Una donna bellissima, una voce inconfondibile, una vita che non le ha risparmiato serie difficoltà e canzoni che parlano al cuore di tutti. Questa è Anastacia.

(prima pubblicazione Pride novembre 2017)

 

Nel nostro paese un noto proverbio dice che nella botte piccola c’è il vino buono, riferendosi al fatto che anche una persona di bassa statura può avere delle doti straordinarie. Questo è indubbiamente il caso di Anastacia, altezza 1,57 e tra gli artisti di maggior successo del terzo millennio, che dal suo esordio ha venduto più di 30 milioni di dischi in tutto il mondo, grazie anche a una voce considerata tra le più potenti e facilmente riconoscibili al mondo.

In occasione della presentazione del suo ultimo disco Evolution, che giunge a tre anni dal precedente disco di inediti, l’abbiamo incontrata a Milano perché Anastacia è anche una piccola icona gay. Piccola paragonata alle grandezze delle nostre dive nostrane come Mina, Patty Pravo od Ornella Vanoni, ma rispetto a loro indubbiamente lei è stata molto più un’aperta sostenitrice del nostro mondo. Per esempio ha partecipato nel 2006 al Life Ball di Vienna, l’evento di beneficienza per raccogliere fondi in favore della ricerca contro il virus HIV, e al pride di Manchester nel 2014.

Evolution è un lavoro molto completo e pieno di energia, dove l’artista appare al culmine della sua creatività e in cui si alternano suoni rock, pop molto orecchiabile e ballate struggenti dominate dalla sua straordinaria e graffiante voce black. I testi delle sue canzoni, quasi tutti autobiografici, raccontano spesso di forza interiore e senso dell’indipendenza che si vengono a creare a seguito di rotture sentimentali, argomenti di sicura presa per il pubblico LGBT sin dai tempi di I Will Survive di Gloria Gaynor, brani in grado di far ballare e riflettere allo stesso tempo.

In attesa del prossimo tour che toccherà quattro città italiane a primavera del prossimo anno, questo è quello che ci ha raccontato.

Cos’è un’evoluzione per te?
Quando ho scritto questo album nessuno dei titoli che mi venivano in mente funzionavano, perché non rappresentavano le canzoni che avevo composto. Considerando quello che mi è capitato negli ultimi anni con la malattia, decidendo per una seconda mastectomia al seno per asportare il tumore, un divorzio, a come la musica e il mondo stavano cambiando, e al fatto che avevo recuperato le sonorità dei miei primi tre lavori che avevo un po’ perso per strada, questo titolo è apparso perfetto e al contempo forte.

Il nostro paese ti ama particolarmente. Qual è il tuo rapporto con l’Italia?
Il mio ricordo più bello è legato a Luciano Pavarotti in occasione del concerto Pavarotti and friends del 2001. Credo che fosse la prima volta in assoluto che mi esibivo con un’orchestra e cantai Cowboy and kisses che era il singolo in uscita in quel momento, e con lui I ask of you con alcuni versi tradotti in italiano apposta. Mi ricordo tutto di quei momenti e durante le prove con me fu lui tremendamente adorabile, ma ho avuto un rapporto incredibile anche con altri artisti. Il duetto con Eros Ramazzotti per I Belong to You (Il ritmo della passione) avvenne grazie a un’idea di sua figlia Aurora.

Per celebrare i quaranta anni di Ti amo, invece, Umberto Tozzi voleva dare una nuova veste a un brano che ha un posto d’onore nella storia della canzone italiana e ha pensato a me. Credo che la versione che ne è uscita sia all’altezza dell’originale e che possa avvicinare un pubblico più giovane a questo grande cantautore.

Hai sempre avuto un forte seguito di pubblico gay. Secondo te come mai?
Mio padre era un cantante, mia mamma era un’attrice di Broadway che amava la letteratura russa e da qui il mio nome. Io uscivo spesso con lei e i suoi amici e le sue amiche di cui non era sempre chiaro a quale genere appartenessero. Spesso gli uomini erano truccati, cosa che però a me non era permessa. Per me quindi il vostro mondo era normale e sono sempre stata a favore dei diritti LGBT in qualsiasi modo e sono contenta di aver visto quante cose positive sono accadute.

Comunque io non faccio distinzioni tra pubblico etero e pubblico omosessuale. Ognuno ha diritto alla parità, ad amare ed essere amato e in questo album ho inserito My Everything che volevo fosse una musica perfetta come colonna sonora per un matrimonio. Mi capitò, infatti, di essere invitata alla cerimonia di nozze da una coppia di miei fan che si era conosciuta grazie a una mia canzone, ma io pensai che canto solo di persone che si lasciano e non volevo di certo augurare loro un futuro divorzio!

Un ultimo aneddoto?
Mi ricordo di aver visto la copertina dell’album Superman di Barbra Streisand, dove indossa dei pantaloncini bianchi e ha una capigliatura afro e aver pensato che era così bella e che se mai l’avessi incontrata probabilmente lei avrei dato un bacio lesbico e avrei preso una sbandata per lei.