La storia della nostra emancipazione è affollata anche di bambolotti usciti “dall’armadio”, diventati in molti casi ricercati pezzi da collezione. Come Gay Bob, il capostipite della famiglia, la cui creazione risale a oltre trent’anni fa.

(prima pubblicazione Pride agosto 2008)

 

Non capita spesso di parlare di collezionismo gay, e non si tratta di quanti uomini avete conquistato, al punto che è persino difficile parlarne per categorie specifiche. Eppure la raccolta dei picture disc dei Culture Club, molto rara se completa, o i cosidetti “memorabilia” inerenti un film quale The Rocky Horror Picture Show, ed è incredibile quanto merchandising sia stato prodotto su un solo film per quanto di culto, di certo rientrano in questo ambito. Ci sono cose che a modo loro rappresentano un archivio pop di una parte della nostra storia.

Del collezionismo però spesso non si sa che più che l’integrità dell’oggetto in sé ciò che lo rende prezioso, soprattutto economicamente, è il perfetto stato di conservazione della scatola che lo contiene. E cosa c’è di più fragile di una scatola per le bambole o della loro versione maschile meglio nota come action figure?

La action figure nasce negli anni ‘60 come pupazzo snodato per educare i bambini all’eterosessualità da vero macho man e il più famoso di tutti resta il Big Jim. È quindi una specie di fratello maggiore dei soldatini di plastica, che con il tempo però evolve drasticamente rispetto all’idea originaria diventando soprattutto oggetto da collezione. Negli Stati Uniti gode di un culto tale che hanno creato apposta un intero museo in Oklahoma: www.actionfiguremuseum.com.

Facendo adesso un percorso a zig-zag e partendo dal nostro mondo arcobaleno, nel 1997 appare tra gli scaffali dei negozi il biondo Billy, pubblicizzato come prodotto out and proud ovvero un pupazzo dichiarato e orgoglioso di essere gay e anatomicamente superdotato. Dato che il politicamente corretto in certe fasce del mercato paga molto, presto gli si affiancano due amici, l’afroamericano Tyson e l’ispanico Carlos. Ma il loro papà, o forse sarebbe meglio chiamarlo zio, nasce nel 1977 per idea di un certo Harvey Rosenberg.

“The World’s First Gay Doll For Everyone”, la prima bambola gay del mondo per chiunque, si chiama Gay Bob, ha un viso a metà tra Paul Newman e Robert Redford secondo il suo creatore, e vive in una scatola a forma di armadio con tanto di ante che lo tengono ben nascosto. In inglese armadio si dice closet e da qui nasce l’espressione to come out of the closet, uscire dall’armadio ovvero svelarsi, forma ormai abbreviata e adottata in tutto il pianeta nell’espressione coming out.

Bob è molto alla moda per l’epoca: indossa dei jeans, stivali a punta da cow-boy, una camicia a scacchi, porta un borsello, una collanina e l’orecchino sul lato sinistro. Se lo svestite è talmente anatomicamente corretto che grazie ad uno snodo potete fargli avere un’erezione! Nella pubblicità Bob spiega come usarlo al meglio: portatemi alle feste, sono molto divertente; portatemi in ufficio, il vostro capo mi amerà; portatemi a casa a conoscere i vostri genitori, la vostra mamma mi vorrà bene; parlatemi sono molto comprensivo; datemi a chiunque conosciate che sia ‘uscito dall’armadio’; siate i primi del vostro quartiere con Gay Bob. Come dire? Mai più senza!

La caratteristica più divertente, e se lo comprate su internet assicuratevi che sia presente o il buon Bob perde di valore, è il libretto illustrato in stile catalogo del suo guardaroba che però non sarà mai prodotto, anche perché da un punto di vista delle vendite Bob non ebbe un gran successo mentre adesso è una rarità abbastanza ambita.

Ah, i vestiti…, croce e delizia di molti giovani omosessuali invidiosi della Barbie delle loro sorelline o cuginette, perché lei sì che ha un armadio degno di uno stuolo intero di principesse. Oltre alla macchina fuoriserie, la villa con piscina, il cavallo e l’eterno fidanzato Ken di cui parleremo di seguito.

Tutto e chiunque può diventare e frequentemente è stato riprodotto come action figure: dai personaggi di cartoni animati e dei film e telefilm più famosi fino a intere band musicali, con il gruppo rock dei Kiss in testa alla classifica. Nella sconfinata lista delle celebrità in versione giocattolo da non giocarci naturalmente non mancano icone gay come ad esempio Liz Taylor, Cher, Kylie Minogue o Britney Spears (anche calva durante la recente fase indemoniata).

Ma ci sono anche wannabe gay icon, aspiranti icone senza possibilità come le Spice girls, Gwen Stefani o le Charlie’s Angels 20 anni dopo del trio Drew Barrimore, Cameron Diaz e Lucy Liu, che niente hanno a che fare in fatto di favolosità con i capelli di Farrah Fawcett Majors (ai tempi moglie del superbono “uomo bionico da 6 milioni di dollari” Lee Majors) o la bellezza bruna di Jacklyn Smith o l’allure di Kate Jackson, tutte duplicate in versione bambola e lui in quella bambolo,  spesso con a disposizione più accessori di una Ferrari.

Tornando da Billy, Tyson e Carlos, a differenza di zio Bob loro sono apparsi in diverse edizioni più o meno rare o a tiratura limitata ma che tendenzialmente rappresentano una fantasia erotica o uno stereotipo fisso della nostra comunità. Ecco quindi vestito di tutto punto Billy poliziotto, leather master sadomaso, pompiere, uomo d’affari in giacca e cravatta, marinaio, cowboy, in costume da bagno con tatuaggi in vista, militare, lottatore di wrestiling o giocatore di baseball fino al San Francisco Billy ovvero il militante duro e puro con tanto di fiocchetto rosso per la lotta all’AIDS sulla maglietta.

Il pezzo più ricercato però è in versione Babbo Natale con cappellino a punta e deliziosi calzoncini corti, mentre quelli più camp sono Billy travestita stile Dolly Parton, con parruccone biondo platino, rossetto, ombretto e chitarra e Carlos drag in stile Carmen Miranda con tanto di frutta esotica in testa. Il modello più controverso, difatti causò una disputa con i fiocchi, è la versione Bps ovvero Billy Parcel Service, con tanto di divisa marrone in stile fattorino della UPS, la United Parcel Service, che si infuriò. Che i fattorini siano un sogno erotico degno di elettricisti o idraulici lo conferma una puntata di Sex and the City, dove la focosa Samantha non perde l’occasione di puntare e infine farsi sulla scrivania dell’ufficio un bonazzo stratosferico guardacaso dipendente proprio dell’UPS…

Dopo aver fatto visita al mondo etero e a quello nostro gay, come evitare di lanciare un’occhiata a quello bisessuale?

Grazie a una edizione speciale molto stravagante, Ken un giorno del 1993, apparentemente stufo del casto fidanzamento a vita con Barbie, ha deciso di seguire le orme di Lou Reed e farsi un giro on the wild side. Nella versione “Earring Magic”, magia da orecchino, il look di Ken si fa decisamente ambiguo: ha mèche bionde nei suoi tradizionalissimi capelli castani, pantaloni neri ma con le impunture rosa, una maglietta trasparente e un gilet color lavanda, indossa una collanina con appeso un ciondolo rotondo che assomiglia molto a un cockring e naturalmente ha un orecchino sul lobo sinistro come zio Gay Bob.

Pare che in base a un sondaggio le bambine non volessero un nuovo fidanzato per la loro migliore amica ma solo che quello classico si presentasse con uno stile un po’ più moderno. L’intenzione era buona ma l’effetto fu disastroso o quantomeno non andò nella direzione prevista. Earring Magic Ken fu adorato dai gay che lo comprarono in massa decretandolo il modello di Ken di maggior successo di vendita della storia. Purtroppo le critiche pubbliche che fioccarono portarono a una interruzione della produzione e a toglierlo in tutta fretta dagli scaffali.

Evidentemente non in tutte le fiabe ci può essere il lieto fine ma in qualunque fiaba che si rispetti di vera regina ce ne è una sola. Ed è sempre pronta a farvi le scarpe.