Stiamo attraversando una delle crisi economiche più gravi della storia che colpisce le società del cosiddetto mondo occidentale. Il nuovo anno porta con sé, come gli altri già trascorsi, quest’eredità pesante e gravida di conseguenze. La situazione odierna non produce solo effetti più o meno devastanti per le sorti economiche dei paesi coinvolti, ma anche per il loro grado di civiltà e il banco di prova della tenuta democratica sta proprio nel rispetto delle minoranze. Non è un caso che nei periodi di decadenza economica a farne le spese siano proprio i soggetti percepiti come “fuori norma”. Per il potere è più facile usare le cosiddette armi di distrazione di massa e convogliare odio sociale verso categorie quali migranti, rom e persone lgbt, naturalmente.

Tale pratica è portata all’estremo dai gruppi politici radicali, che fanno leva sul (ri)sentimento popolare verso quelle realtà percepite e narrate come “privilegiate” rispetto al sistema in crisi. Nasce così, per fare un solo esempio, il mito dell’immigrato mantenuto per rimanere in Italia a oziare, quando in realtà lo Stato prevede fondi europei per le cooperative che si occupano di rifugiati politici, per stipendiare connazionali che lavorano in tali centri, ma in pochi dicono questo.

Questa dinamica coinvolge anche le persone lgbt, accusate in un periodo di grande incertezza per il futuro di voler destrutturare l’ordine sociale, attaccando la sua “cellula fondamentale”, ovvero la famiglia. La narrazione attuale sull’omogenitorialità e sulle rivendicazioni politiche della gay community converge su queste forme di terrorismo psicologico massificato: gli omosessuali vogliono distruggere la società imponendo il loro modus vivendi. Emergono quindi discorsi sulla propaganda omosessualista, la dittatura del gender, l’attacco alle scuole, eccetera. A muovere queste “critiche”, mai dimostrabili se poi si fa attenzione, non è solo la Chiesa cattolica (si pensi alla schedatura delle scuole che danno spazio a incontri sull’accoglienza degli omosessuali a opera della curia milanese), ma anche partiti come la Lega Nord e i movimenti neofascisti.

Matteo Salvini non è nuovo a un certo tipo di esternazioni anti-gay. Coerentemente con la stima incondizionata per Putin, un signore che agli omosessuali russi sta facendo vedere i sorci verdi (e il verde è il colore della Lega), e la vicinanza politica al Front National di Le Pen (figlia), più volte ha dichiarato frasi come “le adozioni gay non stanno né in cielo né in terra” o ancora “si può parlare di riconoscimento di diritti, ma non di matrimonio e adozioni. La famiglia è con un uomo e una donna”, fino a “non vado con chi appoggia i gay”, in polemica con le aperture di Forza Italia ai diritti lgbt. L’omofobia è divenuta cifra culturale della comunicazione leghista, insomma.
Sulla stessa scia le azioni di Forza Nuova, che in una locandina distribuita nelle scuole milanesi a dicembre scorso scrive: “Mamma, papà. Segnalate le iniziative di propaganda omosessualista nelle scuole dei vostri figli”. Solita solfa, viene da dire. Non solo per le scelte linguistiche – qualcuno ci vuole spiegare, una volta per tutte, in cosa consiste questo benedetto “omosessualismo”? – ma anche per la reiterazione di certe pratiche, dai video elettorali in difesa della famiglia all’iniziativa mutuata dalla chiesa, dalla quale forse FN cerca l’appoggio: pare che nella campagna messa in atto “verrà anche stilato un elenco dei libri di testo e delle case editrici che sono funzionali alla diffusione della teoria gender”.

Insomma, siamo tornati ai tempi dell’indice dei libri proibiti. Ma si sa, tra fascismo e cultura non ci sono mai stati ottimi rapporti: basti pensare ai roghi di ieri e ai testi usati come veicolo d’odio sociale da certi gruppi che leggono nelle pubbliche piazze, oggi.

A chi giova tutto questo? Il nesso tra discriminazione di soggetti già discriminati nei fatti e benessere del popolo italiano è tutto da dimostrare (ed è indimostrabile). Di certo, alcuni soggetti politici utilizzano la paura delle masse per il proprio tornaconto e non è bello trasformare la società in un consesso di razzisti o di omofobi per vantaggi elettorali eppure, al netto di tutto, è proprio questo ciò che succede. Cosa ancor più grave, non pochi italiani e italiane abboccano pure e forse questo è addirittura imperdonabile. Perché è già grave essere odiosi, ma la stupidità, questa sì, è un lusso che non possiamo permetterci in tempi di crisi, economica, umana e sociale.