Registriamo le voci di alcuni componenti del movimento gay che commentano il dibattito in corso nel paese sul DDL Cirinnà.
Marilena Grassadonia di Famiglie Arcobaleno ha a cuore il nodo della stepchild adoption, ma si rammarica che si blateri di “utero in affitto”. “Avverto toni violenti contro la scelta di vita omogenitoriale. Ci stanno facendo vivere una tensione esagerata, per cui dobbiamo stare attenti che i nostri figli non ascoltino quel che si dice di loro in tv. Siamo consapevoli che questa legge è solo il primo passo per il riconoscimento e l’eguaglianza dei nostri bambini. In queste settimane siamo invitati spesso in tv per dimostrare la “normalità” delle nostre famiglie; ci sta stretto questo ruolo, però capiamo che per la massa della popolazione siamo un fenomeno relativamente nuovo, per cui ci mettiamo la faccia. Ho sentito personalmente alcuni senatori paragonarci alle cagne in calore e agli OGM, si utilizzano i bambini per portare avanti idee discriminatorie. Non viene mai detto che la stepchild non è solo un diritto, ma ci inchioda alle responsabilità di genitori. Noi chiediamo più doveri verso i bambini”.
Anche il presidente di Agedo Fiorenzo Gimelli, non è felice di come avanza la discussione infinita su questa legge: “Il dibattito è pieno di pregiudizi e offese inaccettabili. Si può sicuramente discutere del tema della maternità surrogata, ma usato in questo contesto sembra orientato più a fomentare paure che ad affrontare razionalmente le questioni. La legge in discussione nella sua integrità è un primo passo verso una pari dignità tra le persone omosessuali e quelle etero. Senza l’adozione sarebbe un vicolo cieco offensivo”.
Yuri Guaiana dell’associazione radicale Certi Diritti annuncia invece che “ci siamo sentiti in dovere di scrivere al presidente del Senato Pietro Grasso perché prenda posizione contro le offese alla dignità delle persone lgbti che vengono ripetute in aula durante il dibattito sul ddl Cirinnà. Da settimane il paese sta imparando a conoscere meglio la realtà della popolazione LGBTI, ma purtroppo si fa spesso un minestrone di argomenti. È vergognoso il contegno di Repubblica che spara in prima pagina notizie pretestuose”.
Maria Grazia Sangalli di Rete Lenford crede che “si stia perdendo una grande occasione per affrontare con serietà un passaggio storico sui diritti civili, mentre dilagano la disinformazione e la polemica strumentale. Resteranno agli atti parlamentari i tanti vergognosi interventi in aula e la sensazione che il legislatore sia incapace persino di discutere consapevolmente di cittadinanza, uguaglianza e diritti fondamentali. Il tentativo della nostra associazione è quello di calare la discussione nel contesto giuridico, respingendo confusione o sovrapposizioni con questioni che nulla hanno a che vedere con questa proposta di legge, come è il caso emblematico dell’utero in affitto. La sentenza depositata a febbraio dal Tribunale per i Minorenni di Roma ci ha aiutato a ribadire che la stepchild è già prevista nel nostro ordinamento e i giudici la applicano anche alle coppie formate da persone dello stesso sesso. La discussione in corso non solo è molto diseducativa ma anche controproducente, perché oscilla tra concessione e negazione: le famiglie omosessuali sono famiglie ma non troppo, i diritti sono quelli del matrimonio ma non tutti”.
Il sentatore del PD ed ex presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice ricorda che a trent’anni dalla prima proposta di legge sulle coppie di fatto, “mai prima di oggi un’aula del parlamento aveva ritenuto importante discuterne. Un’altra generazione di lesbiche e gay italiani è invecchiata o se n’è andata senza che lo Stato riconoscesse la dignità dei loro amori. Questa legge purtroppo non è il matrimonio egualitario per cui abbiamo combattuto e combatteremo, è un compromesso doloroso; ma è un primo passo verso un nuovo diritto di famiglia che sappia dare risposte a tutti”.
“Il dibattito è piuttosto deludente”, osserva Franco Grillini, anche lui presidente onorario di Arcigay come Lo Giudice. “Nessuno che faccia notare come non ci sia pari dignità rispetto alle coppie etero. Noto toni da ultima spiaggia da parte della destra: siamo di fronte a uno scontro frontale comprensibile, anche se i risultati sono insoddisfacenti. Ma mentre finora era impossibile ipotizzare qualsiasi tipo di dibattito serio sulla questione dei diritti per le coppie gay, bisogna osservare che siamo alla fondamentale rottura di un muro, e non è solo il primo passo: con questa legge le coppie potranno unirsi con quasi tutti i diritti di una coppia etero, tranne l’adozione, la fecondazione assistita e il matrimonio religioso: siamo alla legge danese del 1989!
La legge Cirinnà è una norma che qualifica senza dubbio l’intera legislatura, ovviamente se passerà. E per una volta Renzi mantiene una promessa dandosi una riverniciata di sinistra. Ma c’entra ovviamente anche il lavoro dei giudici, le pressioni dell’Europa e il ruolo determinante del movimento che tiene:, le piazze del 23 gennaio hanno azzerato il Family Day”.