A due anni da Uncensored torna Alex Palmieri: “Quando ti accorgi di aver sprecato troppo tempo in futilità che ti danneggiano è tempo di azzerare tutto e ripartire”.

 

Si chiama Reset il nuovo album di Alex Palmieri, che esce il 12 gennaio 2018, in occasione del suo 27° compleanno. Il disco è stato anticipato lo scorso anno dal singolo Online, un brano che metteva a nudo il disagio degli incontri virtuali, il celarsi dietro a uno schermo e le banalità della conversazione, spesso focalizzata sulle misure degli attributi o su determinati ruoli a letto.

La manciata di brani chiusi in questo nuovo album toccano temi universali e trasversali che interagiscono tra loro attraverso l’esperienza narrativa che Alex racconta nei testi: “Ho incominciato a scrivere pezzi vari, che raccontavano di mondi diversi l’uno dall’altro, ma non volevo produrre un disco che desse l’idea di compilation. Rileggendo i miei testi ho percepito in tutti una forte voglia di ricominciare, di tirare fuori esperienze, a volte anche scomode, come terapia per buttarle alle spalle. È stato naturale definirlo Reset”.

Facile cadere nell’anonimato con un album spudoratamente pop, così Alex ha voluto ricorrere ad alcune scelte inusuali come, ad esempio, avvalersi di una traccia introduttiva: “Ho sempre amato il contrasto che tento di mettere ogni volta tra musica leggera e temi più pensati, penso che sia come un piccolo marchio di fabbrica che nel tempo mi abbia contraddistinto”.  La musica prende il sopravvento proprio con Time Reset (sarà il secondo singolo dell’album), che dà il titolo al concept, un brano up tempo in pieno stile electro-dance, che ha da sempre caratterizzato la sua carriera musicale, un riff accattivante in cui Alex racconta del tempo che sprechiamo in situazioni che ci danneggiano, ed è al contempo manifesto di questo album: “Voglio prendermi il mio spazio senza stress e non sprecare il mio tempo a guardare un film di cui conosco già la scena finale”. Concetto che si lega come un fil rouge al primo singolo/video tratto dall’album e che segue immediatamente dopo, ossia Nobody Knows (di cui peraltro è presente sul cd una versione unplugged, prodotto dal californiano Johann Bach, narra la fine di una relazione: “Io non ti resterò a guardare seppellire le prove che ti incastrano, non ti accorgi che stai seppellendo anche noi”), brano che strizza l’occhio all’RnB, grazie anche alla presenza della chitarra acustica di Livio Boccioni, che in Italia ha seguito la produzione del disco assieme ad Alessandro Zitelli, mentre dall’estero provengono i già noti Jandy Prudnikov e Tim Bergholm.

Sembrano già lontani i tempi quando il ventenne Alex Palmieri esordì in TV ospite di Barbara D’Urso; da allora un crescendo di interventi televisivi che lo hanno visto protagonista fino alla sua più recente e discussa partecipazione a Uomini e Donne nella prima edizione del trono gay. Non è un caso dunque se in In The Backstage – brano ritmico che si rifà allo stile delle boyband N*sync / Backstreetboys – Alex tenta di smascherare il curioso mondo televisivo e/o dello show biz del quale ha preso parte: “I talent sono un ottimo modo per intrattenere il pubblico e devono essere considerati in quest’ottica, poiché umanamente i meccanismi a essi sottesi sono troppo crudeli per questi ragazzi che hanno un’ambizione, dei sogni; magari riescono a parteciparvi dopo “ennemila” provini, per poi ritrovarsi imbrigliati in qualche processo assurdo di televoto, sfide e via dicendo. Se doveste pensare in un attimo a tutte le edizioni di un qualsiasi talent italiano, riuscireste in un minuto a elencarmi almeno dieci nomi di ragazzi che hanno fatto parte dello stesso talent? In The Backstage, parla di cosa si nasconde dietro l’obiettivo, di quello che rimane una volta spenti i riflettori e della sete di fama di cui la maggior parte di noi artisti è folgorata”.

Uno dei brani più intensi dell’album è sicuramente If I Was You, dedicato alle vittime di bullismo e che racconta l’adolescenza del cantante: “Ho deciso di raccontare la mia infanzia, descrivendo così il disagio di molti ragazzi che vivono una situazione a primo impatto insostenibile. Quando impugnavo la penna le parole scivolavano via, mentre pensavo quanto è stato difficile non solo accettarmi come ragazzo omosessuale, ma anche dover far fronte alla comunità, alla famiglia, alle derisioni. Credo di aver avuto davvero due palle tante ad affrontare quel passo, forse fatto un po’ per ingenuità; come un bambino che gioca con i fornelli, inconsapevole che sta per bruciarsi. Il paragone regge, a oggi porto ancora qualche scottatura di quel momento ma le mostro sempre con orgoglio perché fanno parte di me, di quello che sono oggi”.