Un’occasione per rafforzare i diritti o uno stanco rituale funestato dallo spettro del successo dei partiti più omofobi?
A sentire l’opinione di alcuni personaggi noti dichiaratamente gay – scelti tra giornalisti, artisti e uomini politici ai quali ai primi di aprile abbiamo chiesto come voteranno – le valutazioni sul prossimo appuntamento elettorale del 25 maggio oscillano tra il timore che tutto possa cambiare (in peggio) e la convinzione che nulla cambierà davvero. In mezzo, alcune posizioni più sfumate dove l’unica costante è una diffusa incertezza. A cominciare dallo storico e militante Giovanni Dall’Orto, indeciso tra il M5S e la lista Tsipras, “che però è un segnale preoccupante per la sinistra italiana, che ha bisogno di scomodare un leader straniero perché non ne abbiamo uno presentabile. Ho sempre votato comunista ma di fronte allo sfacelo dei partiti di sinistra dovrei fare un voto di protesta e scegliere Grillo. Tanto più che il parlamento europeo ha un potere solo consultivo… Per i gay italiani, quindi, peggio di come è andata negli ultimi anni non potrebbe andare. La cosa più urgente, invece, è sbarazzarci finalmente della classe dirigente che viene dal Pci”. Più convinto dell’importanza della sinistra per l’affermazione dei diritti lgbt in Europa si dichiara invece l’attore Leo Gullotta, da anni sostenitore di SeL, che voterà convintamente Tsipras per “resistere come cittadino responsabile e arginare le istanze omofobe, razziste e antidemocratiche delle destre estreme, sintomi inquietanti da stroncare sul nascere”. Voterà invece il PD il giornalista di Internazionale Claudio Rossi Marcelli: “Ritengo che Renzi meriti una chance e che, anche se per adesso ha le mani legate sui diritti civili, potrebbe farci ottenere finalmente qualcosa. Resta però l’amaro di dover votare sperando nella migliore delle ipotesi, che finora non si è mai realizzata. Però sui candidati non ho affatto le idee chiare”.
Il suo collega giornalista dell’Espresso Tommaso Cerno deciderà il suo voto all’ultimo momento, “vista la totale assenza di programmi chiari da parte dei partiti. La questione lgbt è dirimente: ci farà capire che in Italia i cosiddetti progressisti sono più oltranzisti dei conservatori, e che il premier britannico Cameron è più a sinistra del nostro Renzi. I repubblicani Usa e i Tories inglesi hanno intuito che l’egualitarismo dei diritti è il vero argine alla crisi irreversibile della famiglia tradizionale, mentre in Italia il problema è la totale conformità di pensiero. E il responsabile è il PD, che cerca il consenso sacrificando i diritti dei gay, mentre la sinistra estrema usa i diritti lgbt come unico motivo per distinguersi da tutti gli altri senza poter incidere, non avendo i numeri. I partiti timidamente filo-gay come Tsipras e il M5S, critici verso la politica di austerità, in questo sono però in compagnia dei partiti di estrema destra, ferocemente antigay. Temo che il successo del voto di protesta privilegerà le istanze macroeconomiche e sembra che agli italiani solo questo interessi, non rendendosi conto che l’Unione europea non chiede solo sacrifici ma dà anche diritti. A questo punto ai gay italiani conviene astenersi dal voto”. A confortare l’invito di Cerno c’è l’attore e conduttore Fabio Canino, che non andrà a votare: “Non trovo nessun partito che mi rappresenti e sono stufo anche del classico ‘meno peggio’. La questione lgbt è l’unica che trovi d’accordo destra, centro e sinistra: totale disinteresse, imbarazzante ignoranza, grande ipocrisia; è merce di scambio per i voti dei cattolici. Non ho molta fiducia nel futuro politico del nostro Paese e poca stima degli elettori”. Sostiene evidentemente il suo partito, il PD, il neo sottosegretario alle Riforme costituzionali e ai Rapporti col Parlamento Ivan Scalfarotto – relatore del controverso disegno di legge contro l’omofobia approvato per ora alla Camera – che invita a fare altrettanto per “rafforzare il Partito Socialista Europeo e quindi i diritti lgbt. Solo così si potranno emarginare i partiti di destra più omofobi”. Per Scalfarotto scegliere l’estrema sinistra o il M5S non è una soluzione, perché “il voto di protesta è un voto minoritario. Bisogna piuttosto dare la possibilità ai partiti di governo di far passare le leggi a nostro favore, va fatto un lavoro paziente per costruire una maggioranza europea che incida sul serio”.
Incerto sul da farsi, ma preoccupato, Franco Grillini che non sa ancora per chi voterà, anche se preferirà probabilmente un candidato lgbt come Camilla Seibezzi di SEL-Tsipras. “Queste sono elezioni decisive per il futuro dei gay europei e italiani. Ci sono troppi segnali di un rigurgito di omofobia in tutto il mondo: le destre hanno sostituito antisemitismo e anticomunismo con l’omofobia. Con lo sbarramento al 4% c’è il rischio che passino solo Forza Italia, Grillo e il PD, per cui Arcigay deve pretendere da subito dai partiti una posizione seria sulle nostre istanze, indirizzare il voto verso candidati amici delle politiche lgbt e mettere la lotta all’omofobia e il sostegno al matrimonio egualitario al centro di questa campagna elettorale”.