Potrebbe sembrare scontato ma non lo è: per fare della pornografia il proprio mestiere, non basta essere un discreto toro da monta e avere una tornitissima dotazione al di sopra della media. Non basta un fisico scolpito e non basta la libidine.
L’ingrediente segreto, quello che distingue un semplice performer da un attore di successo, sta nel mix di personalità, spregiudicatezza e carisma. Caratteristiche difficilmente collocabili ma immediatamente riconoscibili. Ce lo spiega molto bene Ettore Tosi, colonna portante della Lucas Kazan Productions. Regista, produttore e ovviamente attore, è uno dei nomi italiani più noti a livello internazionale nel campo della pornografia gay. Nella nostra chiacchierata abbiamo provato a identificare il profilo del candidato medio, abbiamo messo a confronto l’approccio italiano con quello del resto del mondo e addirittura demolito qualche luogo comune.

Qual è il modello generale della Lucas Kazan Productions? Andando oltre le ovvie richieste di prestanza fisica, quali sono le caratteristiche necessarie per guadagnarsi un posto nel mondo dell’hard?
Puntiamo da sempre sui maschi mediterranei (come siciliani e spagnoli), con un’età media compresa tra i ventitre e i trent’anni, qualche eccezione al di sotto e pochissime al di sopra. Evitiamo di competere con gli adoni della Bel Ami e di Eurocreme. Così come evitiamo di competere con i super-macho della Titan o di Raging Stallion. Dei classici requisiti, ovvero volto, fisico e dotazione, ne sono indispensabili almeno due. Ci sono poi requisiti meno facili da definire: una buona dose di narcisismo ed esibizionismo, per esempio. La disinvoltura di fronte all’obiettivo. È importantissima la personalità giusta: un fisico scultoreo ma senza personalità non bucherà mai lo schermo.

Quando si parla di pornografia in molti pensano ai guadagni facili: è una delle ragioni che spingono un ragazzo a considerare questa professione?
Il porno non è una professione. Non più. È un’avventura. Anche duratura, ma limitata nel tempo. È l’opportunità di viaggiare, evadere dalla routine, fare esperienze diverse. I guadagni non sono certamente facili. La pirateria, le cam, il porno gratuito hanno cambiato il volto di un’industria un tempo florida e avventurosa. I produttori stringono la cinghia, i budget sono tre, quattro volte inferiori ai budget pre-2006. Altrettanto i cachet. Non a caso, gran parte degli studios “storici” hanno chiuso i battenti, o sono stati assorbiti: da Studio 2000 a Hot House. Idem i siti amatoriali, cresciuti dal 2000 in poi su internet. Persino SeanCody.com, senza dubbio il più popolare, è stato venduto a una mega-corporation come MindGeek/Men.com. Certo, non mancano le eccezioni: BelAmiOnline e CorbinFisher continuano a crescere, ma si tratta di siti con vaste risorse, sia umane sia finanziarie.

Vogliamo sfatare una volta per tutte questi falsi miti? Un attore emergente, e quindi ancora senza un nome altisonante, quanto può guadagnare in media a scena?
Un modello Falcon o Lucas Kazan guadagna oggi sui 1000, 1200 dollari a scena. E stiamo parlando della Falcon! Figuriamoci gli altri. Da noi in Italia manca la mentalità di agganciare la carriera porno agli spettacoli live, alle cam e/o all’escorting. Ovvero di usare il porno come volano pubblicitario per attività limitrofe e complementari. Manca la voglia di investire tempo ed energie con i social network: prendiamo ad esempio un modello serio come il francese Jordan Fox. Ha il suo blog, il suo sito, la sua pagina Facebook, l’account Twitter e Instagram… tutti regolarmente aggiornati.

Curiosiamo tra i dettagli: esistono pratiche più pagate di altre? Un’altra leggenda vuole gli attivi più richiesti e pagati rispetto ai passivi, di cui invece c’è abbondanza: un po’ come nel mondo reale, insomma…
No. Direi il contrario: convincere alcuni top a cambiare ruolo non è sempre facile. Due esempi: come Lucas Kazan, non siamo mai riusciti a persuadere il ceco Vilem Cage, e ci abbiamo provato. Dopo anni, ci siamo invece riusciti con l’italiano Matthias Vannelli, ma era il 2006 e il suo cachet… astronomico. È vero invece che il ruolo attivo è sempre più difficoltoso di quello passivo, anche con Viagra, anche con Caverject (un farmaco vasodilatatore a base di prostaglandina E1, che si inietta direttamente nei corpi cavernosi del pene, per mantenere e prolungare l’erezione, anche in eventuale assenza di stimolo sessuale, ndr).

Come in ogni campo, anche nella pornografia probabilmente ci sono delle mode. Rispetto al 1998 – quando è stata fondata la Lucas Kazan Productions – come è cambiata la richiesta del pubblico?
Internet ha privilegiato l’amatoriale e penalizzato (anche economicamente) il film “patinato”. Cominciai a sperimentare il porno vérité già nel 2000, assai prima che diventasse popolare su XTube e sulle cam. Sia con gli XXXCastings, sia con i Private Sex Files, che documentano le mie avventure erotiche senza il filtro di un set e di una troupe. È altrettanto vero che la pirateria in internet ha polverizzato i budget e abbassato il sipario sulle grandi produzioni di un tempo. Tutto cambia.
Dopo quattordici anni di reality (più o meno amatoriale, più o meno low-budget), sembra che il pubblico cominci a stufarsi della solita minestra e a premiare produttori come CockyBoys, intenti a trovare nuove strade.

Cosa deve sapere un giovane italiano che oggi decide di prendere parte a un casting per aspiranti attori hard? Quali sono i passi da compiere? 
Ogni studio ha il suo link per i casting, la sua pagina Facebook e Twitter, il suo blog. Insomma… gli aspiranti di oggi non hanno che l’imbarazzo della scelta. Ma attenzione a scegliere lo studio giusto: se hai quarant’anni non ha senso proporre la tua candidatura alla Bel Ami. Proponila alla Titan. Se ti interessano i water sports, perché scrivere alla Lucas Kazan?
Consiglio poi agli aspiranti una buona dose di autocritica: sei certo di avere le carte in regola per proporre la tua candidatura allo studio XYZ? Per noi produttori, questo è un lavoro: abbiamo una tipologia di modelli da rispettare, un pubblico esigente da soddisfare, un mercato da difendere. Putroppo nel 95% dei casi, ci si candida invece per una passeggera fantasia masturbatoria, magari nel cuore della notte, quando si fantastica di scopare con Kris Evans o col nostro Matthias Vannelli.
Infatti posso contare sulle dita di due mani i modelli che negli ultimi sedici anni ci hanno scritto e hanno superato a pieni voti i casting. Da Dario D’Alba a Federico D’Angelo. Tutti gli altri, siamo stati noi produttori (agenti, scout, fotografi) a scovarli, a coltivarli, a persuaderli.

Sapreste fornirci un profilo del candidato medio che si propone alle vostre selezioni? Studenti, lavoratori, disoccupati… e a tal proposito: avete mai avuto l’impressione che certe candidature fossero in qualche modo legate alla crisi economica di questi anni zero? 
Non esiste un profilo del candidato medio. Abbiamo provinato militari, studenti, laureati, professori, imprenditori… È davvero raro che qualcuno si candidi soltanto per ragioni economiche. Se sei gay, ci si candida piuttosto per inseguire una fantasia, o per narcisismo: “se lavoro per la Falcon o per la Bel Ami sono davvero fico”.

Una domanda di carattere geografico: la Lucas Kazan Productions è stata fondata in California, e collabora con modelli di diverse nazionalità. Gli italiani hanno un approccio in qualche modo differente rispetto al resto del mondo?
Gli italiani sono dieci volte più difficili degli altri. E le ragioni sono tante: il cattolicesimo, il machismo, l’omofobia, la famiglia.
Mi spiego: in America, in Ungheria, nella Repubblica Ceca, i ragazzi se ne vanno di casa a 18 anni. Da noi si resta a casa fino ai trent’anni e mamma e papà allungano la paghetta. Non trovandosi di fronte alle responsabilità, mancano la voglia di investire su una scelta (in questo caso quella del porno), mancano serietà e professionalità. Solo noi italiani cancelliamo un ingaggio all’ultimo minuto (“ho cambiato idea, sto male, il mio datore di lavoro mi ha modificato gli orari”). Solo gli italiani ci scrivono dopo l’esordio online: “Oddio, il mio ragazzo ha scoperto tutto. Mio padre, mia madre, gli amici”.

Perché scegliete attori italiani allora?
Perché Lucas Kazan è italiano, perché io sono italiano, perché, volenti o nolenti, l’Italia è la nostra nicchia e l’immaginario collettivo ancora ci consegna il mito dello stallone italiano. Ma non c’è dubbio che George Duroy della Bel Ami sia stato centomila volte più fortunato con gli adoni dell’Est europeo! Né omofobi né cattolici né “bamboccioni”. Ed è davvero un peccato: vuoi mettere i bei ragazzi siciliani, i napoletani, i pugliesi? Altro che la concorrenza ceca e brasiliana.

Spostiamo l’attenzione su un piano più personale, ovvero quello delle relazioni. Come vive un attore porno la propria sfera emotiva? Il mestiere, compromette la possibilità di intrecciare legami stabili? Quali pregiudizi si trovano ad affrontare questi performer?
I pregiudizi si possono immaginare facilmente. In una video intervista rilasciata sul nostro set siciliano Bruno Boni spiega: “In Italia si tende o a mitizzare la figura del porno attore. O viceversa a giudicare per pregiudizi e stereotipi. A ritenere che chi fa questo lavoro, perché di lavoro si tratta, sia per forza di cose una persona promiscua. Ma nel privato non sono il personaggio Bruno Boni. Sono riservato, per nulla esibizionista”.
Se è vero che a causa dei pregiudizi intrecciare legami stabili e significativi sia talvolta più difficile, è altrettanto vero che non pochi porno attori questi legami li abbiano intrecciati.
Prendiamo ad esempio il cast del mio ultimo film, The Men I Wanted 2: Bruno Boni, Tomas Brand, Dario Beck, Leo Domenico, io stesso: siamo tutti in una relazione a lungo termine.