“Luca era gay… ora sta con lei…”, Christian J. Schizzel invece era gay, poi è diventato ex gay grazie all’aiuto di una chiesa pentecostale che lo ha portato in giro per l’America esibendolo nelle trasmissioni televisive come il ragazzo-immagine delle teorie riparative, che promettono di correggere l’orientamento sessuale e trasformare i gay in etero.

Dopo qualche anno però, grazie alla palestra e a un personal trainer, ha capito che stava ingannando se stesso e gli altri e ha ammesso che non ha mai davvero desiderato le donne: con il suo secondo coming out pubblico ha inferto un colpo durissimo al gruppo fondamentalista di cui fa parte anche l’ex deputata repubblicana Michele Bachmann, che provò a candidarsi contro Obama alle presidenziali del 2012.

In questa intervista faccia a faccia, tra Milano e Los Angeles grazie ai mezzi della tecnologia, Christian racconta i particolari più dolorosi della sua esperienza, il modo paradossale con cui ne è uscito e prova a spiegare perché ha sentito il bisogno di condividere pubblicamente il suo percorso. È un bel ragazzo, con i capelli castani ricci e un po’ ribelli, gli occhi grigio-azzurri e un sorriso accattivante.

Quanti anni hai e da dove vieni?
Ho 28 anni, sono nato in una piccola cittadina del Minnesota e a 18 anni ho fatto coming out con la mia famiglia e con gli amici.

Che cos’è successo dopo?
Per due anni ho sperimentato la vita gay senza limiti, tra discoteca e droghe, sono arrivato a prostituirmi, finché un ragazzo che stavo frequentando non è risultato positivo al test dell’Hiv. Questa cosa mi ha spaventato moltissimo e mia sorella, che è molto religiosa, mi ha consigliato di andare in chiesa e provare a smettere di essere gay.

È lì che hai conosciuto i “guaritori”?
Sì, ho incontrato Janet Boynes dell’associazione Called Out e sono entrato nel Living Word Christian Center, la stessa chiesa fondamentalista pentecostale frequentata da Michele Bachmann, che all’epoca era un personaggio politico molto in vista. Janet si presentò e mi raccontò che era stata lesbica per 14 anni e poi aveva capito che quello non era il progetto di Dio per lei. Così sono entrato nell’associazione, mi sono sottoposto alla terapia riparativa e per 7 anni non ho più fatto sesso.

Nel senso che non sei più andato con uomini?
Per 7 anni non sono stato con nessuno; loro speravano che avessi cominciato a pensare alle donne, ma in realtà mi stavo solo reprimendo.
Avevo smesso di bere, di uscire la sera: tutta la mia vita era diventata una lotta contro la mia sessualità. Mi davano anche medicine per abbassare la libido e poi incolpavano la mia famiglia e i miei amici di aver provocato la mia omosessualità.

In che senso?
Sono cresciuto con una madre single, che era molto religiosa e a un certo punto ha deciso di sposare un missionario che aveva conosciuto solo per lettera. Ma quando avevo 9 anni il mio patrigno mi rinchiuse in cantina e mi violentò, così dopo essere entrato nella chiesa incolpavo mia madre per avermi fatto diventare gay. Mi dicevano che i vecchi amici erano cattivi, quindi dovevo smettere di parlare con loro e non dovevo frequentare “non credenti”. Mi hanno spinto a separarmi dagli amici e a mantenere le distanze con i miei. A quel punto ero solo e Janet mi affidò a una famiglia che faceva parte della chiesa: mi accolsero come un figlio e andai a vivere con loro e i loro bambini che diventarono i miei fratellini più piccoli. Avevo un lavoro, studiavo e ho preso due diplomi di laurea, in composizione musicale e in economia.

In quel periodo sei diventato una specie di ragazzo-copertina per le associazioni ex gay, sei stato invitato a trasmissioni molto seguite come lo show di Oprah Winfrey. Che cos’è successo?
Nel 2012 mi spinsero ad andare in palestra per fare cose da uomini, frequentare un ambiente maschile e stare lontano da compagnie femminili. Ma mi innamorai del mio personal trainer!

È un ragazzo simpaticissimo, è etero e siamo rimasti buoni amici: ma io mi sentivo attratto da lui, volevo stare sempre con lui, lo desideravo… Così mi resi conto che non c’era niente di male a provare questo sentimento. Loro mi avevano fatto odiare la mia mamma e il mio papà, dicevano che ero diventato gay a causa loro; ma adesso vivevo in una famiglia cristiana, con tutti e due i “genitori”, eppure mi piaceva il mio allenatore. Prima l’ho detto a Janet e poi nel 2013 ne ho parlato in “famiglia”. È stato orribile.

Perché?
Mi dissero che ero stato attaccato dal diavolo, la mamma si mise a piangere e mi disse che non avrei più potuto stare nella stessa casa con i suoi figli; il papà disse che se facevo coming out pubblicamente non avrei mai più visto i miei fratellini…
(A questo punto la voce di Christian si fa spezzata, gli viene quasi da piangere ed è chiaro che si era affezionato a questa nuova “famiglia”, ma subito dopo ritorna combattivo) Il problema non era che fossi gay, ma che lo dicessi pubblicamente, mandando all’aria tutto il loro progetto su di me. Capisci l’ipocrisia? Hanno cominciato a minacciarmi, dissero che avrei avuto problemi e che sarei stato solo e malato, che sarei andato all’Inferno. E in effetti non avevo amici, perché mi avevano fatto terra bruciata attorno: ero spaventato e non sapevo che fare”.

Come ne sei uscito?
Grazie ad alcuni amici, vecchi e nuovi, come Alan Chambers di Exodus (un altro ex ex gay famoso, ndr), con cui eravamo in contatto su Facebook.
Sono venuto a Los Angeles alla fine del 2013, ho chiamato mia madre e abbiamo parlato tranquillamente: ho fatto coming out per la seconda volta. Adesso metà della mia famiglia mi sostiene in tutto e per tutto, anche se mia sorella, quella molto religiosa, non mi parla più.

Perché hai deciso di rendere pubblico questo tuo percorso?
Volevo mostrare al mondo che cosa sono davvero gli “ex gay ministries”, come usano la terapia riparativa con persone deboli com’ero io: avevo avuto un’educazione religiosa, un passato duro, ero spaventato. Loro usano queste cose, ma bisogna essere più forti di loro e parlare di quello che la cattiva religione può fare.

Sei ancora una persona religiosa?
Il cristianesimo americano è tutto basato sul sesso: è questo il problema con la religione, che governa questo Paese. Sono ancora una persona spirituale, ma sono davvero spaventato dalla religione. Mi definisco cristiano, ma potrei essere qualcunque altra cosa: credo in Dio, nell’amore e nel rispetto. Mi sono allontanato un bel po’ dalla chiesa, per adesso niente chiesa per me.

E ora sei tornato a una vita di coppia? Hai un fidanzato?
Non ho un compagno, ma faccio un sacco di incontri (ride).

Stavolta però stai attento? Fai sesso protetto?
Sì, il più possibile. A 18 anni non sapevo nulla, ero stato educato come un cristiano molto osservante; nemmeno alla scuola pubblica si parlava di sesso, è un tabù, una vera vergogna. Di sesso gay, poi, si parlava solo una volta all’anno per dire che si finisce all’Inferno.

Come sei cambiato rispetto a quando avevi 18 anni?
Allora avevo fatto coming out come un ragazzo che si vergognava di quello che era; la seconda volta è stato diverso. Prima avevo paura di non poter mai avere una relazione romantica con un uomo, anche perché noi gay abbiamo pochi modelli. Adesso che vivo a Los Angeles vedo più coppie che vivono insieme, sono sposate, hanno figli, una casa, un cane e penso che questo ci potrà essere anche per me.

Che cosa vorresti fare quindi nella tua vita?
Sono un artista, compongo musica, sono felice di essere a Hollywood e vorrei raccontare la mia storia e altre storie, aiutare i giovani ad avere fede in sé stessi e in un dio che li ama per quello che sono. Vorrei avere una famiglia, un marito, adottare dei figli.

Sai che anche in Italia stanno cercando di promuovere le teorie riparative?
Oh no! Bisogna contrastarli e far capire a tutti quanto sono fraudolenti e ipocriti. Se la mia storia potrà aiutare qualcuno, tutto il dolore che ho sofferto avrà avuto un senso.