In un decennio i cori “rainbow” si sono moltiplicati anche nel nostro paese, tanto da creare un coordinamento a livello nazionale, che a maggio darà vita al primo festival dei cori LGBT italiani.

(prima pubblicazione Pride maggio 2015)

 

Il primo in ordine di anzianità è stato il Rainbow Choir di Roma (www.romarainbowchoir.com), un coro misto fondato e diretto dal 2006 dal maestro Giuseppe Pecce (che ha recentemente passato simbolicamente la bacchetta a Giulia Catenazzo, già corista e direttrice artistica): “Il coro è un’anima aperta – dice la presidente Katia Caprarelli – che col tempo ci ha insegnato a considerare le nostre battaglie, non solo come proprie del movimento LGBT, ma comuni a tutta la società civile che ripudia tutte le forme di discriminazione”.

Al Rainbow Choir è seguito, dopo due anni, il Komos (www.progettokomos.it), progetto maschile al 100%, attivo a Bologna dal 2008 e ospitato oggi nei locali della Chiesa Evangelica Metodista. Qui 25 maschietti divisi tra bassi, baritoni e tenori si dedicano a un repertorio che spazia dalla musica tradizionale antica (e sacra) al pop moderno, sotto la direzione di Lorenzo Orlandi (supportato dal direttore dell’Associazione Francesco Avolio). Pur essendo principalmente legato al territorio, il Komos ha iniziato a farsi conoscere all’estero tanto da essere invitato oltralpe a esibirsi assieme ad altri cori europei.

Nell’ultimo lustro la nostra penisola ha visto fiorire qua e là questi cori; da Torino a Napoli, passando per Padova, Milano e Perugia. Il Qoro di Torino (www.qoro.it) è uno dei più giovani (insieme a quello di Perugia); nato un anno fa, è diretto da Davide Caltabiano e Teresa Colonna. È un coro misto che si dedica a un repertorio leggero: dal Trio Lescano fino a Lady Gaga, dai Giganti al gospel.

A Milano esistono addirittura due realtà corali: Checcoro e The Good News. Il primo (www.facebook.com/Checcoro), nato nel 2011, è misto (anche se attualmente le ragazze costituiscono solo il 10% dell’ensemble) e fino a qualche tempo fa si limitava a cantare per le strade durante il periodo natalizio. Da due anni, invece, proponendosi con continuità ha visto crescere la visibilità e l’interesse non solo da parte della comunità, ma anche di istituzioni locali statali e private. Il nome non è irrilevante: “Svela un atteggiamento amichevole”, ci dice il portavoce Luca Paglieri, “una specie di mano tesa verso chi butta l’occhio verso il coro, è un invito a ridere e ragionare assieme”.

TGN (www.thegoodnewsfgc.it) d’altro canto è un coro gospel tutto al femminile: donne di età, abilità musicali, interessi politici ed esperienze di vita diverse; eterosessuali, lesbiche, bisessuali unite nel canto. Dal 2012 hanno realizzato diversi concerti e organizzato serate-evento soprattutto nell’ambito della lotta alle discriminazioni e contro la violenza sulle donne.

Grazie anche a un ambiente universitario molto vivace, Padova è indubbiamente la città veneta in cui la comunità LGBT è più presente. Qui due anni fa Michele Castellaro ha dato vita all’Associazione Canone Inverso (www.corocanoneinverso.it), riunendo un primo gruppo di persone con l’idea di voler fondere la musica corale all’impegno attivo sul fronte dell’associazionismo. Oggi anche dalle provincie limitrofe arrivano persone che condividono nel loro intimo la voglia di “palesarsi” senza problemi e paranoie in pubblico. Michele ci spiega: “Di fronte al direttore musicale, il Maestro David Wilkes Benini, siamo tutti uguali!”.

Il Rainbow Choir di Napoli (www.i-ken.org/corogay) diretto dal maestro Carla Conti, è il primo del sud Italia. È nato all’interno di i-Ken, ONLUS che promuove il superamento di qualsiasi differenza sociale, attraverso iniziative educative e socio-culturali. Le prove di questo coro, aperto a quanti sono accomunati dalla stessa visione di una società plurale, solidale e partecipata con le lotte di liberazione dall’oppressione omofoba, si tengono presso la Casa di Ken, un bene confiscato alla camorra e affidato dal comune di Napoli all’associazione.

Altra prerogativa comune a questi cori è quella di essere “amatoriali”, ossia di accogliere al proprio interno non solo musicisti, ma soprattutto dilettanti, che magari non sanno leggere uno spartito a prima vista ma che “sentono” la musica nel proprio cuore, e che per questo sono disposti ad affrontare con serenità i sacrifici delle prove, a volte estenuanti, pur di coltivare questa bellissima e naturale passione.

Un’esperienza pienamente condivisa in Cocorita, il COordinamento dei CORI ITAliani LGBT, che quest’anno ha ideato – e organizzato con il Komos – Cromatica (www.cromatica2015.wordpress.com), il primo festival dei cori LGBT italiani: due giorni di musica presso il teatro Testoni di Bologna il 30 e il 31 maggio prossimo, con l’esibizione dei cori lgbt italiani e di un favoloso coro parigino, i Podium, Chœur Gay de Variété, per uno spettacolo di sicuro divertimento che vedrà la domenica in piazza a Bologna un momento di condivisione, un canto collettivo e coinvolgente. Un invito per portare in Italia, sulle ali della musica, la cultura dei diritti per tutti. Noi ci saremo, e voi?