Nell’epoca dei social network, tutto è diventato facilmente accessibile, anche e soprattutto il sesso. Sul web, adolescenti incapaci di arrossire, si dividono tra spregiudicatezza e ingenuità, consapevoli del proprio corpo e (apparentemente) senza il filtro del pudore. E tra desiderio, difficoltà e apprensione lo rivelano nei dettagli grazie ai nuovi strumenti che hanno a disposizione. Anche se, a sorpresa, non sempre la prima volta si coglie su Internet.
Alberto, un ragazzo di Firenze moro e di aspetto decisamente mediterraneo, per esempio ci confessa: “Avevo quindici anni ma ne dimostravo sicuramente qualcuno di più. In estate si andava alla casa al mare, alternando alle giornate in spiaggia qualche uscita serale con gli amici. Parlando con alcuni di loro scoprii, poco distante da casa, una piccola gola di sabbia che nel tardo pomeriggio diventava un affollato luogo d’incontro tra uomini. Incuriosito decisi di cercarla”.
“Arrivato sul posto, facendo attenzione, si potevano chiaramente vedere nella radura vicina degli strani movimenti. Per lo più si trattava di uomini di mezza età, che, tra strizzate d’occhio e cenni del capo, mi invitavano a seguirli. Ricordo un uomo piegato contro uno scoglio, e dietro di lui un ragazzo più giovane, sudatissimo, che lo scopava mentre un altro guardava facendosi una sega”. Alberto era intrigato e spaventato: “Certe cose le avevo sempre e solo viste nei film che scaricavo da internet. Nonostante il cazzo duro decisi di andarmene, prendendo il sentiero che portava alla strada principale. Proprio lì incontrai un ragazzo di vent’anni, molto carino, che mi si affiancò iniziando a chiacchierare. Si chiamava Fabio ed era alla ricerca di un incontro con un suo coetaneo. Come me, sembrava a metà tra la voglia e la diffidenza. Era bello avere qualcuno con cui parlare liberamente di tutte quelle cose che non potevo certo raccontare ai miei compagni di scuola. Bastò un sorriso d’intesa per ritrovarsi contro un albero, eccitati e con il costume abbassato”.
Anche l’approccio al sesso di Luca con il suo miglior amico Marco è “all’antica”: “Avevamo entrambi tredici anni e frequentavamo la stessa scuola ma non la stessa classe. Ci siamo conosciuti durante una partita di calcio, in pausa pranzo, diventando subito amici. Un pomeriggio lo invitai da me e approfittando dell’assenza di mia madre uscita per alcune commissioni, ci mettemmo a guardare video hard dal computer di mio fratello… Il passo a una sega insieme e all’esplorazione reciproca del corpo fu molto breve. Quando per la prima volta vidi il suo uccello schizzare rimasi come incantato, capendo che non sarebbe stata certamente l’ultima”.
Goloso, ma torniamo ai due tredicenni che confermano la tendenza, rilevata dalle rare ricerche sul tema, dell’abbassamento di età per la prima volta dei gay italiani. Uno studio degli anni Novanta sulla condizione omosessuale intitolato II sorriso di Afrodite, stabiliva che il quaranta percento dei gay intratteneva il primo rapporto tra i sedici e i vent’anni, e il trenta percento invece tra gli undici e i quindici anni. Un’indagine sociologica più recente, Omosessuali moderni (ed. Il Mulino, 18 €), del 2001 (ma poi aggiornata e ristampata nel 2007), fissava a un’età media di 12,8 anni per il primo (seppur incompleto) rapporto sessuale gay.
E, al di là delle testimonianze di Alberto e Luca sembra essere ormai il web la frontiera per la prima volta dei giovani gay italiani. Che, non sempre, percorrono strade esplorate.
Filippo per esempio, dopo un faticoso coming out ha deciso di sperimentare la sessualità con un escort contattato grazie a un annuncio sul web. “Fino a quel momento – ci racconta – ero stato solo con ragazze. Avevo diciotto anni e nessuna esperienza, così pensai che pagare un professionista fosse la cosa migliore. Trovai il suo numero su un sito di annunci, e già al telefono mi mise a mio agio. Fece tutto lui, così mi lasciai guidare. Forse non ci sarà stato molto romanticismo, ma ricordo con piacere quell’esperienza e tornando indietro rifarei tutto esattamente allo stesso modo”.
Sempre un social network è stato il primo cupido del quindicenne Riccardo: “Ci siamo conosciuti su Facebook, e dopo settimane passate a scriverci abbiamo deciso di incontrarci. Io avevo quindici anni e lui diciotto. Ricordo che presi il treno e scesi alla fermata che mi aveva indicato, poco fuori Milano. Mi piacque subito, era come nelle foto”. Peccato che nessuno dei due giovani avesse la casa libera…
“Dopo solo dieci minuti, mentre camminavamo, mi disse che gli sarebbe piaciuto uscire con me una sera, visto che aveva da poco preso la patente. Non fu facile organizzare la cosa, ma con la complicità di un’amica, riuscii a convincere i miei genitori a farmi uscire. Rimasi ad ascoltarlo parlare tutta la sera, fino a che non mi feci forza e lo baciai. Sul sedile posteriore di quell’auto, nell’enorme parcheggio di una discoteca chiusa, si consumò la mia prima esperienza, alla quale ne seguirono altre. Continuammo a frequentarci per quasi un anno”.
Anche Simone, un biondino di Novara piuttosto sicuro di sé, si rivolge al mondo delle chat e di internet: “Iniziai per gioco, con alcuni amici. Passavamo le serate davanti al computer a chattare con sconosciuti, inventando storie e nomi senza prenderci sul serio. Quando un giorno mi misi da solo davanti allo schermo, con il nickname “15enne”, mi resi conto che forse il mio interesse andava oltre la semplice presa in giro degli omosessuali di una sera. Conobbi Paolo, un venticinquenne italo-francese. Ci scambiammo i numeri di telefono e dopo qualche telefonata finalmente ci incontrammo. Era uno sportivo, fidanzato con una modella, ma con una passione segreta per i ragazzi”.
“Una sera – continua Simone – Paolo mi parlò di un appartamento che un suo amico usava come pied-à-terre. Non lo avevo mai fatto prima, ma lui era più nervoso di me. Fui io a prendere letteralmente in mano la situazione. Non era un adone, ma aveva un gran fisico e un cazzo enorme. Nonostante provassi una forma di dolore mai sentita prima, non lo avrei fermato per niente al mondo. Non lo sapevo, ma quell’esperienza avrebbe irreversibilmente condizionato i miei gusti sessuali per sempre”.
Al contrario per Marco, sedici anni romano, la prima volta non è andata affatto bene: “È inutile che ci giri intorno, è stata squallida e traumatica. Conobbi quest’uomo molto più grande di me su un sito internet. Lui era sposato e non mi piaceva nemmeno, ma decisi ugualmente di conoscerlo. Avevo gli ormoni impazziti, così quando ci trovammo soli in auto mi lasciai baciare. La sua eccitazione era tangibile, e anche il suo cazzo. Sentendomi desiderato come mai mi era successo, lo lasciai continuare. Mi scopò per qualche minuto e poi fortunatamente venne. Dopo quella sera non lo rividi mai più”. Ma cosa chiedono gli adolescenti gay di oggi al sesso e quali emozioni accompagnano il loro “ballo delle debuttanti” con il sesso?
Il sito Progetto Gay, in un sondaggio specifico che indaga l’approccio al sesso tra i giovani dai quattordici ai diciotto anni, svela che quasi il cinquanta percento di loro dichiara di aver soprattutto bisogno di essere “abbracciato e accarezzato”. Un buon quaranta percento di ragazzini dice invece di essere più interessato a “dare e ricevere tanto amore, in quanto il sesso importa meno”. La sfera dei sentimenti è quindi fortemente legata alla sessualità, e l’affetto è la principale ambizione di molti adolescenti.
Al di là dei sondaggi e focalizzandosi sulle testimonianze, l’impressione generale è che una sorta di pentimento trovi spazio subito dopo il primo rapporto, per poi lasciare definitivamente la scena al desiderio e alla voglia di sperimentare ancora.
Dopo il primo rapporto, per esempio, Gabriele aveva addirittura pensato di andare a confessarsi dal prete, divorato dal senso di colpa. Su un forum frequentato da giovanissimi che si scambiano impressioni sulla “prima volta” scrive: “io ho 17 anni, lui 29, e il suo ragazzo 16. Non capivo perché volesse la mia amicizia, essendo per l’appunto fidanzato… poi una sera mi ha spiegato che è stato tradito tante volte e che da uno come me non avrebbe preteso solo amicizia. Ero nervoso perché, mentendogli, avevo detto di aver già fatto sesso altre volte. Con poco entusiasmo da parte mia, siamo andati fino in fondo”. Superato lo smarrimento iniziale, l’esperienza si rivela tutt’altro che libera dalle implicazioni sentimentali tipiche dell’adolescenza: “Passati quei momenti adesso non me ne pento. Credo di essermi innamorato di lui! Come devo fare?”
Questo tipo di condivisione di esperienze solo vent’anni fa era impensabile. Adolescenti soli e smarriti custodivano le loro fantasie senza farne parola con nessuno. Ora non più.
La rete è diventata il ponte ideale tra la solitudine di chi ancora non si sa capire e l’esperienza di chi invece ha già maturato una prima consapevolezza della propria omosessualità.
“All’inizio non accettavo me stesso, cercavo di cambiare il mio orientamento sessuale andando a letto con delle ragazze” racconta Valerio, che dopo qualche timido contatto con un amico, a soli tredici anni, ha attraversato un periodo di vera e propria confusione. Alla consapevolezza del suo orientamento sessuale è arrivato un paio d’anni più tardi.
“La prima volta l’ho fatto sia da attivo che da passivo, rendendomi però conto che mi piaceva di più la seconda opzione. Provavo un piacere che non saprei descrivere. Le ragazze non mi piacciono e quando ripenso ai loro baci provo quasi disgusto. So che a qualcuno potrà sembrare strano, ma sono così e non posso cambiare quello che sono”.
Tra le testimonianze emerge però un dato sconsolante, ovvero lo scarsissimo uso di precauzioni tra gli adolescenti. La maggior parte dei ragazzi non ne usa e non è informata sui rischi che si corrono praticando sesso non sicuro.
In un’epoca dove la rete trasforma chiunque in una sorta di moderno voyeur, il sesso è diventato indubbiamente più accessibile, e a conti fatti i giovani d’oggi sembrano confrontarsi molto meglio di quelli di ieri con il desiderio, e con quello dei loro partner.
Beata gioventù.