Negli ultimi anni l’approvazione del matrimonio egualitario e dell’unione civile sono state le principali rivendicazioni del movimento LGBT nei paesi occidentali. Ma in una cultura come quella gay maschile che si è sempre fortemente basata sulla sessualità libera, quali difficoltà incontriamo per riuscire a metterci in coppia?

 

Secondo Christopher Hines, regista del documentario Man2Man – a gay man’s guide to finding love, l’80% degli uomini gay dicono che vogliono stare in una relazione d’amore duratura, ma solo circa un terzo di loro è impegnato in un rapporto a due di lungo termine. Intervistando terapisti, esperti di relazioni gay, coppie felici e single a caccia dell’uomo giusto, Hines cerca quindi di capire se è possibile imparare a trovare il compagno della propria vita e a starci insieme per sempre. 

Per farlo è importante partire da due constatazioni: la strada per raggiungere il vero amore gay è lastricata di ostacoli che molti di noi ritengono essere insormontabili, e al giorno d’oggi, grazie a internet prima e all’evoluzione delle funzioni del telefono cellulare con le app, esistono strumenti di possibilità di incontro che fino a dieci anni fa erano inimmaginabili.

Un tempo, soprattutto se si viveva lontani da città con locali gay, e appunto senza cellulari e internet a basso costo, per uscire dall’isolamento ci si basava su annunci personali pubblicati su riviste spesso e volentieri pornografiche, e invii di lettere ad anonime caselle di fermoposta con la speranza che trascorsi molti giorni di  attesa arrivasse una risposta possibilmente positiva per poter iniziare a organizzare un appuntamento.

Adesso i siti internet e le applicazioni per smartphone dedicati al dating utilizzando la geo-localizzazione fanno scoprire in tempo reale chi c’è nei propri dintorni, e così hanno radicalmente rivoluzionato il modo di conoscere altre persone omosessuali. Se all’apparenza è facile, e uomini che dichiarano nei propri profili di essere interessati a relazioni di lunga durata ce ne sono ovunque, come mai non si riescono a incontrare a tre dimensioni?

Per Patrick Perrine del sito americano (non più online) www.mypartner.com uno dei primi passi da fare è di allineare sia i propri desideri sia come ci presentiamo agli altri con la realtà. Il profilo online, tendenzialmente, rappresenta la persona che io voglio che l’altro creda che io sia, e inoltre il filtro di selezione che usiamo per la scelta del “fidanzato” è di tipo sessuale: chi voglio conoscere è solo qualcuno con cui vorrei andare a letto.

Paradossalmente abbiamo a disposizione fin troppa quantità di “carne” virtuale e accade quello che in inglese è definito lust versus love, lussuria contro amore: i due cuori e una capanna sono un sogno che naufraga poco dopo il primo incontro, mentre i tempi di attrazione reciproca possono non coincidere, e la base di partenza per instaurare una relazione è essere flessibili.

Se è relativamente facile definire chi potrebbe essere il proprio compagno ideale, nella mente spesso e volentieri c’è anche il retro-pensiero che in giro c’è sempre qualcun altro che è di sicuro meglio rispetto a chi ci capita di incontrare. E come una giostra che non si ferma mai, la ricerca diventa infinita per tutti e il risultato non arriva mai per nessuno…

Per queste ragioni nel video lo psicologo Will Mahan spiega che guida i propri pazienti attraverso un processo di analisi che inizia con il capire qual è la motivazione per cui si vuole stare in una relazione. Questo perché tra dire che è ciò che si vuole ed essere pronti a farlo c’è una notevole differenza.

Dobbiamo riflettere su cosa siamo in grado di offrire noi a un partner e metterci a fuoco come siamo, con pregi e difetti con cui un’altra persona dovrà necessariamente fare i conti. In un rapporto di coppia entra subito in gioco il sacrificare una parte della propria libertà di fare ciò che si vuole quando lo si vuole con il condividere spazi, tempo ed emozioni positive e negative con un compagno. E ognuno inconsciamente aggiunge il mondo da cui proviene e che lo ha plasmato: aspettative personali, esperienze di vita o di coppia precedenti, rete di amici gay ed etero, famiglia di origine a cui presentare il nuovo fidanzato ecc.

Se il fuoco della passione prima o poi inevitabilmente passa, tutto questo inevitabilmente resta: un bagaglio invisibile che ci portiamo dietro volenti o nolenti.

Un altro tassello al puzzle lo aggiunge lo psicologo clinico Alan Downs, secondo cui il motivo per cui nel mondo gay il numero di single prevale è che la maggior parte non è cosciente della quantità di danno che crescere in un mondo che è invalidante nei confronti dell’identità omosessuale ha provocato. La cosiddetta “omofobia interiorizzata” o il “minority stress” creano bassa stima di sé per cui, tra le varie cose, non si è degni di amare e di essere amati.

Nel ciclo di vita di ogni persona c’è un naturale periodo di adolescenza che rappresenta un momento di cambio, crescita e sperimentazione. È un tempo critico in cui le persone sviluppano le capacità di vivere e gestire le relazioni romantiche e sessuali.

Questi processi di apprendimento a noi gay sono solitamente negati, provocando un grave danno che ha un forte impatto anche di lungo termine. Una persona omosessuale durante la sua adolescenza non riceve un’educazione sentimentale specifica (non la dà la scuola o la famiglia) né può fare appello a modelli di riferimento che invece le persone eterosessuali  assorbono e vivono sin dalla più tenera età. In sintesi se ci si innamora di un compagno di scuola si sta zitti e si soffre in silenzio per paura delle possibili ripercussioni negative, mentre se fosse una ragazza a spezzarci il cuore avremmo tutti pronti a consolarci e a dirci che il primo amore non si scorda mai per poi sposarne un altro…

Noi non sappiamo a priori cosa è o dovrebbe o potrebbe essere una vita di relazione tra due persone dello stesso sesso, né nei secoli passati la società ci ha permesso di farlo. Molti gay, allora, dopo che si accettano e iniziano la ricerca di cosa gli piace in termini di sesso con un altro uomo o di incontro romantico, vivono un secondo prolungato momento di “adolescenza”.

In questa fase non sempre si è pronti concretamente a compiere il passo del rapporto a due, anche se si pensa l’opposto, e spesso il tempo di socializzazione gay che si trascorre, o che ci si concede, avviene in ambienti fortemente basati sull’aspetto fisico e su quello che i nostri sensi ci dicono di fare, tipo i sex club o le saune se si ha la fortuna di vivere o di poter raggiungere facilmente città dove sono presenti, piuttosto che in appartati luoghi di incontro all’aperto.

Passare quindi dalla sola intimità dei corpi di un fugace incontro erotico occasionale causato dall’attrazione, dove non è necessario essere sinceri a tutti i costi ma durante cui si può anche essere una fantasia momentanea per se stessi o per l’altro, a un’intimità più profonda e coinvolgente, non è affatto consequenziale. Per trovare un compagno bisogna, infatti, passare dalla ricerca visiva a quello che sta sotto la scorza, da come si appare a quello che si può offrire in una relazione adulta.

Le coppie che durano nel tempo, inoltre, lavorano sulla loro amicizia, sul trovare il fidanzato continuamente interessante, sul restare connessi e creare insieme materiale ‘noi’ e progettualità in comune. Sviluppano l’abilità di sentirsi vulnerabili, di sentire l’intimità, di farsi conoscere da un’altra persona, di creare e condividere storie ed esperienze di vita in comune.

Quello che mantiene attiva una relazione di lungo termine sono fattori come rientrare a casa la sera e ritrovare il partner, sentirsi davvero bene in reciproca compagnia e prendersi cura l’uno dell’altro, essere capaci di ridere insieme e di arrivare a compromessi, avere delle basi in comune ma saper negoziare i propri confini e la necessità di avere spazi fisici o temporali in totale autonomia. Una coppia è formata da tre entità: io, tu e noi.

Tutte cose che richiedono impegno e una coppia gay, soprattutto quando convive, si ritrova anche volente o nolente scrutinata socialmente (basta pensare ai vicini di casa) e anche questo crea stress, sforzi e sfide da affrontare quotidianamente in due.

Sperando di non avervi demoralizzato, la prossima volta che incontrate un uomo che vi piace fatevi la domanda da un milione di dollari: sto cercando di andare a letto o sto cercando di innamorarmi?