, nel bene e nel male, solo in Occidente. Gli indigeni, nella loro stupidità, non sarebbero neppure capaci d’inventarsi l’omofobia. C’è voluto l’intervento occidentale perché essa nascesse in Medio Oriente, per colpa della: “repressione della libertà sessuale dell’umma islamica attraverso lo smembramento e la colonizzazione dell’Impero ottomano: l’ostilità omofoba fu alimentata dalle leggi occidentali imposte, dalla creazione di protettorati secolarizzati e dall’alleanza con correnti ultraortodosse in chiave anti-ottomana (come la wahhabita, attuale religione di stato dell’Arabia Saudita). L’Islam del sultanato fu sopraffatto, smembrato, gettando il Medio Oriente in quel caos che ancora oggi lo perseguita. (Così nell’articolo “Islam e omosessualità” su Gay.it).

Ebbene: va posta fine a questo gioco di prestigio grazie al quale un profondo, disumanizzante razzismo è smerciato come “rispetto della cultura altrui”.

I popoli della sharia sono perfettamente in grado di fare scelte morali da soli, senza bisogno d’imbeccate occidentali, esattamente come sono perfettamente in grado di fare scelte morali sbagliate da sé.
Cosa che del resto non mancano di sottolineare coloro che proprio partendo dal Corano insistono sul fatto che la persecuzione delle persone omosessuali è, a loro parere, addirittura anti-islamica.

All’inizio del 2015 ha circolato come “meme” un post Facebook di un certo Sufian Ahmed, un fotografo londinese di origine asiatica, rivolto agli “apologisti bianchi dell’Islam” che recitava: “Comprendo il vostro bisogno di volere venire al salvataggio dei “poveri mussulmani di pelle scura” perché sono le “minoranze emarginate nel brutto cattivo Occidente”, ma non state aiutando nessuno affermando che la libertà di parola dovrebbe arrestarsi nel punto in cui essa inizia a ferire i sentimenti d ei mussulmani.

Voi avete avuto il vostro Illuminismo cristiano, con l’aiuto delle minoranze all’interno della vostra religione. Adesso è il nostro turno di farlo con la nostra (ex) religione, l’Islam. È il nostro turno di portare avanti l’Illuminismo. È il nostro momento di progredire. Per favore non intralciateci la strada”. Dunque, basterebbe iniziare ad ascoltare costoro anziché i muftì e gli imam, per avere un quadro dell’Islam totalmente diverso. Si può fare… basta volerlo.