Grosseto è la città che ha fatto da “apripista”. Poi Fano, Napoli, Bologna, Udine, Firenze, Piombino, Siracusa, Empoli, Livorno, Roma e infine Milano. Presto probabilmente anche Catania e molti altri comuni.
La trascrizione in Italia dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso è stata uno tsunami travolgente: ne abbiamo letto su tutti i giornali, ne hanno parlato i tg e il matrimonio gay è finalmente rientrato nell’assopito dibattito politico italiano.
La “bomba mediatica” è scoppiata quando il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha finalmente annunciato via Facebook che avrebbe trascritto i matrimoni di ben dieci coppie milanesi.
Il lavoro per arrivare a questo risultato è stato lungo: ha comportato studio in biblioteca, battaglie in tribunale e interminabili riunioni tra noi giuristi della ReteLenford e le “nostre” coppie sposatesi all’estero (tra di loro il mitico Philippe, bravissimo e dolce artista-fioraio parigino, e Antonella, la calabrese verace e grintosa, o Andrea, il giornalista di successo, con suo marito Luca, ricercatore).
Grazie al loro prezioso sostegno, abbiamo avuto contatti febbrili con le istituzioni milanesi, come la Commissione pari opportunità, dove i consiglieri di destra ci vomitavano rabbia addosso, proclamandosi contrari al matrimonio gay e atteggiandosi a Senatori della Repubblica: uno spettacolo imbarazzante. Infine abbiamo ottenuto un incontro finale, decisivo, con Giuliano Pisapia, a Palazzo Marino, nella sua sala riunioni, stracolma di quadri antichi. “Sì, o no?”, gli abbiamo chiesto io e altri tre avvocati della ReteLenford. Lo confesso: ero emozionatissimo. Alla fine è stato un sì coraggioso, dirompente, ma soprattutto legittimo.
Ma quali sono gli effetti della trascrizione delle nozze gay nei registri comunali?
Qualcuno si è affrettato a ridurre il loro valore a un atto solo simbolico. Non è affatto vero: “i trascritti” potranno usufruire dell’estensione della normativa comunale ed europea in materia di famiglia, non (ancora) invece di quella nazionale, per cui è necessaria una legge del nostro Parlamento, o un intervento dirompente della nostra Corte costituzionale o di quelle sovranazionali europee. Inoltre, l’atto di trascrizione ha un forte valore “probatorio”: se un coniuge muore, quello che gli sopravvive può chiedere il risarcimento del danno all’ospedale inefficiente o all’automobilista che l’ha investito, senza dovere provare la sua unione con lunghe e faticose testimonianze orali, quasi fosse un estraneo. Basterà infatti produrre al giudice il certificato di trascrizione del suo matrimonio.
Inoltre, bisogna anche pensare a cosa potrebbe accadere se il matrimonio non fosse trascritto: il coniuge italiano apparirebbe single per lo stato italiano, e potrebbe, se lo volesse, risposarsi in Italia, diventando “bigamo”, così che, supponiamo, in caso di sua morte, ci sarebbero ben due coniugi superstiti che rivendicherebbero diritti nei confronti della sua eredità, con un cortocircuito giuridico complicatissimo che, grazie alla trascrizione, si evita in partenza.
Da Roma, a stretto giro, è arrivato immediatamente uno stop iroso alle trascrizioni da parte del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha diffuso una circolare ministeriale per richiamare all’ordine i Sindaci, come se questi fossero sceriffi che vivono nel far west. Alfano, ministro designato da Renzi, ha annunciato guerra: annullerà tutti i provvedimenti, che per lui sono solo “autografi” su carta straccia.
Peccato che non possa annullare proprio niente: la legge prevede infatti che sia la Procura della Repubblica, non il Ministro, a doversi attivare, se lo ritiene opportuno, contro i provvedimenti di trascrizione, in sostanza facendo direttamente causa ai sindaci e alle coppie (la scelta di annullare le trascrizioni spetta quindi alla magistratura, non al ministero, il quale si limita a meri e inutili spot).
Oltre 30 stati USA e 11 stati europei e quasi la totalità dell’America latina, oltre che il Sud Africa, hanno provveduto ad allargare l’accesso al matrimonio a tutti coloro che si amano: abbandonando la pessima stagione delle unioni civili (oggi presenti anche in Croazia, Slovenia, Estonia), che spesso si sono rivelati dei veri e propri “pasticci” giuridici, e che per questo motivo sono stati più volte bocciati dalle Corti supreme internazionali, in quanto discriminatori nel garantire molti meno diritti rispetto al matrimonio.
Viene da dire, in definitiva, che c’è un solo matrimonio tra persone dello stesso sesso che merita di essere annullato: quello tra Matteo Renzi, il peggior antagonista di questa vicenda: silenziosamente ma strenuamente contrario al matrimonio gay, e il suo “vero” marito, Angelino Alfano.