Elenoire Ferruzzi, la regina della movida milanese, ci spiega come inconsapevolmente ha creato pubblicità gratuita a Carpisa.

(prima pubblicazione Pride marzo 2018)

 

Lei è Elenoire Ferruzzi, tra le regine trans più gettonate delle serate LGBT, sempre pronta a scorrazzare su e giù per la penisola, con un gusto particolarmente acceso per tutto ciò che è dissacrante, camp o sopra le righe, tanto da ricordare per certi versi la versione italiana della Divine di watersiana memoria, e certamente divine sono le sue unghie lunghissime e curatissime.

La scorsa estate è improvvisamente balzata agli onori delle cronache gossip a seguito di un suo breve filmato pubblicato in rete, in cui la nostra showgirl prende di mira il marchio Carpisa. Il video, che ha fatto il giro del web, riprende Elenoire mentre riceve una pochette fucsia in regalo da un’amica ed esclama: “Ma è di Carpisa? Carpisa è il male, mi fa schifo Carpisa!!!” e la lancia via inorridita.

A onor del vero il “controverso” clip probabilmente non sarebbe mai arrivato alla nota azienda produttrice di accessori, borse e trolley, se Stefano Gabbana non lo avesse postato sul suo profilo Instagram ritenendolo divertente. L’intervento dell’amministratore delegato di Carpisa non si è fatto attendere: rivolgendosi direttamente a Gabbana, ha insinuato che questi sia ossessionato dagli intimi Yamamay (altro marchio di proprietà della famiglia Carlino, fondatrice del marchio Carpisa) e del di lui fascino partenopeo, arrivando addirittura a minacciare una querela nei confronti dello stilista e di Elenoire.

Questa si è dichiarata dispiaciuta, affermando che la situazione non voleva rivelarsi offensiva, piuttosto ironica come gli altri video che la vedono protagonista, mentre dal canto suo Gabbana è riuscito a placare gli animi rispondendo che invece l’AD avrebbe dovuto ringraziare la Ferruzzi, perché il video costituiva di fatto una pubblicità gratuita e, che se la stessa mossa fosse stata prodotta nei suoi confronti, non avrebbe esitato a postarla egli stesso sul web.

Pace fatta quindi tra te e l’AD di Carpisa?
Sì, pace fatta, in realtà ci fu questa minaccia di querela, ma fu subito ritirata; è finito tutto in una bolla di sapone.

Perché proprio Carpisa e non un marchio estero?
In quel momento mi è venuto in mente Carpisa, avrebbe potuto essere Disegual, Bag o qualsiasi altro marchio decisamente meno conosciuto.

Cosa c’è oltre alla corporeità di Elenoire Ferruzzi, troppo spesso ancora oggetto di illazioni, critiche e giudizi negativi sulla propria sessualità e sulla propria fisicità?
Non mi preoccupo di cosa dica la gente, che nel mio caso è andata oltre. Le persone non stanno a guardare la mia fisicità, esteriorità: ciò è dimostrato dal fatto che sono seguita da molte mamme e da tutti i loro bambini che giocano a imitarmi. Evidentemente per altri non è così, ma non me ne tange.

Negli anni Settanta in Italia i termini gay, omosessualità, travestitismo, prostituzione maschile erano spesso confusi tra loro, ben diversamente da oggi. Tuttavia purtroppo oggi quando si parla di persone trans troppo spesso si pensa subito a una prostituta…

Io non sarei così pessimista: secondo me qualcosa anche rispetto alle trans è cambiato, nel senso che mi pare che oggi siamo andati un po’ oltre e la trans si è evoluta, spesso riesce ad avere un lavoro comune, chi più di rilievo, chi meno. Io mi batto quotidianamente perché non dev’essere più associata alla prostituzione. Inutile negarne l’esistenza ma fortunatamente non esiste più solo quella.

Che cosa, secondo te, dà fastidio a chi ti insulta, dell’artista Elenoire Ferruzzi?
Io vado avanti per la mia strada, non mi interessano gli insulti, che ritornino a chi li ha inviati.

Dopo centinaia di ospitate in locali LGBT su e giù per il belpaese, che cosa continua a entusiasmarti di queste serate?
Mi entusiasma l’affetto della gente e dei fan che mi sostengono, comunque e dovunque, è la linfa vitale per tutti noi che facciamo spettacolo.

Cosa ti piace ricevere di più dai tuoi fan?
Ricevere continuamente messaggi da parte di giovani che grazie a me hanno fatto coming out anche in famiglia; alcuni di loro durante le serate me lo rivelano commossi, piangendo e questa è una cosa meravigliosa, una grande soddisfazione.

Hai calcato parecchi palcoscenici, ce n’è uno in particolare su cui vorresti esibirti?
Quello di un teatro…vorrei fare teatro e vorrei fare cinema.

Cos’è in fondo il trash?
Il trash è negli occhi di chi lo guarda. Io continuo a fare ciò che mi interessa senza preoccuparmi di creare etichette.

Cosa ti attendi da questo 2018?
Ho un progetto, che però voglio per ora mantenere segreto. Voi continuate a seguirmi sulla mia pagina Facebook e in giro nei locali. Un bacio a tutti.