È un ulteriore segno del cambiamento dei tempi. David Beckham è passato da metrosexual a daddy. E non solo perché si fa fotografare ovunque con la piccola Harper, sua figlia, ma perché può continuare a promuovere mutande senza scadere nel ridicolo, rimanendo estremamente appetitoso. L’idea di daddy che abbiamo in mente non è quella del padre che porta i figli al giardinetto, ma è dell’uomo, indicativamente sopra i trentacinque, virile e con un corpo adatto al ruolo: che si presume essere attivo.
L’attrazione per gli uomini adulti c’è probabilmente sempre stata. Come dimenticare il pittore inglese Francis Bacon che racconta di essere stato montato da tutti i domestici del padre, stallieri compresi. Quando il padre si rende conto che la femminilità del figlio è un po’ troppo vistosa decide di spedirlo in viaggio a Londra a sedici anni, con un suo fidato amico, che ha il compito di insegnargli a essere un uomo. L’amico, dopo esserselo sollazzata per un po’, lo lascia tra debiti e circoli di omosessuali a diventare un artista.
Quella del daddy diventerà una sottocultura solo negli anni ’70 come risultato della protesta dei Marlboro men, i machi della clone culture, cioè quel che di lì a poco sarà la sottocultura leather, all’idea diffusa che un gay non potesse essere un vero uomo. Quindi niente colori sgargianti o atteggiamenti femminili, bensì baffi, barba e l’imitazione ed esasperazione dei movimenti eterosessuali. I gay potevano essere rudi e virili tanto quanto gli etero, anzi, anche di più: in un ipermachismo che attraeva simili lanciando messaggi di disponibilità sotto forma di tessuti, taglie e marche di jeans e di scarpe. Ma anche nel corpo muscoloso ma non palestrato. Da lavoratore.
Parte di quell’immaginario, da Tom of Finland in poi, lo abbiamo ereditato. Ho amici sui venti-e-qualcosa anni che frequentano solo uomini sui quaranta o cinquanta, sostenendo di amarne la saggezza, l’ideale maschile e l’esperienza. Adorano l’idea di uomini maturi, con la barba, un po’ brizzolati, un po’ zietti e paparini. E di siti per trovarne è pieno: www.gaydad.net, www.gaydaddy.com, www.oldmangaydaddy.com, www.daddyhunt.com/, sugardaddygay.com, www.silverdaddies.com, ma anche applicazioni come Gayromeo, Scruff, per citare solo le più famose. Spesso ai fan dei bear piacciono anche i muscle bear e i daddy, cioè, in una parola sola, cercano la mascolinità perduta di un’intera categoria. Il sito DaddyHunt si pubblicizza in effetti con lo slogan: Real men, no attitude. Nessun falso atteggiamento o posa, solo uomini veri.
Così come la categoria milf, donne ingrigite impensabili come oggetto di consumo sessuale fino a una trentina di anni fa, anche la parola daddy è entrata nei tag del porno. Allungando per sempre la carriera dei pornoattori (Chase Hunter, Allen Silver, e Cole Maverick, tra gli altri). Una sotto-nicchia che è esplosa, fino a farci apprezzare anche altri attori, quelli del cinema o della Tv: Andy Cohen, Anderson Cooper, Tom Ford, Hugh Jackman. In Italia Toni Servillo, Daniele Silvestri…
Qualche riga sopra si diceva che il daddy è attivo e mascolino, non è proprio così. In effetti daddy è anche Elton John, o l’effeminato Liberace interpretato da Michael Douglas in Behind the Candelabra. A un certo punto Liberace dice al suo giovane amante: “Penso potrei essere un bravo paparino, non trovi?”, proprio un minuto prima di spiegare la geniale idea di adottare il giovane amante (Matt Damon), ufficialmente per consentirgli di ottenere l’eredità che merita, in realtà sospettiamo sia un gioco erotico che necessita di maggiore realismo. E infatti, senza rovinar la sorpresa se non lo avete visto, Liberace cambia fidanzato piuttosto spesso, per mantenere la carne fresca.
Il che ci apre la strada all’ultima categoria qui analizzata, lo sugar daddy. Lo reperiamo con facilità nella relazione Calvin Klein-Gruber. Nick Gruber è il giovane ex modello, ex pornostar, ex escort ed ex compagno del quasi settantenne stilista, il quale lo ha rivoluto a sé. Ora li si vede gironzolare di nuovo insieme a feste e sfilate. Sembrano Dorian Gray e il suo quadro. Sono quasi identici.
Lo stilista si mantiene bene, il suo corpo sicuramente è stato rimaneggiato da chirurghi plastici, stregoni, necrofili e impagliatori. Ma ciò che sorprende è il fatto che si sia ripreso a sé l’ex. Il quale è ingrassato, ha i polpacci larghi e sono lontani i tempi della tartaruga che ormai si avvicina sempre più alla forma del guscio. È frollo, stagionato. Va sostituito con uno più giovane.
Possibile che un sugar daddy con tanta disponibilità economica come Klein non lo capisca? Possibile che Liberace non gli abbia insegnato nulla?