Al festival MIX di Milano è la Queen of Comedy 2017: Serra Yilmaz si divide tra teatro e cinema dove è apparsa nei film più noti di Ferzan Özpetek, suo mentore e connazionale. Ci parla dei suoi personaggi e della situazione nel suo paese.

(prima pubblicazione Pride settembre 2017)

 

È l’attrice feticcio di Ferzan Özpetek che abbiamo cominciato ad amare da Le fate ignoranti, Saturno contro, La finestra di fronte, fino al recente Rosso Istanbul: Serra Yilmaz, laureata in psicologia a Parigi, ha iniziato giovanissima a fare teatro in Turchia e la scena rimane il suo grande amore. Ha continuato, infatti, a recitare consolidando un felice sodalizio artistico con il teatro di Rifredi di Firenze, città dove ha trovato casa e si trasferirà in autunno. Serra era Milano dove il Festival MIX l’ha insignita del premio Queen of Comedy, consegnatole da Antonio Capitani, amico e collega nell’avventura televisiva di Celebrity MasterChef Italia. Raggiante e ancora emozionata la incontriamo subito dopo.

Partiamo dal premio Queen of Comedy che hai appena ricevuto: ti riconosci in questo ruolo anche rispetto al tuo lavoro in Turchia?
Riguardo al festival, penso che tutto ciò che difende la diversità sia prezioso. Quando parlo di difesa della diversità non parlo di tolleranza, un concetto che odio perché si può tollerare un errore, ma di rispetto. La cosa poi mi ha fatto riflettere: oltre al grande piacere, ho pensato che, essendo artisticamente un carattere, chiederò al MIX di premiarmi l’anno prossimo come Queen of Drama, anche se in Italia sono meno conosciuta in questa veste. In questo momento storico nel mondo l’umorismo è diventato difficile: si può essere uccisi anche per un fumetto. Ma l’umorismo non si può praticare in modo politicamente corretto, per sua natura è proprio l’opposto. In Turchia purtroppo la commedia è in genere molto volgare e grossolana, invece si può far ridere anche prendendo spunto dalla politica, specie nei periodi di repressione. Quando sono in corso tragedie con morti e arresti ingiustificati la gente ha bisogno di sorridere per esorcizzare la paura e l’insicurezza.

Vivendo in entrambi i paesi, ti viene alla mente qualche differenza tra le due realtà omosessuali?
Generalizzare è sempre pericoloso, ma una mia impressione è che in Italia esista un ambiente gay molto esclusivo mentre in Turchia è più misto, trasversale. Non è ovviamente un giudizio e poi le cose cambiano ma, proprio per la mia simpatia verso le persone omosessuali, direi loro di non chiudersi.

Hai all’attivo una lunga esperienza teatrale ma noi abbiamo cominciato a conoscerti attraverso i film di Özpetek: come vi siete incontrati?
È la collaborazione con Ferzan che mi ha aperto le porte dell’Italia: grazie al suo successo ho potuto avere una carriera e fare teatro anche qui. Ci siamo incontrati nel 1997 a Strasburgo nel periodo natalizio. Lui era venuto a presentare Il bagno turco e mi disse che gli sarebbe piaciuto lavorare con me. Io non lo presi molto sul serio e lui ne fu sorpreso, perché gli attori di solito hanno reazioni ben diverse. Due mesi dopo arrivò a Istanbul (lui sostiene che l’ho accolto indossando un reggiseno viola) con la sceneggiatura di Harem Suare che mi colpì subito perché mi ricordava la vita della nonna materna, una circassa cresciuta nell’harem ottomano. È stato l’inizio del nostro sodalizio e della nostra amicizia che è continuata anche se in alcuni suoi film non ci sono stata e nonostante le tante litigate che abbiamo fatto. Lui sul set non ha bisogno di dirmi le cose: so bene cosa vuole da me.

Tra i personaggi che ti ha offerto quale senti di amare di più?
Amo tutti i miei personaggi: quest’ultimo di Rosso Istanbul mi ha divertito perché era differente dai precedenti. Non posso non ricordare Le fate ignoranti del 2000: l’abbiamo girato con così tanto amore che quando lo rivedo e ripenso a quei momenti piango. Il primo giorno delle riprese a Roma coincideva con il World gay pride.

Parliamo del tuo lavoro a teatro: a Firenze…
…al teatro di Rifredi dal 2005 faccio parte del cast di L’ultimo harem che fino allo scorso anno è stato ripreso in ogni stagione mentre quello nuovo è La bastarda di Istanbul che tornerà nel 2018. Nel primo interpreto diversi personaggi: la prima parte è più favolistica mentre la seconda consiste in due novelle surreali di una scrittrice turca contemporanea che il regista Angelo Savelli ha assemblato. Sono una casalinga insoddisfatta che per fuggire comincia a scavare un tunnel nello sgabuzzino per ritrovarsi in quello della vicina e vivere un amore segreto col marito della stessa. La trama della Bastarda tratta invece di due famiglie, una turca e una armena. Il mio personaggio è quello della zia Banu, un po’ maga e bizzarra che da un giorno all’altro decide di darsi all’ascetismo e diventa una veggente con un gran seguito di estimatori.

Come vedi dal tuo punto di vista la situazione politica in Turchia e quella dei diritti civili per gli omosessuali?
Se li vedessi bene non mi trasferirei in Italia: fino a ora passavo qui molto tempo ma non avevo mai preso casa. Come me, chi se lo può permettere cerca di partire e per quanto riguarda i diritti civili, semplicemente non esistono più.