La parola “fetish”, dopo aver perso il suo alone medico, ha fatto coming out ed è ormai sdoganata, soprattutto grazie al web. Ovunque è facile imbattersi, su social media e siti gay, in una schiera di appassionati: abbigliamento in cuoio, motociclisti, latex e gomma, lycra, sneakers, abbigliamento formale, cowboys, skingear, intimo e costumi da bagno. Ci sono poi preferenze ancor più settoriali che vanno dagli amanti del sigaro a quelli dei calzini scuri. Non mancano gli appassionati di stivali o delle scarpe da calcio, quelli di harness o delle maschere antigas, dei guanti in pelle. I più semplici preferiscono i piedi, il pelo, i tatuaggi o i piercing. L’universo gay, soprattutto maschile, da sempre ne ha fatto una delle sue bandiere anche se non è difficile trovare, ancora oggi, chi fa della discriminazione nella discriminazione e bolla certe fantasie erotiche e stili di vita come perversioni, magari non più da affidare alla psichiatria ma sicuramente per le quali provare ancora disgusto. Questo forse proprio a causa del legame spesso esistente tra mondo fetish e BDSM (pratiche che hanno a che fare con il dolore e la sottomissione), che anche se non si sovrappongono di certo hanno molto da spartire. Proprio per questo è sempre stato difficile, soprattutto in Italia, portare il feticismo allo scoperto e lontano dal riparo delle proprie case o di incontri al buio spesso anonimi. Negli anni ‘70 e ‘80, malgrado in Europa la sottocultura leather fosse già un’evidente realtà e nascevano i primi club di motociclisti, radunatisi poi nel 1974 nell’attuale confederazione ECMC (European Confederation of Motorcycle Clubs http://ecmc.nu), in Italia bisognava aspettare la visita di turisti dal nord Europa perché qualcuno avesse il coraggio di mostrarsi in pubblico nello splendore di una divisa o portasse nei nostri primi bar gay quelle pratiche e quei “comportamenti” che definivano lo stile leather: la caratterizzazione e la feticizzazione appunto del maschio ribelle, borchiato e duro. La nostra penisola dovrà attendere soltanto i primi anni Novanta per la costituzione del Leather Club Milano, a cui presto segue la fondazione del Leather Club Roma e del Moto Leather Club del Veneto (rifondato poi nel 2010 come Leather Friends Italia). La nascita dei tre gruppi ha consentito agli italiani di iniziare a vivere e manifestare la propria cultura fetish in eventi e incontri che dal segreto delle case, delle riviste hard, dei video porno, si sono spostati in bar, cruising, discoteche e location che pongono sotto i riflettori il senso di appartenenza e di fratellanza che questo particolare tipo di atmosfera crea tra i soci e i simpatizzanti. Nascono anche manifestazioni che in altre parti del mondo avevano già una storia, come l’elezione di Mr. Leather Italia, che quest’anno ha raggiunto la sua 22a edizione (www.mrleathermanitaly.it), e ritrovi sempre più numerosi. Raccogliendo l’eredità di LCMilano (chiuso nel 2007), Leather & Fetish Milano ha proseguito un discorso interrotto in Lombardia, a fianco degli altri club leather italiani ed europei. Nato sul web nel 2010, promotore da sempre di un terreno comune fra i vari movimenti feticisti italiani che sempre di più spaziano verso nuove mete (non per ultimo quello degli appassionati di sportswear e scarpe da ginnastica come SneakerSexItaly: www.sneakersexitaly.com), LFM si è costituito in associazione alla fine del 2014 e ha voluto mantenere il nome che i suoi soci fondatori avevano pensato per il “web-group”. Il presidente spiega: “Volevamo fosse chiaro alle nuove generazioni, portatrici delle variegate tendenze del fetish internazionale, che si intende dare spazio, libertà di movimento e respiro, non solo alle classiche atmosfere del ‘leather’ come è generalmente inteso ma anche alle diversità dei nuovi stili, delle nuove forme di espressione e di aggregazione di questo nostro mondo e di tutto quello che è il suo immaginario”. Il gruppo che fa capo alla città di Milano sta muovendosi rapidamente nella collaborazione fra le varie realtà italiane. “Ci organizziamo – continua – con l’aiuto del web ma soprattutto al di fuori di esso, perché la globalizzazione, che internet ha portato, sia sì uno strumento di rapida comunicazione e condivisione di passioni e di intenti ma al tempo stesso non uno schermo e una prigione, dentro la quale barricarsi nella vergogna e nel pregiudizio”. Il loro appello va a coloro che vogliono avvicinarsi al fetish per sperimentare nella realtà e in piena libertà la loro passione. Per incontrarli è sufficiente consultare il calendario dell’evento “The Hole” che riprenderà dal mese di settembre al Bangalov Milano (www.bangalov.com), locale con cui collaborano dalla loro fondazione o sul loro sito www.lfmilanocom.