Molti sono i modi per fare attivismo LGBT e uno di questi è cantare in coro. Anche in Italia, da nord a sud, sono ormai moltissime le realtà musicali amatoriali riunite in Cromatica, un’associazione no profit che organizza l’omonimo festival dei cori arcobaleno che quest’anno si svolgerà a Perugia. 

 

Risale a dieci anni fa un articolo apparso su Pride in cui introducevamo le primissime realtà corali LGBT italiane. Il Komos di Bologna e il Rainbow Choir di Roma furono i primi due cori italiani che hanno fatto da apripista.

In un decennio i cori tricolori che promulgano la cultura dei diritti in senso lato, con una particolare attenzione alle tematiche LGBT, si sono moltiplicati da nord a sud e sono almeno una dozzina le realtà che accomunano l’arte del canto e il desiderio irrefrenabile di gorgheggiare ciò che si è senza remore alcune con la volontà di porre al centro dell’attenzione la parità dei diritti e l’accrescimento interiore grazie alla ricchezza delle differenze.

Nel 2015 è lo stesso Komos a ideare nel capoluogo emiliano “Cromatica“, il primo festival dei cori LGBT italiani. Nel 2016 la seconda edizione si tenne a Milano organizzata da Checcoro, primo coro LGBT milanese, e nel 2017 a Napoli a cura dell’associazione i Ken. Alle pendici del Vesuvio per l’occasione il Gran Gala si effettuò presso il teatro San Carlo presentato da Vladimir Luxuria. Ad accendere la fiaccola quest’anno è l’associazione Omphalos di Perugia, città prescelta in cui dal 26 al 28 aprile si svolgerà la quarta edizione della rassegna.

Cromatica non è solo il festival dei cori LGBT italiani, ma è anche un’associazione no profit con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, che riunisce a livello nazionale i cori LGBT italiani con lo scopo di promuovere la diffusione della coralità LGBT e la realizzazione di un contesto musicale laico e inclusivo con finalità culturali, di aggregazione sociale, di promozione dei diritti umani, di contrasto all’omofobia, alla transfobia, al sessismo, al razzismo e a tutte le discriminazioni, ispirato ai principi di democraticità, libertà, antifascismo, solidarietà, uguaglianza e non violenza.

“Cromatica è promosso da realtà corali amatoriali attive anche da un punto di vista sociale nei territori di riferimento.” dichiara Sergio Briziarelli, direttore artistico di Cromatica Festival 2019. “Questo peculiare aspetto della coralità LGBT è stato di grande stimolo nell’ideare artisticamente questa manifestazione”.

Quest’anno nel capoluogo umbro e nel cinquantenario dei moti di Stonewall (da cui lo slogan del festival Choral Revolution), si susseguiranno oltre 550 tra coriste e coristi, 12 cori arcobaleno provenienti da tutta la penisola e 5 cori perugini a supporto per la tre giorni di kermesse musicale, che colorerà le strade, le piazze e gli spazi simbolo della città.

Sarà un’occasione per riflettere sui temi dell’inclusione sociale e dell’uguaglianza, nel quale sarà protagonista il canto corale come strumento di lotta e affermazione dei diritti e contro ogni forma di discriminazione.

I cori partecipanti all’edizione 2019 che, ben inteso, non prevede né giuria né vincitori, saranno: Qoro, il coro con la Q di Torino, Roma Rainbow Choir e Parruccoro di Roma, The Good News Female Gospel Choir e Checcoro di Milano, Coro Stranivari di Terni, RicchiToni di Bari, Choreos di Firenze, Komos coro gay di Bologna, Omphalos Voices di Perugia, Canone Inverso di Padova, e Fuori dal Coro di Bergamo.

Quale sarà il repertorio presentato dai vari protagonisti? Sicuramente ce ne sarà per tutti i gusti, poiché l’esperienza degli anni passati ha dimostrato che c’è spazio per l’interpretazione di brani classici in chiave moderna come di brani moderni in chiave classica. Vi sono cori che sono accompagnati da una rock band a supporto, altri da un pianoforte classico e cori a cappella. Insomma sarà un’autentica sorpresa ascoltare così tante voci in un fine settimana lungo.

Il Festival si aprirà venerdì 26 aprile nel tardo pomeriggio con Cromatica On The Road, una serie di otto concerti che si terranno in alcuni luoghi deputati alla cultura nel centro storico di Perugia: Auditorium Santa Cecilia, Cinema PostModernissimo, Domus Pauperum, Sala Sant’Anna, e Aula Magna dell’Università per Stranieri. Ciascuno degli otto concerti sarà dedicato a uno dei colori della bandiera del movimento LGBT nella sua versione originaria creata nel 1978 dall’artista Gilbert Baker. Ad accogliere i cori LGBT nella prima giornata saranno cinque cori perugini con cui si esibiranno insieme: il Coro dell’Università per Stranieri di Perugia “Voci dal mondo”, l’Ensemble Vocale Femminile Nota Sò, l’Accademia degli Unisoni, Coristi a Priori e il Coro dell’Università degli Studi di Perugia.

Il clou ossia la serata di Gala si terrà sabato 27  alle 20.45 presso il famoso Teatro Morlacchi, e sarà presentata dall’istrionico conduttore radiofonico di origine perugina Mauro Casciari, con la partecipazione di alcuni ospiti d’eccezione come la comica Annagaia Marchioro, la drag queen Nikita Magno e l’attore Giampiero Frondini. I 12 cori partecipanti a questa esibizione si susseguiranno sul palco per regalare al pubblico grandi emozioni, divertimento e sorprese.

Durante lo spettacolo saranno anche eseguite delle composizioni ideate proprio per questa manifestazione. I cori arcobaleno riuniti concluderanno la serata con l’esecuzione di We Shall Overcome, celebre melodia cantata anche durante i moti di Stonewall.

Infine, domenica 28, durante Cromatica And The City, i cori LGBT usciranno per le vie e le piazze del centro storico per colorarlo di flash mob musicali.

“Con l’edizione perugina di Cromatica Festival, – dice Stefano Bucaioni, presidente di Omphalos – renderemo omaggio ai moti di Stonewall, celebreremo una figura simbolo dei valori di inclusività e fratellanza della nostra città come Aldo Capitini e ricorderemo Giorgio Straccivarius, perugino recentemente scomparso, tra i fondatori del movimento LGBT italiano. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, anche attraverso la musica e la cultura vogliamo resistere all’intolleranza, al razzismo, all’omotransfobia e a ogni forma di discriminazione”.

Il direttore d’orchestra Roberto Goitre diceva: “Il canto corale è un mezzo di educazione civile. Il cantare in coro educa alla convivenza, alla tolleranza verso gli altri, all’accettazione reciproca. È soprattutto atto a contrastare l’individualismo egocentrico. Il coro infatti è una comunità nella quale si deve tendere al massimo livellamento della personalità per la maggior omogeneità possibile di suono e di colore; ciascuno deve dare il meglio di sé stesso a favore del risultato artistico del complesso senza che nessuno dei suoi componenti ne possa menar vanto. Il cantare in coro insegna l’umiltà che, con la tolleranza e la collaborazione reciproca, costituisce una virtù indispensabile dell’uomo sociale”.  [cit. Roberto Goitre, numero 45 della rivista La Cartellina – settembre 1986, ripreso in Voci Coro Coralità di Valentino Donella, ed. Carrara 1987]