Dal prossimo 14 luglio (fino al 13 novembre) approda al prestigioso Museo d’Arte Moderna di Bologna (il “MAMbo”, in via Don G. Minzoni, 14) la mostra David Bowie Is. Esposizione itinerante per il mondo che ha già toccato Francia, Germania, Stati Uniti e dopo Bologna approderà in Giappone. Iniziata al Victoria & Albert Museum di Londra nel 2013 per omaggiare i cinque decenni d’attività della rockstar inglese, ora, dopo l’improvvisa scomparsa di Bowie, prosegue per eternarne più che mai il culto.
Costituita da materiali provenienti dagli archivi personali di Bowie, ne traccia la carriera con più di trecento “reperti” che includono gli incredibili e ormai “mitici” costumi di scena, fotografie e provini inediti, rarità discografiche, pagine di diari e stesure autografe dei testi delle canzoni, bozzetti originali per le scenografie e copertine dei dischi, video e strumenti musicali. Tutti cimeli già passati alla storia e non solo della musica pop-rock, a testimonianza d’una carriera straordinaria e unica che ha elevato Bowie a icona culturale più importante dei nostri tempi, il tutto in nome della “creatività” tout-court. Da pioniere innovatore, anche sul fronte dell’ambiguità sessuale estrema, a influente performer e rivoluzionatore dei codici musicali, di comportamento giovanile e soprattutto nei canoni del fashion internazionale. Una questione di “stile” e “gusto” in evoluzione e reinvenzione continua per decenni: dal glam rock al punk, dal movimento new romantic alla new wave e ben oltre col nuovo millennio.
La mostra esplora soprattutto i rapporti di Bowie con artisti e designer di moda, grafica, teatro, arte e cinema. Includendo i celeberrimi bodysuits in lamé per il tour di “Ziggy Stardust”, nel 1972, realizzati dallo stilista Freddie Burretti. Presenti anche le fotografie di Bryan Duffy per le copertine di Aladin Sane (1973) e Ashes to Ashes (1980), oltre a quelle del giapponese Masayoshi Sukita per i celebri costumi di plastica del designer Kansai Yamamoto e poi anche per gli scatti iconici in bianco e nero per la copertina di Heroes (1977).
Un continuo lavoro d’avanguardia artistica che rivela l’evoluzione d’ogni idea creativa iniziale di Bowie, dalla sua complicata elaborazione fino alla realizzazione pratica. In occasione della mostra bolognese verrà messa in vendita, a tiratura esclusiva e limitata, una versione in vinile blu del 45 giri con la versione italiana di Space Oddity, brano che col testo di Mogol divenne Ragazzo solo, Ragazza sola nel 1970.
Un personaggio come Bowie che continua a essere, inevitabilmente, presente ed influente non solo per il suo ultimo CD Blackstar, ancora in classifica, ma soprattutto in campo artistico e creativo. Il pittore romano Eros Renzetti ne ha appena affrontato un omaggio, con relativa video-installazione, dal titolo “Shaman”.
E la leggenda di Bowie è tramandata anche nei molti aneddoti di chi lo conobbe da vicino. Per esempio l’amico scrittore e poeta Ignazio Gori che era stato di recente in trattativa con Bowie, per un adattamento teatrale del romanzo vampiresco/lesbico Carmilla di Le Fanu, me l’ha raccontato in questo modo assai curioso e inedito: “Ricordo il giorno grigio e piovoso che Hans Kauffman, suo amico dai tempi di I ragazzi dello Zoo di Berlino, mi portò con il suo fuoristrada a Wannsee, dove Bowie risiedeva a Berlino. Notai subito le spoglie pareti di quella abitazione. Hans mi disse di non farci caso, che David aveva una strana fobia, temeva che ogni cosa potesse cascargli addosso: quadri, suppellettili, crocifissi… soprattutto i crocifissi. Era un uomo tranquillo, pacifico, di poche parole. Mi chiese da quale città venissi e poi aggiunse che una cosa dell’Italia amava in particolare: il prosciutto crudo. Lo aveva assaggiato nel cascinale di Pieraccioni in Toscana ed era andato fuori di testa (disse proprio: “It squeezed my mind!”).
Mi raccontò anche di un santone vegano che gli raccomandò una dieta basata esclusivamente sulle carote, perché solo il Miracolo Arancione (lo chiamò così: “Orange Miracle”) poteva garantire l’immortalità. Ma dovette interrompere la dieta quando il carotene venne fuori colorando di arancione l’attaccatura dei capelli, la pelle intorno ai capezzoli e le unghie di mani e piedi. Quando tornai in Italia ripensai alla storia del prosciutto, così ne comprai uno di montagna, nella zona di Bassiano (LT) e glielo spedii per posta. Due settimane dopo mi arrivò la sua telefonata, pochissime parole, per ringraziarmi del dono. Una telefonata che non dimenticherò mai. Quel santone toppò miseramente, le carote non danno l’immortalità, ma Bowie è più che mai diventato immortale lo stesso!”.