La prima volta è stata a Brescia. Era agosto 2013. Una cinquantina di persone in piedi, ordinate in file perfette, a leggere un libro. Sembrava un’azione innocente ma bastava interrogarsi sulle motivazioni per scoprire che in realtà si trattava di una mobilitazione contro le libertà personali.

Le Sentinelle in piedi cominciavano così una campagna contro il disegno di legge Scalfarotto contro l’omo e la transfobia che era allora all’esame della Camera e che oggi giace in attesa di discussione alla Commissione Giustizia del Senato. Da quel momento decine di città hanno ospitato le loro manifestazioni, tanto silenziose nel modo di svolgersi quanto eclatanti nelle conseguenze. La strategia delle Sentinelle è infatti azzeccatissima: a chi non verrebbe spontaneo simpatizzare con uomini e donne ordinati e disciplinati intenti a leggere silenziosamente un libro in pubblico?

Una strategia così efficace ha sollevato subito una domanda cruciale nel movimento gay: come reagire? Controbattere rischia di favorire la loro visibilità, restare in silenzio potrebbe risultare una triste sconfitta. Ecco perché alcuni non se la sono sentita di rimanere a casa. Qualche gruppo ha inscenato fragorose contromanifestazioni che in alcuni casi sono sfociate persino in colluttazioni e aggressioni. Altri hanno provato la strada della creatività. Come i Sentinelli lgbt, nati a Milano e poi sviluppatisi in altre città. Ce ne parla Luca Paladini, tra i fondatori di questo spontaneo movimento.

Come nascono i Sentinelli?
Quando le Sentinelle in piedi organizzarono a ottobre una veglia a Milano, io e altri quattro amici di Facebook avevamo voglia di andare a rompergli le balle in maniera spiritosa. Grazie al tam tam sulla rete, la cosa ha preso una piega inaspettata: ci siamo ritrovati in più di cento persone a fare un girotondo mostrando cartelli ironici. Era un bel successo ma pensavamo che la cosa finisse lì. Invece la pagina su Facebook ha continuato a crescere e a collezionare un numero di “like” impressionante.

Infatti a oggi avete più “like” della pagina delle Sentinelle in piedi!
L’abbiamo chiamata “operazione sorpasso” ed è stata una bella soddisfazione. Con tutto questo seguito, non potevamo stare fermi: così in tre mesi abbiamo realizzato tre iniziative di piazza. All’Arco della Pace, a dicembre, ci siamo seduti non lontani da loro: siamo arrivati in più di 250, ognuno di noi faceva qualcosa, chi lavorava a maglia, chi mangiava un minestrone, chi giocava. Volevamo dare una risposta ironica: se dovessimo scegliere uno slogan che sintetizzi la nostra strategia sarebbe “una risata vi seppellirà”. Non volevamo certo andarli a provocare perché altrimenti avremmo solo aumentato la loro visibilità.

Chi sono i Sentinelli lgbt?
Siamo assolutamente eterogenei. Io ho partecipato diverse volte ai Pride, ma nel gruppo ci sono persone di estrazioni molto diverse. E non siamo tutti gay, anzi sono quasi più le persone eterosessuali che omosessuali. È un movimento aperto, chiunque può aderire!

Avete avuto contatti con le associazioni lgbt milanesi?
Sì, prima dell’iniziativa all’Arco della pace abbiamo avuto un incontro con le realtà lgbt cittadine presso l’Arcigay di Milano. Alla fine le posizioni all’interno del movimento non erano unitarie: Arcilesbica ci ha seguito subito, ma in Arcigay erano più scettici. Temevano che scendere in piazza potesse servire per dare visibilità alle Sentinelle in piedi. In realtà io credo che la questione importante sia il taglio che dai all’iniziativa: è la creatività che determina se fai il loro gioco o meno.

Come pensi che si possa sviluppare il vostro movimento?
Stiamo pensando a iniziative che lancino delle proposte e non limitarci solo a manifestare contro le Sentinelle. Per il 14 febbraio faremo una grande iniziativa per una legge contro l’omofobia: vorremmo organizzare un enorme girotondo che copra tutta piazza Duomo, al quale partecipino migliaia di persone. Lo slogan, perfetto per una manifestazione che si tiene nel giorno che celebra l’amore, è “Fermiamo l’odio”. Comunque, al di là della legge sull’omofobia, siamo pronti a mobilitarci su tutti i temi della laicità: abbiamo fatto una manifestazione sulla tutela della legge 194 sull’aborto e stiamo cercando di fare qualcosa con i radicali sulla eutanasia. Poi potremmo anche pensare di darci una struttura minima: siamo appena nati ma avendo già 15000 persone che ci seguono forse è il caso di porci la questione.

Se qualcuno volesse unirsi a voi come potrebbe fare?
Il metodo di contatto più rapido è su Facebook: basta cercare “sentinelli” e ci sono varie realtà in tutta Italia. Dopo le iniziative milanesi, sono nati i Sentinelli di Piacenza, di Sassari e presto anche a Torino. Il logo è simile al nostro, in cui appaiono degli omini e un duomo di Milano stilizzato, ma in ogni città il duomo viene sostituito con un simbolo locale. Quindi è impossibile non riconoscerci!