Secondo una diffusa diceria Firenze è la città più gay d’Italia. E non da oggi, se già nel Trecento in Germania i sodomiti venivano chiamati Florenzer, fiorentini, e le loro abitudini sessuali florenzen, cioè “fiorenzare”. È assai probabile che a Napoli, Roma o Milano di omosessuali ce ne siano anche di più, ma è certo che a leggere Free Firenze, una nuova guida gay della città a cura di Giovanni Dall’Orto e Paolo Nieri (Cult Editore, Firenze 2012, pp.216, euro 15,00) la fama del capoluogo toscano non appare affatto usurpata.
Eppure l’atmosfera è discreta, non si vedono in giro bandiere rainbow, né altri segni di omosessualità visibili ai non addetti ai lavori, ma “girando per il centro della città”, come scrive uno dei due autori, “avverti come una gaytudine sommessa, ma diffusa. Nulla di dichiarato, tutto understatement, ma presente. Niente di urlato, raramente militante: va scoperto con pazienza”. E con pazienza, oltre che con una prosa briosa e divertente, Paolo Nieri, che cura la parte relativa alla Firenze di oggi, ci accompagna nei santuari gay del sesso hard da quelli storici come ilCrisco a quelli più recenti come il Fabrik o l’Hard bar 85, ma anche alle mitiche e affollate feste alla Flog, nel quartiere Rifredi, o alla vita notturna dell’estate. E poi ci sono gli eventi gay come il Florence Queer Festival e le serate itineranti, situazioni che vanno un po’ rincorse, magari chiedendo in giro o nei bar della zona di Santa Croce (una specie di Marais fiorentino), in particolare Il Piccolo Caffè o lo Yag. E ci sono ancora i teatri alternativi che propongono spettacoli che spesso riguardano l’omosessualità, come quelli di Rifredi o di Scandicci o il teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, dove si svolgono eventi teatrali gay tra i più interessanti d’Italia.
Per chi poi ha voglia solo di sesso, oltre ai locali più hard, accessoriati di darkroom, che però funzionano solo di notte, c’è sempre la sauna (Florence Bath, comodissima, vicino alla Stazione di Santa Maria Novella) aperta tutti i giorni da mezzogiorno alle due di notte o i luoghi all’aperto: dallo storico parco delle Cascine al Campo di Marte alle aree di sosta sull’autostrada. Non mancano infine le associazioni. Le due più antiche (Azione gay e lesbica e Ireos) originate da una divisione avvenuta anni fa dell’unico circolo gay e lesbico allora esistente, a cui si è aggiunto, più recentemente, il Gruppo Giovani Glbti* Su ogni situazione la guida fornisce indicazioni precise e dettagliate di grande utilità.
A rendere però questo libretto unico nel suo genere, alle indicazioni di Paolo Nieri sulla Firenze di oggi si aggiungono più di 40 schede storico-culturali di Giovanni Dall’Orto sulla Firenze gay del passato, ricche di aneddoti bizzarri, curiosi e divertenti. Perché a Firenze sono tanti i luoghi, le opere, i personaggi che raccontano una storia gay, da quella più antica della città medioevale a quella del secolo scorso delle “Giubbe rosse”, di Ottone Rosai, di Palazzeschi, di Carlo Emilio Gadda o di Piero Santi. Un passato spesso rimosso o mistificato, ma che, se ci impegniamo un poco, come fa da anni Giovanni Dall’Orto, possiamo far emergere da secoli di silenzi, di menzogne e di mistificazioni. D’altronde basta guardarsi intorno: il Davide o le tombe medicee sono lì a ricordarci l’ideale erotico di Michelangelo e il San Giorgio sulla facciata della chiesa di Orsammichele quello di Donatello. Se poi si va a passeggiare al giardino di Boboli, il percorso gay è obbligato: appena entrati ci si imbatte nella cosiddetta “fontana di Ganimede” con la statua che raffigura l’adolescente Ganimede rapito da Giove e, andando avanti, all’imbocco del “viottolone”, ci sono le statue di Armodio e Aristogitone, i due giovani amanti che cercarono di uccidere Ipparco, tiranno di Atene, e ancora, verso l’uscita, il busto dell’imperatore Adriano, figura mitica dell’immaginario gay.
A parlarci di una vita gay del passato sono anche le strade del centro, come il piccolissimo Chiasso del Buco, accanto a Piazza della Signoria, dove sorgeva l’Osteria del Buco, luogo d’incontro di sodomiti nel Quattrocento, di cui ci parlano il Burchiello, Lorenzo il Magnifico e Stefano Finiguerri, detto lo “Za”, autore del divertente poemetto burchiellesco, La buca di Montemorello.
Di immagini e storie gay sono piene anche le chiese e i musei, dove, a parte i numerosi San Sebastiani e Ganimedi e Giacinti e Narcisi, si possono ammirare i tanti quadri percorsi da evidenti forme di erotismo gay, di tanti pittori, da Pontormo a Leonardo a Rosso Fiorentino di cui si consiglia in particolare un’’Assunzione nella Chiesa della Santissima Annunziata dove è ben visibile un San Rocco con le sembianze del poeta Francesco Berni, notissimo sodomita della Firenze cinquecentesca. Perfino le tombe ci parlano di una prospera vita gay nei secoli passati. Basti pensare a quella di Brunetto Latini, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, che Dante immagina di incontrare tra i sodomiti nel XV canto dell’Inferno, o a quella di Pico della Mirandola e di Girolamo Benivieni, straordinaria coppia legata da un forte sentimento d’amore sopravvissuto per mezzo secolo dopo la prematura scomparsa di uno dei due.
Una guida insomma da tenere sempre a portata di mano se si decide di passare qualche giorno a Firenze e da sfogliare con leggerezza e curiosità, ma anche con la consapevolezza che siamo quello che siamo perché siamo il risultato di un determinato passato e che, anche se spesso ci piace pensarlo, non siamo stati noi, oggi, come scrive Giovanni Dall’Orto nella sua introduzione, ad aver inventato e scoperto tutto.