Milano da bere. Milano fashion. Milano design. Milano Expo. Milano della Borsa e della finanza. Quante Milano in una sola. Ed è vero. Il capoluogo lombardo è senza dubbio la città più dinamica e moderna dell’intera nazione, di cui ne è da sempre il motore economico. Se da un lato il turismo (soprattutto quello gay) non è il suo forte, per ovvie ragioni questo primato resta e resterà a Roma, le grandi opportunità di lavoro, e con loro il fermento notturno e culturale che gira intorno alla moda e non solo, sin dagli anni ‘80, hanno fatto sì che moltissimi giovani, e quindi anche molti omosessuali, siano arrivati in città da ogni parte d’Italia.
E se a Roma ci sono i romani, i milanesi qui sono quasi una rarità. La multiregionalità (e ultimamente anche la multietnicità), è sicuramente la caratteristica più evidente della comunità gay milanese, la più numerosa di tutto lo Stivale.
Ma Milano è veramente all’altezza di questo primato? Le strutture, i servizi, l’associazionismo, i locali, sono in grado di accogliere e soddisfare un numero sempre crescente di gay, lesbiche e persone transessuali?
Tra quelli che hanno subíto il fascino della madunina, tanto da trasferirsi all’ombra del suo mantello, ci sono anch’io. All’inizio degli anni zero, attratto dalla movida ma anche dalla maggiore possibilità di incontrare altri gay come me (e magari costruire una relazione), feci la valigia e lasciai la mia Toscana.
Sono passati quasi tre lustri e mi piacerebbe essere stato testimone dello sviluppo di una comunità lgbt più forte e unita, del consolidarsi delle varie realtà commerciali, dell’accrescimento dei servizi in genere e della loro qualità. Ma purtroppo non è stato così: il bilancio della Milano gay dell’ultimo decennio non è in attivo.
Se dal 1988 esiste in stazione Centrale come punto di riferimento, anche per gli stranieri di passaggio, lo Studio Know How, trasformatosi da semplice sex shop a vero e proprio concept store gay only, c’erano una volta la grande libreria Babele in Cadorna (con sopra gli uffici della vecchia redazione di Pride), oppure il canale satellitare Gay Tv, con i suoi studi in viale Monza, i negozi Castro e Pier Pour Homme, la rinata Babele in zona Buenos Aires, la Gay Street che sembrava dover decollare. C’erano una volta, appunto. Colpa della crisi o c’è dell’altro dietro a questa implosione? È vero, la ex giunta Moratti, che ha governato dal 2006 al 2011, non è stata friendly ma possiamo dar la colpa solo alla politica? Insomma, oggi com’è la vita gay a Milano?
La scena notturna è tuttora parecchio vivace, questo sì. Giusto per darne una breve istantanea, ad esempio il sabato sera c’è un party in grande stile ai Magazzini Generali, ribattezzati MaGayzzini per l’occasione, in collaborazione con The Farm, una delle poche situazioni con musica house sopravvissute al ritorno della dance pop più commerciale che si balla ormai quasi ovunque. Sempre il sabato notte c’è il Glitter, una serata mista molto colorata e divertente. Ancora molto frequentato il One Way di Sesto San Giovanni, storica discoteca gay nata negli anni ‘70, una delle prime del genere in Italia. Gli orsi e loro simpatizzanti hanno ancora la loro roccaforte al Company Club, la cui serata di punta è il venerdì. Sempre il venerdì va forte Vogue Ambition, con la sua offerta di musica pop. La domenica sera resta l’ormai mitico Join The Gap, promosso da Cig Arcigay Milano, al Papaya Beach Club (ex Borgo del Tempo Perso). Ci sono one night come il Cockette, una volta al mese, per chi ama la musica techno, oppure after hour come LaMessa o Atelier. Durante la settimana le serate in disco vere e proprio sono sempre più rare, al loro posto si sono moltiplicati gli happy hour, apericena con dj set e prolungamento nelle prime ore notturne: il martedì Executive, in zona corso Como; il mercoledì il Vergine Camilla al Patchouli di corso Lodi; tutti i giorni la triade Mono, Elephant, Blanco in zona porta Venezia. Va anche molto forte lo Speed Gayte al Friends di via Muratori. È vivace anche il panorama dei sex club e Milano, tra Illumined, Depot, Flexo e Bangalov ne ospita uno per ogni sfumatura del desiderio. Ma questo non è necessariamente indicativo della qualità della vita gay a Milano, non tutti infatti sono interessati a far le ore piccole in locali e discoteche.
In settimana ci sono gli incontri culturali del mercoledì nella sede del Cig Arcigay in zona piazza 5 giornate, che la domenica ospita il gruppo Accoglienza. Attivo nel promuovere appuntamenti ed eventi di vario tipo anche il Circolo di cultura omosessuale Harvey Milk.
Il Coordinamento Arcobaleno, che raggruppa tutte le associazioni lgbt del territorio, sta lavorando alla settimana del prossimo pride (www.milanopride.it). Inoltre, gli eventi culturali più prestigiosi e importanti restano il Festival Mix, la rassegna internazionale di cinema gay e lesbico (quest’anno dal 18 al 23 giugno), e Illecite Visioni, la kermesse di teatro gay e lesbico a novembre alla sua terza edizione.
Con il sindaco Giuliano Pisapia poi, abbiamo portato a casa il registro delle unioni civili e, più recentemente, la sostituzione del termine padre e madre con il più neutro “genitore”, nelle liste di iscrizione alle scuole materne comunali, in segno di attenzione per le nuove famiglie. Una boccata di ossigeno ma giudichi il lettore se alla vigilia dell’Expo possiamo parlare di Milano capitale gay.