Molto si sa ed è già stato attentamente studiato negli Archivi di Stato a Roma. Eppure sono sbucati altri documenti, memorandum, lettere anonime, note informative e rapporti della polizia fascista fra il 1922 e 1945 conservati nel Public Record Office a Knew Gardens, nel Surrey. Lì archiviati dopo essere stati sequestrati dai servizi dell’Intelligence inglese in varie questure fasciste, anche quelle a Salò, durante la marcia di liberazione degli Alleati.
Non che contengano chissaché, né chissà quali novità eclatanti (come il famigerato dossier sulla presunta omosessualità del re Umberto II di Savoia che secondo molti fu consegnato al diretto interessato nel 1948 e subito distrutto) eppure in questi archivi inglesi si sono trovate riconferme, dettagli e nuove tessere mancanti assai preziose riguardanti l’omosessualità, o presunta tale, di personaggi in vista e politici ai vertici della gerarchia mussoliniana. Che a secondo dei casi il potere poteva ricattare, diffamare oppure accorrere a salvare da eventuali scandali.
Questi nuovi studi all’estero, per opera degli storici Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella, sono confluiti nel volume appena stampato dalla Mondadori dal titolo Le carte segrete del Duce.
Mussolini teneva sotto controllo tutto e tutti, amici, parenti e gerarchi perché di nessuno si fidava. Attraverso uno stuolo innumerevole d’informatori, prezzolati o ricattati a loro volta, sguinzagliati nei salotti più esclusivi, nei tabarin, tra le lenzuola di nobildonne, cocottes, ammiragli, industriali e intellettuali.
Una classe dirigente che dietro una facciata di pubblica virtù nascondeva vizi privati illeciti, loschi affari, abusi su minorenni, corruzione e anche uso di stupefacenti. Una vittima illustre fu Augusto Turati, che fu costretto a lasciare la guida del Partito Nazionale Fascista per diventare capo de “La Stampa” di Torino. E fu lì che non si lasciò mancare nulla, dandosi alla cocaina e con una mondana d’alto bordo al sesso à trois col cameriere di quest’ultima. Nel referto alla Questura un poliziotto scriveva: “Sua Eccellenza compiva gli atti più inverosimili e talvolta durante i suoi amplessi ordinava al servo di congiungersi con lui”.
Quando Mussolini lesse tali indiscrezioni, a proposito dell’ex segretario del suo partito, si preoccupò di dover frenare lo sperpero di denaro pubblico che serviva per mettere a tacere (o far sparire) le vittime e testimoni. Così rinchiuse Turati in manicomio e poi lo spedì a fare l’agricoltore a Rodi.
Anche il nuovo segretario del PNF, il ministro Giovanni Giurati, indulgeva nella “pederastia” e l’andazzo con i suoi amichetti fu spiattellato pure sulla stampa americana. Peggio andò con Achille Starace (nonno dello scandaloso Giò Stajano, celeberrimo gay della Dolce Vita e poi trans), messo a capo del partito per fascistizzare in tutto e per tutto gli italiani.
Stupido e incapace, cercava d’essere l’esempio del virilismo ma la Polizia lo sapeva ricattabile: da ragazzo era stato espulso dal collegio a Lecce in quanto dedito alla “pederastia passiva”.
Nel 1928 trapelò il pettegolezzo, tra i bersaglieri, che era l’amante dello schermidore olimpionico generale Sante Ceccherini, già dai tempi della Grande Guerra in cui fu suo attendente.
Molto chiacchierata ma senza scandali fu invece la storia d’amore che legò per 50 anni il Capo della Polizia Politica Carmine Senise (1883-1958) col più anziano prefetto capo dell’Ufficio Censura Leopoldo Zurlo. Due tra gli uomini più potenti d’Italia. L’uno spediva gli omosessuali al confino, l’altro censurava qualsiasi accenno alla “pererastia” in romanzi, commedie teatrali, varietà, radio, fotografie e persino pubblicazioni scientifiche.
Inseparabili sin dalla gioventù, vivevano scapoli nello stesso modesto appartamento a Roma, famosi per fare da soli un giro serale al Pincio e da veri appassionati d’opera lirica e balletto non mancare mai a teatro.
In una lettera anonima spedita addirittura a Donna Rachele Mussolini nel febbraio 1943, poco prima che Senise si dimettesse dal suo incarico, si legge: “L’attuale capo della polizia anche moralmente è bacatissimo.
Egli è un pederasta e da tanti anni convive con l’eccellenza Zurlo che gli fa da amica.
Qualche giovane funzionario di polizia è in rapporti omosessuali con lui ed è divenuto per questo ricco e strapotente temuto da tutti. Se si accorge che qualcuno ha subodorato la cosa lo distrugge.
Credete voi che ce ne sia abbastanza per cacciarlo via come merita o volete aspettare che possa sotterrare il Duce?”.