“Un varietà, ma anche uno spogliarello dell’anima” così la regista Emma Dante definisce la sua Operetta burlesca. Aveva già dato voce ai turbamenti e all’emarginazione di chi si sente costretto in un sesso che avverte non appropriato sia in Mishelle di Sant’Oliva (più incentrato sul rapporto padre-figlio) che nelle Pulle (ove la diversità sessuale era esasperata da corsetti e guaine discinte), ma con questo lavoro, di cui firma testo, regia, scene e costumi, Emma scandaglia in profondo la psicologia del protagonista nel suo anelito alla piena espressione di sé e alla conquista dell’amore. Pietro (il sorprendente Carmine Maringola) è cresciuto nell’hinterland napoletano: un padre-padrone violento e una madre opportunista (interpretati entrambi da Francesco Guida) che ben presto gli chiedono di lavorare alla pompa di benzina della famiglia. Arrivato alla soglia dei 40 anni, vive una totale scissione: in pubblico maschio e nel privato, chiuso nella sua cameretta o in fuga a Napoli nel giorno di riposo, travestito fasciato in abiti sexy.
Il destino sembra sorridergli facendolo incontrare con un partner con cui intesse una storia che dopo un paio d’anni finisce amaramente con la scoperta di quanto l’uomo gli aveva taciuto. A Pietro non resta che tornare a rinchiudersi nella sua stanza. Operetta Burlesca sarà al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 13 al 18 ottobre e al Vittoria di Roma dal 20/10 all’1/11 nell’ambito del festival Romaeuropa (fino all’8/12) nel cui cartellone di altissimo profilo sempre della Dante troviamo anche Io nessuno e Polifemo (4-8/11), un’originale intervista che la stessa autrice in scena fa al gigante, un altro “diverso” dei miti omerici. www.romaeuropa.net
Intercity Festival giunge alla 28a edizione (fino al 31/10): fondato da Barbara Nativi, di cui ricorre il decennale dalla scomparsa, ha fatto transitare dal palcoscenico del teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino la nuova drammaturgia proveniente dalle capitali di mezzo mondo. Da Montreal vent’anni fa arrivava un testo esplosivo di Michel Tremblay, Le cognate (al teatro Puccini di Firenze sino al 4/10), allora tradotto e diretto da Barbara, ora riproposto per la cura di Dimitri Milopulos: a metà tra comico e horror, vede al centro un coro al femminile che rivela abissi interiori e mostra uno spaccato della storia del Québec alla fine degli anni Sessanta, ma tocca questioni ancora attualissime. Dello stesso autore è in programma Frammenti di inutili bugie (in forma di mise-en-espace alla Limonaia il 26/10). L’omosessualità e la sua accettazione da parte di alcune componenti della società come la famiglia, il clero e l’individuo stesso sono gli spinosi temi trattati nella pièce. www.teatrodellalimonaia.it