Si preannuncia come il film gay dell’anno ma, perlomeno negli Usa, non arriverà neanche al cinema bensì direttamente in tv il 26 maggio per il canale Hbo che l’ha finanziato. Troppo queer, appunto, per Hollywood, ancora restia a investire su progetti “esageratamente” gay. Stiamo parlando di Behind the Candelabra diretto dal regista premio Oscar Steven Soderbergh, rutilante biopic su un’autentica leggenda musicale, il pianista showman attore (e mille altre qualifiche, tutte riduttive) Wladziu Valentino Liberace più noto semplicemente come Liberace – il cognome è italiano: il papà era un emigrante di Formia, la madre polacca. Star dei music-hall statunitensi, divenne una celebrità dopo la seconda guerra mondiale facendo scalpore soprattutto per il suo stile iperbarocco e camp, le sue pellicce dagli strascichi infiniti, gli sfarzosi completi glitter con collo a conchiglia, gli anelli pacchiani a ogni dito, le lussuose auto dorate, gli immancabili candelabri sugli amati pianoforti che suonava con impetuoso virtuosismo (persino le piscine delle sue ville extra-deluxe erano bordate da tastiere dipinte e la più monumentale, quella di Las Vegas in Shirley Street, aveva persino una riproduzione della Cappella Sistina in sedicesimo sul soffitto della sua camera da letto già di suo kitsch oltre ogni misura). Recitò nella serie televisiva Batman degli anni ’60, interpretando il personaggio di Chandell e del suo gemello malvagio Harry: un “doppio volto” che rispecchiava la sua personalità. Infatti non ammise mai la propria omosessualità e, anzi, citò in giudizio William Connor, il giornalista del Daily Mirror che si celava sotto lo pseudonimo di Cassandra e in un articolo del 1956 l’aveva definito “la summa del sesso, il pinnacolo di maschile, femminile, neutro” e “multifrutto” (fruit era sinonimo di gay). Vinse la causa per la somma allora record di ottomila sterline (circa mezzo milione di euro attuali). Ebbe una travolgente quanto burrascosa storia sentimentale con Scott Thorson, conosciuto quando quest’ultimo aveva solo 16 anni – è tuttora vivente e ne ha 54 – divenuto suo collaboratore nelle performance teatrali, solitamente nel ruolo di autista della Rolls Royce che accompagnava Liberace direttamente sul palco. Liberace addirittura gli impose una plastica facciale per farlo assomigliare a lui stesso da giovane, ma Thorson lo portò in tribunale dove Liberace negò ovviamente qualsiasi liaison amorosa. Oltre a essere velato come gay, tenne nascosta la propria sieropositività praticamente fino alla morte avvenuta nel 1987, poco dopo un riavvicinamento con Thorson su esplicita richiesta del musicista. Il film di Soderbergh è tratto dal romanzo Behind the Candelabra: My Life With Liberace scritto da Thorson insieme ad Alex Thorleifson e mai pubblicato in Italia.

Le vite rocambolesche di due personaggi così esuberanti e flamboyant si prestavano da subito a una trasposizione cinematografica. Non a caso Soderbergh ha scelto due superdivi notoriamente etero con una certa fama di seduttori per il ruolo dei protagonisti: Michael Douglas e Matt Damon. Nonostante i nomi di forte richiamo, Hollywood non ne ha voluto sapere, sebbene il budget non fosse affatto esorbitante, cinque milioni di dollari, una cifra assolutamente contenuta per gli standard dell’industria cinematografica americana. Nel ruolo secondario top secret di Billy Leatherwood compare anche il siderale attore e cantante dichiaratamente gay Cheyenne Jackson.

“Siamo andati da chiunque giù in città”, ha spiegato Soderbergh, “ma nessuno voleva darci i soldi. Dicevano che era troppo gay. Chiunque. Questo dopo Brokeback Mountain che non era certo divertente come questo film. Sono rimasto stupefatto. Non aveva alcun senso per nessuno di noi”. Per Michael Douglas Behind the Candelabra rappresenta anche il felice ritorno sul grande schermo dopo aver combattuto e vinto a colpi di radiazioni e chemioterapie un brutto cancro alla gola la cui diffusione aveva fatto escludere ai medici la possibilità di un’operazione chirurgica per asportarlo. Ma sul set del film il celebre attore ha ritrovato la serenità e il gusto per la recitazione, garantendo una performance che probabilmente restituirà tutta la grandeur bigger than life dello stile di vita esagerato di Liberace. Dal canto suo, Matt Damon non si è imbarazzato per le scene d’intimità col collega, quanto piuttosto della necessità di indossare in continuazione uno stringatissimo tanga e sottoporsi a lunghe sedute di potenti lampade al neon sui glutei per farne risaltare l’abbronzatura. Entertainment Weekly ha dedicato loro una copertina, badando bene a scrivere i nomi degli attori perché quasi irriconoscibili sotto tonnellate di cerone e ombretti sgargianti.

Il prestigioso Festival di Cannes, nel frattempo, non è rimasto a guardare le vicissitudini di Behind The Candelabra e forse lo presenterà in anteprima a maggio – il 16 cade l’anniversario della nascita di Liberace e sarebbe un bel modo per ricordarlo – a ulteriore dimostrazione di quanto i confini tra due medium un tempo antitetici, il cinema e la televisione, siano sempre più labili.