“Bisex in aumento, specialmente tra i giovani”, “Picchiata perché bisessuale”, “I bisessuali, invisibili e discriminati”. Tre titoli dei numerosi articoli disponibili sul web che raccontano sempre più di frequente l’universo bisessuale. Facciamo il punto.

(prima pubblicazione Pride aprile 2017)

 

È inutile nascondere che della sigla LGBT, a rappresentare più o meno da sempre un vero e proprio punto di snodo è quella penultima lettera, quella B a metà tra bianco e nero, portatrice sana di un’ambiguità che per molti è solo una scusante.

Per tanti gay si tratta di una copertura, un temporeggiare figlio dell’inconsapevolezza, una versione soft dell’omosessualità. C’è accanimento nei confronti della bisessualità, spesso considerata come fase transitoria a scadenza prossima. Ma chi discrimina lo fa senza grandi distinzioni e le attenuanti non esistono. Non importa in quale percentuale tu sia diverso: lo sei e basta.

Sarebbe facile chiamare in causa altisonanti personaggi come Riccardo Cuor di Leone o il fratello del Re Sole, il Duca d’Orléans Filippo di Francia, storicamente bisessuali, ma perché scomodare grandi nomi quando abbiamo a disposizione il mondo di internet? Bisex contemporanei che trovano terreno fertile nell’anonimato garantito dalle tante app e siti d’incontro, dove nessuno fa domande e i fedifraghi vantano addirittura una piccola schiera di appassionati.

Un pianeta parallelo fatto di fotografie sfocate, censurate, volti lontani e timori vicini; un insolito narcisismo travestito da discrezione. Un anonimato prezioso tanto quanto anacronistico, nell’epoca dell’approvazione sociale misurata con il numero di like messi a un’immagine. Quando la sessualità è così fluida è difficile fermarla tra le righe, e scriverne diventa complicato. Tutto è il contrario di tutto.

Due non è il doppio di uno – oltre a essere un interessante spunto di riflessione – è il titolo di un libro uscito nel 2010, scritto da Elettra Groppo ed edito da Elmi’s World. Cardine dell’esistenza dei protagonisti del romanzo sembra essere la metamorfosi: totalizzante, spiazzante e lontanissima dal conforto di una qualsiasi generalizzazione. Mai così kafkiana per qualcuno, e naturale evoluzione del proprio io per qualcun altro.

E se il cambiamento è per molti qualcosa di insinuante, insito e decisamente faticoso, per altri non rappresenta affatto un processo obbligato, non è una conquista. Prolifera una sorta di omertà sessuale, grazie alla quale si può restare nel limbo, senza dire nulla, lasciandosi eccitare dalla clandestinità di un incontro che qualcuno definirebbe senza esitazione una “parentesi” e che qualcun altro non definirebbe affatto. Mani avanti, savoir faire, qualche parola sporca… gli ingredienti sono questi, mescolati a un briciolo di risentimento che in genere si esaurisce con il passare del tempo.

Ma ha ancora senso parlare di orientamento sessuale? Forse dovremmo parlare di orientamento sentimentale, perché secondo tanti degli uomini che si possono incontrare in chat – perché è di quel genere di bisessuale che stiamo parlando – un conto è una bella scopata, un altro è l’affettività. Inconciliabili? Dicono di sì.

Se oggi più che mai a risultare desueta è l’esigenza stessa del voler ridefinire gli orientamenti sessuali, confinandoli nel territorio sicuro dei generi, ci viene in soccorso Mario Mieli che già nel 1977 pubblicò a tal riguardo Elementi di critica omosessuale (riproposto da Feltrinelli nel 2002). Per la prima volta viene approfondita la teoria della pansessualità: Freud è alla base del discorso, ma è l’ambiente in cui cresciamo a condizionarci. Dapprima “completi” e senza una collocazione precisa, finiamo poi per reprimere selettivamente le opzioni, crescendo e orientandoci. I termini e le definizioni si ampiano e si annullano: plurisessualità, polimorfismo, monosessualità…

Già qualche tempo prima di Mieli, precisamente nel 1948, il biologo e sessuologo Alfred Kinsey si era soffermato sulle nuances dei comportamenti, ideando l’omonima scala. Perché i comportamenti sessuali mutano nel corso dell’esistenza delle singole persone, e l’assolutismo non è nemmeno più di gran moda. Questa graduatoria si articola su più livelli, partendo da quello zero (tendenza esclusivamente eterosessuale) e arrivando fino al numero sei (indicativo di una propensione unicamente omosessuale). Al centro, le sfumature, con al livello tre la bisessualità (ovvero equivalenti tendenze etero/omosessuali). Sul sito www.bisessualitaliani.blogspot.it si possono trovare tantissime informazioni e approfondimenti utili.

L’associazione “Lieviti – pansessuali, bisessuali e queer” si pone l’obiettivo di sconfiggere la stigmatizzazione che subiscono le persone bisessuali e queer, sia da parte degli eterosessuali che degli omosessuali, come specificato nel portale. E per tutti quelli che, persi tra definizioni apparentemente inusuali e mezze tinte indecifrabili, dovessero avere bisogno di un ripasso al vocabolario, niente panico: bisessuale è la persona conscia di provare attrazione per persone di entrambi i generi nei quali per convenzione si divide l’umanità – il maschile e il femminile. Eterosessuale è la persona conscia solo dell’attrazione per persone di genere opposto al proprio. Omosessuale è invece la persona conscia solo dell’attrazione per persone di genere uguale al proprio. Queer è la persona che non tiene conto delle categorie (il genere e l’orientamento sessuale) implicite nelle definizioni precedenti. Transessuale è la persona la cui identità sessuale fisica non è corrispondente alla propria condizione psicologica dell’identità di genere maschile o femminile.

L’asessualità, invece, rappresenta un discorso a parte. Ben diversa dall’astensione sessuale, è considerata da molti sessuologi un vero e proprio orientamento. Si parla di mancanza di attrazione e desiderio, nonostante alcuni individui – occasionalmente – abbiano comunque rapporti sessuali.

Dando un rapido sguardo al mondo della pornografia, nessuno si sorprenderà nel trovare numerose scene di rapporti tra donne, subordinate però alla relazione con il maschio alfa della situazione, portavoce di una virilità tanto mainstream quanto utilitaristica e di finzione. Ne discute Shiri Eisner nel suo libro Notes for a Bisexual Revolution (Seal Press, 2013).

Georgio Black e Denis Reed (scomparso nel 2016 in seguito a un incidente motociclistico) sono due esempi di attori hard bisessuali. Insieme crearono il filone Czech Hunter: in giro per la repubblica Ceca alla ricerca spasmodica di ragazzi da riprendere durante atti sessuali caldeggiati da laute ricompense in denaro. Finzione o realtà? È stato comunque un grande successo. Capitolo gay a parte, non è difficile trovare in rete diversi video dei loro ménage à trois insieme a concitate attrici porno. Ma l’industria hard bisex non è così sovvenzionata, e resta una quasi desolata terra di mezzo, una nicchia per appassionati.

Andando oltre, per la precisione oltreoceano, troviamo l’AIB, American Institute of Bisexuality. Fondata nel 1998 dal dottor Fritz Klein, la corporazione incoraggia sostiene e assiste la ricerca e l’istruzione sulla bisessualità, attraverso programmi mirati a migliorare la conoscenza e la consapevolezza delle persone su questo tema. Il sito (www. americaninstituteofbisexuality.org) è una risorsa preziosa per chiunque voglia approfondire l’argomento. A partire dalla Klein Sexual Orientation Grid (un sistema semplificato per riassumere e identificare le inclinazioni sessuali) fino ai diversi magazine virtuali ai quali si può accedere tramite il menù principale.

Ovviamente la sensazione che qualcuno potrebbe avere è quella di un enorme divario tra il meraviglioso mondo protetto di queste associazioni e la realtà di molti altri uomini. Una dicotomia prevedibile e consapevole, che ci fa piombare nuovamente nel mondo di internet e delle chat, dove conclamati padri di famiglia e fidanzati premurosi, nottetempo ma non solo, vi si affacciano voracemente, mentre lei non c’è o non guarda.

Ma non importa, perché le dissertazioni su se stessi e sul valore della moralità non trovano spazio nelle vite degli etero part time, se non durante rari momenti di silenzio, dai quali hanno imparato a scappare con disarmante destrezza. Perché per ogni sfumatura dell’essere, esiste una storia spesso difficile e impossibile da giudicare.

Un bisessuale nascosto può diventare ingordo di un certo tipo di fruibilità virtuale, portando ancora più all’estremo un rapporto dove il prima e il dopo non devono necessariamente esistere. Può avere paura a lasciarti il suo numero ma, se sai cogliere l’attimo, puoi ritrovarlo estremamente desideroso di farti salire a casa sua. Puoi entrare nel suo letto, ma raramente nella sua vita. Puoi ritrovartelo addosso, eccitato al punto tale da far sembrare una semplice notte il primo giorno dopo la fine di un’astinenza. Magari durata anni. Magari già ricominciata.