Nonostante la sconfortante situazione italiana, Vittorio Lingiardi, psichiatra e docente di psicologia all’università La Sapienza, è piuttosto ottimista: “L’ultimo spiacevole episodio in parlamento conferma che la legislazione italiana in materia di diritti civili è ferma nel pantano nel quale si trovava anche quando è uscita la prima edizione del mio libro”. Il riferimento è all’ennesima bocciatura in commissione giustizia alla camera della legge contro l’omofobia. “Nel frattempo, però, persino da noi sono successe alcune cose molto interessanti che mi hanno convinto a riproporre il testo con dei corposi aggiornamenti”.
Era il 2007 quando nelle librerie è apparso per la prima volta questo pamphlet ormai assurto a piccolo classico nel campo delle scienze sociali, Citizen gay (Il Saggiatore, 240 pagine, 12 euro): tra le sue pagine, Lingiardi indagava la relazione tra l’omosessualità e la cittadinanza e dimostrava che negare i diritti a una specifica categoria di persone provoca seri danni non solo a quella minoranza, ma all’integrità psicofisica dell’intera società. Oggi quel testo ritorna sugli scaffali dopo un lustro che ha visto la mappa dei diritti gay nel mondo allargarsi sempre di più, e ne dà conto con nuovi documenti: “Il libro di oggi, scritto insieme al mio allievo Nicola Nardelli, è cresciuto anche grazie alla collaborazione della filosofa americana Martha C. Nussbaum, autrice di un altro importante testo tradotto quest’anno per Il Saggiatore, Dal disgusto all’umanità. L’orientamento sessuale di fronte alla legge, e della sua collega italiana Nicla Vassallo”, ci spiega Lingiardi. “Con entrambe sono riuscito a mettere in connessione proficua le idee più recenti della psicologia, della giurisprudenza e della politica culturale a proposito di omosessualità”.
E così, i temi che nella precedente edizione erano solo accennati, stavolta sono sviluppati con maggior forza, “soprattutto per quanto riguarda il tema del matrimonio tra persone dello stesso sesso”. Lo scossone più grande, in questo senso, lo ha dato la sentenza del 2010 con la quale la consulta ha invitato il legislatore a sanare quanto prima il vulnus di cittadinanza del quale sono vittime i gay e le lesbiche italiani a causa dell’impedimento nel contrarre matrimonio. Nondimeno, il pronunciamento della corte di cassazione, nel marzo di quest’anno, ha ammesso la possibilità per quelle coppie di ricorrere alla magistratura ordinaria ogni qual volta avvertissero di essere discriminate rispetto alle unioni riconosciute dallo stato: tutto ciò va nella direzione obbligata della parità di diritti per tutti. “Quelle sentenze hanno impresso un’accelerazione notevole al dibattito in Italia, e il mio libro lo registra facendo un bilancio della situazione legislativa insieme a Francesco Bilotta di Rete Lenford. La Costituzione viene spesso invocata in malafede come impedimento all’estensione dei diritti a gay e lesbiche; sappiamo che così non è, e fa piacere che qualche politico come Puppato o Vendola lo abbia ricordato. Se persino nel giochino televisivo de i Magnifici 5 i candidati alle primarie del centrosinistra sono stati costretti a venire allo scoperto sui temi spinosi del matrimonio e delle adozioni – con aperture inaspettate da parte di un cattolico come Tabacci – vuol dire che il cambiamento è nell’aria ed è solo questione di tempo perché si concretizzi con un adeguamento legislativo”.
Nel suo saggio Lingiardi tiene a sottolineare il fatto che in quei paesi che si sono dotati di leggi a favore di matrimonio e adozione, dal 2007 a oggi, l’iniziativa politica è venuta indistintamente dai governi laburisti-socialisti e da quelli conservatori: “Mi pare un’ottima lezione per i nostri politici, e serve a fugare i mal di pancia di chi è contrario ai diritti glbt tirando in ballo vecchi schieramenti da guerra fredda”. Dopo aver analizzato il mutamento antropologico degli omosessuali e delle loro rivendicazioni nel corso dei secoli attraverso l’ottica peculiare della psicanalisi, Lingiardi esamina poi i vari tipi di omofobia inventati dalla società (e involontariamente dagli stessi omosessuali) per rintuzzare ogni pretesa di uguaglianza; si affrontano poi le conseguenze più o meno negative del “minority stress”, il disagio psichico che deriva dalla stigmatizzazione sociale. Rispetto al 2007, molto più robusto risulta l’approfondimento sul disastro causato dalle terapie psichiatriche cosiddette “riparative” di Joseph Nicolosi e dei suoi seguaci, riportando tra i vari documenti la lunga e toccante testimonianza di un sopravvissuto a quelle pratiche nefaste.
“In questa nuova edizione ho voluto evidenziare il grande progresso in campo internazionale degli studi psicologici sull’omosessualità, anche se questo stava succedendo già all’epoca della prima uscita. Per questo ho arricchito in maniera consistente i contenuti in appendice, aggiungendo tra le altre cose anche la dichiarazione americana ufficiale con la quale l’omosessualità veniva derubricata dal novero delle malattie psichiatriche, nel 1973, di cui spesso si parla ma che difficilmente si può leggere per intero. In questo ambito anche in Italia qualcosa si muove, e un timido ma significativo segnale di innovazione è stato dato nel 2011 attraverso un comunicato stampa dell’ordine nazionale degli psicologi, che riporto, col quale si ribadisce che va curata l’omofobia, non l’omosessualità”. Lingiardi non trascura l’ultimo tabù delle società occidentali, ovvero l’omogenitorialità: “In questi cinque anni, di pari passo con l’allargamento dei diritti nei vari paesi c’è stata anche un’esplosione di ricerche sugli effetti sui bambini dell’educazione nelle famiglie ‘arcobaleno’, sostanzialmente indistinguibili dalle famiglie tradizionali. Se prima si poteva usare la scusa che gli studi fossero incompleti o ancora embrionali, adesso quella scusa non regge più: chi si oppone all’omogenitorialità questi studi li dovrebbe almeno conoscere”.