Quando in Italia esce un fumetto glbt che non sia la traduzione di qualche titolo americano, francese o giapponese si stappa lo spumante. Se poi a comparire nelle librerie, a distanza di pochi mesi uno dall’altro, sono due libri realizzati da autrici lesbiche del Belpaese c’è quasi da gridare al miracolo, a giudicare dalla tradizionale riluttanza della fumettare italiane a esporsi rispetto ai più prolifici colleghi maschi.
Entrambi i romanzi a fumetti raccontano storie di provincia che coinvolgono giovani omosessuali dei giorni nostri, alle prese con le piccole e grandi decisioni che segnano i loro percorsi di vita. A rompere il ghiaccio ha pensato lo scorso novembre la casa editrice di fumetti glbt Renbooks, pubblicando l’opera d’esordio (nelle storie lunghe) della ventiquattrenne toscana ma bolognese d’adozione Flavia Biondi. Con Barba di perle (88 pp in b/n a 9,90 euro) l’autrice racconta le difficoltà di un giovane fruttivendolo gay ad accettare la propria omosessualità attraverso l’accoglimento della propria passione “proibita” per la bigiotteria. Oltre ad ammettere che nel disegno preferisce dare forma al corpo maschile, Biondi ci spiega che “inizialmente il protagonista doveva essere mosso dal desiderio di un cambio di genere, poi nella versione definitiva la cosa è diventata più sfumata. Ho scelto di analizzare i desideri di Santo parlando prima dell’abito e poi del suo corpo. Per questo mostro barba e collane: sia per il loro contrasto, sia per un’idea di catarsi”. Anche se non parla di transessualismo, la storia di Santo è anche un discorso affascinante sugli stereotipi di genere, dei quali sono vittime spesso gli stessi omosessuali: “Chi sceglie per sé l’abbigliamento del sesso opposto è oggetto di scherno, ma ciò può aiutare a superare le discriminazioni: vorrei che tutti si sentissero liberi di indossare ciò che preferiscono. Per questo ammiro molto chi non teme giudizio alcuno e decide di fare di testa sua”.
Presentato a Bologna al festival di fumetto BilBOlbul del febbraio scorso, Cinquecento milioni di stelle (144 pagine in b/n a 14 euro) è invece la consacrazione nel romanzo a fumetti di un’autrice che si è già esercitata sulle storie di ragazzi omosessuali attraverso una fanzine autoprodotta, Hai mai notato la forma delle mele?, già segnalata dalla rubrica di fumetti di Pride. In questo volume pubblicato da Kappalab la trentacinquenne Mabel Morri racconta una vicenda più autobiografica del solito ambientando nella sua Rimini le peripezie di Rebecca, libraia ormai assuefatta al tran tran quotidiano popolato dagli “amici” dell’aperitivo che rimane conquistata dall’anticonformismo della giovane Caterina, per la quale lascia il suo ragazzo e con cui sperimenta un amore intenso quanto accidentato. Ma c’è il lieto fine: “Ho sentito la necessità di scrivere un libro che facesse sospirare gioiosamente il lettore, senza le morti o la sofferenza che si trovano ovunque”, ci spiega Morri. “La storia tra Caterina e Rebecca si svolge a Rimini, ma non credo che qui sia più difficile dichiararsi”. Al di fuori della finzione fumettistica, per confutare lo stereotipo del bigottismo omofobo di certa provincia italiana Morri ci racconta di una cena avvenuta qualche anno fa in un ristorante riminese con una fidanzata dell’epoca ancora non visibile e del trattamento squisito ricevuto dal personale. Biondi, dal canto suo, non è del tutto convinta che il coming out lontano dalle grandi città sia una passeggiata, nell’Italia di oggi: “Io vengo da un paese dove nessuno gira in strada coi forconi, non c’è avversione per gli omosessuali; ma se qualcuno esce allo scoperto lo sanno tutti immediatamente. Quando ero adolescente ricordo che c’era una ragazza lesbica e al suo passaggio tutti la apostrofavano in maniera goliardica. L’integrazione totale è ancora lontana”. Entrambe le autrici si dicono abbastanza disgustate dal panorama politico italico a proposito dei diritti glbt, anche a causa della condotta deludente dell’associazionismo arcobaleno, e auspicano in futuro più coraggio per l’asfittico ambiente del fumetto gay nostrano. “Ci sono tanti autori che hanno voglia di raccontare storie come le mie” spiega Morri, “ma ci sono anche molti lettori che mi chiedono conto dei temi gay e lesbici che affronto senza nascondermi, come fosse qualcosa di bizzarro o stupido. Ho scoperto alla fiera di Angoulême con quanta tranquillità i francesi apprezzino invece il Journal di Fabrice Neaud (autore gay d’oltralpe di una serie di fumetti autobiografici molto coraggiosi, ndr): per loro è semplicemente arte”.