Cani o altre specie: si sta diffondendo una pratica che concentra la ricerca del piacere nell’adozione del comportamento degli animali. Ne parliamo con Mr Puppy Italia 2017.

(prima pubblicazione Pride giugno 2017)

 

Parlare di puppy sex è difficilissimo. Soprattutto considerando che il sesso in questo caso non è nemmeno necessariamente parte del gioco. A pensarci bene più che un gioco potremmo definire queste relazioni una branca dei rapporti di dominazione BDSM.

Nel puppy play le persone accantonano la loro umanità per regredire alla condizione animale, adottandone atteggiamenti e istinti. I cani sono i più gettonati, ma c’è anche chi si riconosce in altre specie come i gatti. Dall’altra parte un padrone che – al contrario di quello che avviene quando si parla di “tradizionali” rapporti BDSM – non punisce il suo sottomesso, ma in questo caso – esattamente come si farebbe con un cucciolo – si limita a curarlo, nutrirlo e a fargli fare i bisogni (e su questo punto, ci stiamo tutti inevitabilmente facendo un paio di domande). Non c’è dunque schiavitù, e nemmeno sadismo: si parla di una condizione di dominazione differente, subordinata al rapporto cane/padrone.

Su YouTube, si trova facilmente un documentario inglese chiamato Secret Life Of The Human Pups, dove viene mostrata la curiosa quotidianità di chi ha fatto del puppy play un vero e proprio stile di vita. Maschere e costumi aderentissimi che diventano come una seconda pelle, guinzagli, gabbie… sono questi gli elementi principali. Il puppy si muove a quattro zampe, comunica con mugugni e versi come comunica un cane, mangia da una ciotola e in alcuni casi addirittura passeggia per strada stando al guinzaglio.

Ampliando lo sguardo, ci si può facilmente rendere conto di quanto – in alcuni casi – sia determinante il desiderio di evasione da schemi e sovrastrutture sociali, che impongono un’omologazione visiva atta a renderci tutti incasellati in un prototipo ben preciso e identificabile. Ci vuole ovviamente molto di più per spingere una persona a travestirsi. Esistono differenti approcci a questo gioco di ruolo: c’è chi lo considera poco più che un feticcio, chi come un tratto distintivo e ancora chi come parte integrante del proprio vivere quotidiano.

Lo scorso mese di marzo, al Bangalov di Milano, è stato eletto il primo Mr Puppy Italia (evento organizzato da LFM Leather & Fetish Milano). Si tratta di Zaush, che con grande simpatia e disponibilità ha chiacchierato con noi per approfondire un po’ l’argomento.

“In Italia il puppy play non è molto diffuso, e molti lo considerano una variante del sadomaso. Ma non è così: il rapporto master/slave è sostituito da quello trainer/puppy, dove non c’è sadismo o dominazione intesa nel senso classico del termine. Molte volte, il gioco non sfocia nemmeno nell’atto sessuale, e quando succede, si tratta di situazioni che nascono per lo più tra gli stessi puppy, esattamente come succederebbe in un branco”. L’istinto pare giocare un ruolo fondamentale, infatti Zaush ci racconta di quanto questo tipo di attività gli abbia permesso di scardinare alcune convinzioni e di riscoprirsi semplicemente spegnendo il cervello e indossando una maschera.

“La mia vita è più complessa, e questa passione è solo una delle sfumature della mia personalità. La sessualità intesa come interpretazione di un istinto, è un punto importante dell’essere puppy. La comunicazione verbale quando sei nel gioco è ridotta, e tutto il resto assume un’importanza rilevante”. Nonostante le contaminazioni con altri feticismi (ci sono cuccioli in pelle, in gomma, seminudi, eccetera) il puppy play rimane una delle attitudini in un certo verso più vanilla (nel senso di poco estremo); sarà per questo che coinvolge soprattutto ragazzi giovani? Rispetto ad altri “spin off” del BDSM, l’età media di chi pratica questa attività è più bassa. “Per il mio sito mi è capitato di intervistare alcuni appassionati al genere, e altri ne ho incontrati in giro per l’Europa. Basta spostarsi appena in Francia per trovarne decisamente in numero maggiore rispetto all’Italia. Il più giovane aveva diciannove anni, ma l’età media di quelli che ho conosciuto è intorno ai venticinque/trentacinque”.

Sul suo sito – www.zaush.it – oltre ai rimandi ai vari social network attraverso i quali è possibile seguirlo, ci sono parecchie fotografie e informazioni varie. “L’idea è quella di costruire un’unità puppy tutta italiana, per competere con altre nazioni decisamente più strutturate in questo senso”.

Zaush ci parla di un sito – www.wruffstuff.com – attraverso il quale ordina le sue maschere: “Ne ho circa quattro al momento, tra cui una con i colori della bandiera Italiana. Si può scegliere un modello base, e poi personalizzarlo”. Disponibili anche in versione kitten (gattino) per gli aspiranti felini. Su www.etsy.com invece si può trovare un’assortita selezione di tail butt plug, ovvero plug anali con coda, per completare il look.
Un curioso fil rouge, che lega diverse persone poi appassionatesi al gioco di ruolo pseudocinofilo – ci spiega Zaush – è il furry fandom: si tratta di una sottocultura che coinvolge personaggi antropomorfi. Animali con caratteristiche umane. Celebrati in fumetti, cartoni animati, film di animazione e fantascienza. “È stata questa passione a far scattare in molti la scintilla, all’inizio. Per me, in un certo senso è stato così”.