No al matrimonio, no all’utero in affito, no ai diritti… Ogni dichiarazione di Mario Adinolfi ha enorme risonanza sulle pagine di giornali e siti web e genera dibattiti feroci. I media gay gli dedicano attenzione costante, ma nessuno finora ha osato un confronto diretto. Noi sì.

(prima pubblicazione Pride giugno 2017)

 

Uno, nessuno, centomila: qual è il vero Adinolfi? Il rottamatore scalpitante che vuol mandare in pensione i vecchi arnesi della sinistra e si candida a segretario del PD? Il deputato Dem che firma con Anna Paola Concia un’interrogazione parlamentare contro l’omofobia nell’arma dei carabinieri nel 2012 e che durante un’intervista a Klaus Davi, dice che “per le coppie omosessuali dobbiamo assolutamente approvare le unioni civili”?
Oppure il savio mago dei social che non cancella mai i commenti di insulti che riceve e sa ironizzare amabilmente sulla propria stazza?

L’Adinolfi che “amiamo odiare” è piuttosto lo scaltro agitatore degli integralisti cattolici, autore di uno dei loro testi di riferimento “antigender”, Voglio la mamma, direttore dell’effimero quotidiano La Croce nonché fondatore e guida politica dell’altrettanto zoppicante Popolo della Famiglia e dei vari Family Day che hanno tentato, senza troppo successo, di demolire l’approvazione della legge sulle unioni civili.

Intanto sentiamo ancora riecheggiare alcune delle sue sparate più roboanti, quando commenta con sprezzo del pericolo ogni notizia di cronaca che abbia a che fare col matrimonio egualitario, il divorzio breve, l’aborto, la maternità surrogata, l’eutanasia, sconfinando nella ratio dei palinsesti tv e perfino degli omicidi.

Da “Avrei voluto essere il ribelle di una società bigotta, ma in una società di troie e rottinculo l’unica ribellione possibile è essere bigotti” a “(Stato civile, trasmissione Rai sulle prime unioni civili, è) un’operazione televisiva di indottrinamento forzato […]. Non si fa indottrinamento gender a spese delle famiglie italiane nei giorni delle festività natalizie […] per compiacere una piccola lobby di potenti e di amici degli amici”. Da “Volete capire come si fa il lavaggio del cervello gender ai bambini? Per esempio con il protagonista di Kung Fu Panda che ha due papà” a “I trans non sono donne all’ennesima potenza, sono moderni ircocervi, uomini con finte tette di silicone che fanno solo tristezza […] preda di un mondo fatto di degrado e squallore, compravendita del corpo, spesso di alcool e droga”.

Con queste premesse, sembrava difficile poterlo intervistare. A maggior ragione realizzando che, nonostante di Marione si scriva spesso sui media lgbt, finora probabilmente nessuno di questi aveva provato a interpellarlo di persona. Noi l’abbiamo fatto, e Adinolfi ha risposto cordialmente via e-mail a tutte le domande.

Come commenta i dati sul numero di coppie che hanno usufruito delle unioni civili, dall’entrata in vigore della legge?
Mi sembra un numero molto basso. Repubblica ha definito tale cifra “un flop” della legge sulle unioni gay. Di certo sono molto meno delle attese, Arcigay parlava di 10.000 coppie in un solo anno, e sono il 75% in meno. Quella legge è una brutta legge, non serviva.

E i motivi che hanno escluso la stepchild adoption dalla Cirinnà?
Credo che la mobilitazione di piazza dei due Family Day del 2015 e del 2016 al Circo Massimo abbia reso inevitabile almeno lo stralcio dell’articolo 5 della legge.

Come si sono comportati i parlamentari del PD durante l’iter della legge? E quelli del Movimento 5 Stelle?
Hanno seguito le loro impostazioni ideologiche, improntate al varo di leggi contrarie alla famiglia naturale. Alla fine qualche gioco politico ha portato il M5S a sfilarsi, ma il PD ha posto la fiducia e ha portato comunque a casa l’osso con la grave complicità di Lupi e Alfano, comprati con la poltrona del ministero della famiglia assegnato all’inutile Costa.

Che ruolo hanno avuto i due Family Day nel dibattito? E le manifestazioni LGBT delle 100 piazze di “Svegliatitalia”?
Credo che i Family Day abbiano ottenuto concretamente lo stralcio della stepchild adoption, lo stop alla legalizzazione di fatto dell’utero in affitto e abbiano anche reso evidente la presenza di un popolo pronto a dare battaglia politicamente, cosa che si è verificata poi con la nascita del Popolo della Famiglia (PDF). Le manifestazioni LGBT hanno portato a casa una brutta legge che non piace neanche a chi si è battuto per averla, peraltro con una mancanza di soggettività politica reale. Sbaglierò, ma vedo il mondo LGBT frastagliato in mille sigle e siglette tra loro anche in conflitto aspro. Esiste poi una dimensione lobbistica in cui invece credo che siete un passo avanti a noi.

Il PDF non ha ottenuto i risultati sperati ovunque si sia presentato alle elezioni amministrative.
Il Popolo della Famiglia è nato l’11 marzo 2016, ad aprile ha eletto il suo primo rappresentante, una mamma, Giovanna Arminio, consigliere municipale a Bolzano. A maggio abbiamo presentato le liste in tutte le principali città italiane e il 5 giugno, a meno di tre mesi dalla fondazione, il PDF ha preso l’1.07% su scala nazionale. Ora ci presentiamo alle amministrative 2017 con l’obiettivo di raddoppiare i voti. Siamo molto oltre i risultati sperati.

Quali sono le battaglie del PDF che secondo lei hanno più possibilità in futuro di essere recepite dagli elettori e quali invece sarebbe meglio abbandonare?
Con il segretario nazionale Gianfranco Amato tutti i dirigenti nazionali girano l’Italia per ribadire un programma di governo semplice riassunto in uno slogan: prima la famiglia. Concretamente significa reddito di maternità, quoziente familiare, ripristino pieno del valore dell’articolo 29 della Costituzione sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio, contrasto alla cultura necrofila dell’aborto e dell’eutanasia, no all’utero in affitto, abolizione della legge Cirinnà, nuovo manifesto di Ventotene per un’Europa fondata sul diritto universale a nascere per contrastare politiche demografiche di denatalità che rischiano di lasciare spazio ad una islamizzazione del continente.

Come giudica il papato di Francesco rispetto all’approvazione delle leggi sui temi cosiddetti “etici”?
La dottrina cristiana non è cambiata di una virgola: papa Francesco è in piena continuità da questo punto di vista con papa Benedetto XVI, preoccupato dal diffondersi dell’omosessualità nella chiesa tanto da aver confermato l’istruzione di Ratzinger che vieta l’ordinazione sacerdotale di persone con tendenze omosessuali o anche solo sostenitrici “della cosiddetta cultura gay”. Altra cosa è l’accoglienza della persona omosessuale che come ogni altro peccatore, me compreso, è sempre oggetto della carità della chiesa che non chiude le porte mai a nessuno, senza giudicare le persone, ma giudicando di certo il peccato come tale.

A proposito dei servizi delle Iene su Unar e Anddos, ha scritto di essere l’ispiratore del servizio che ha scatenato le polemiche e le dimissioni di Spano. Ci spiega meglio cosa vuol dire?
Non ho mai detto di essere l’ispiratore. Ero in contatto con uno degli autori del servizio e ci siamo scritti prima che andasse in onda. Più in generale io, da candidato sindaco di Roma, in una lunga intervista a Luca Telese avevo denunciato l’esistenza sul territorio di “colonie del male”, luoghi del sesso promiscuo omosessuale caratterizzati da prostituzione maschile anche minorile e dallo spaccio di droghe pericolosissime. Quella denuncia credo sia servita da base per andare a entrare con le telecamere nascoste in alcuni luoghi precisi che il mondo LGBT a Roma e in altre città conosce bene.

Anni fa si era detto d’accordo con le unioni civili. Cosa le ha fatto cambiare idea?
Non sono mai stato favorevole. Nel PD proposi un referendum non sulle unioni civili ma sul matrimonio gay, spiegando proprio il mio concetto di partito: da leader che aveva una opinione precisa, non volevo comandare, ma chiedere liberamente il parere a tutti gli iscritti. Anche nel PDF che ho fondato sono andato sotto in qualche votazione, è giusto che ci sia una democrazia interna vera, sempre. Qualcuno forse sa che sono stato membro della commissione che ha scritto lo statuto del PD e mi ero particolarmente battuto per l’istituto del referendum interno. Era un modo per esemplificare. Non ero ostile alla formula tedesca delle partnership, ma poi ho capito che ogni legge è solo uno step che punta al “matrimonio egualitario” e all’utero in affitto legalizzato. E così sono stato denunciato al tribunale interno del PD per “omofobia”, non una ma due volte. Sono stato l’unico dirigente del PD ad essere denunciato con questa accusa, quindi delle due l’una: o ero omofobo o ero per le unioni gay. Comunque, dalle accuse sono stato assolto.

Ci spiega cosa sono “i falsi miti di progresso” di cui parla “da sinistra” nel suo libro Voglio la mamma?
Aborto, eutanasia, utero in affitto sono falsi miti di progresso figli di un terribile morbo contemporaneo: la visione antropologica che trasforma le persone in cose e le rende utilizzabili come cose, eliminabili come cose. Sono stato un uomo di sinistra allenato a individuare il soggetto debole nelle dinamiche sociali e a proteggerlo. Il bambino non nato è un soggetto debole, il malato è un soggetto debole. Se due ricchi gay affittano l’utero di una donna in condizioni di bisogno e comprano il neonato, i soggetti deboli sono la donna e il neonato, non i due ricchi gay.

Ci sono battaglie che ha seguito personalmente che adesso, a posteriori, si pente di aver combattuto?
No.

Per quali motivi i gestori di Facebook le hanno sospeso il profilo?
Per qualche frase che ripeterei e ripeterò, non adeguata evidentemente al clima di discriminazione di alcuni valori che avvolge i social network.

Come giudica il modo col quale i media LGBT hanno raccontato il personaggio pubblico di Mario Adinolfi?
Lo trovo molto violento e, stranamente, poco curioso di stabilire una qualche connessione che permetta un dialogo. Si è preferito dare la stura all’odio.

Come risponde a chi la accusa di essere omofobo?
Che non lo sono. Nella maniera più assoluta. Ho una grande simpatia per alcune icone omosessuali, da Marguerite Yourcenar a Jim Parsons. Avrei immaginato più curiosità del mondo LGBT nei miei confronti. Io combatto battaglie che giudico decisive, ma non odio i miei avversari e non li considero nemici.

Cosa la fa arrabbiare di più?
La stupidità. E poi la meschinità di chi pur intelligente usa la sua intelligenza per costruire barriere fatte di disonestà intellettuale.

Chi ammira maggiormente?
Gesù Cristo. Ammirare ovviamente è un verbo sbagliato. È l’incontro con una persona che ti cambia la vita e le dà senso. Ammirazione e venerazione la provo per Maria sotto la croce.

Qual è il suo ideale di giornata libera?
Quella in cui non devo rispondere a nessuna domanda e posso stare con mia moglie e le mie figlie.

Qual è il consiglio migliore che ha ricevuto dai suoi genitori?
Di considerare la libertà come qualcosa che non esiste se non è illuminata dalla verità. Essere liberi non vuol dire poter fare quel che cazzo ci pare. Si è liberi “per” qualcosa. La libertà è una dimensione progettuale tendente al bene per noi stessi. Se tende al male è dissipazione di sé.

Cosa non mangerebbe mai?
Formaggio e derivati del latte contenenti caseina. Sono allergico.

Qual è il suo luogo di vacanza preferito?
Las Vegas.

Dove vivrebbe, se potesse scegliere liberamente?
Credo negli Stati Uniti o in Australia, nazione di cui sono cittadino peraltro.

Chi è il suo migliore amico, o amica?
Carlo, da oltre un quarto di secolo. Per me nella vita conta ciò che dura.

Qual è la sua peggiore abitudine?
Avere un rapporto disordinato con il cibo.

Cosa fa se si sveglia la notte e non riesce ad addormentarsi?
Dalle tre di notte, tutte le notti, comincio a leggere i quotidiani del giorno dopo per preparare la puntata di Stampa&Vangelo che comincia alle otto del mattino su PDF TV, la TV interattiva che abbiamo costruito su Facebook. Considerato che chiudo il numero de La Croce, il nostro quotidiano digitale, mai prima delle dieci, lascio poco tempo al sonno.

Che libro ha sul comodino, in questo momento?
Gente non comune, dello storico marxista Hobsbawm. Lo porto sempre con me alle veglie delle Sentinelle in piedi ma dopo qualche minuto mi fanno male le giunture e leggo veramente solo una o due pagine. Quando riesco davvero a rilassarmi mi piace affondare in questa lettura così densa, che spiega il rapporto tra conformismi e diversità nella contemporaneità. Una lettura che consiglio.