Sembra un pesce d’aprile Pierferdinando Casini su Raiuno che dice alle casalinghe intente a preparare il pranzo che “se io convivo con una persona, anche del mio stesso sesso, per le cure mediche o per tante questioni che possono coinvolgere questa coppia c’è la necessità che ci sia una garanzia dello stato”. Invece siamo nel più torrido agosto e le grandi manovre per definire il quadro della contesa alle prossime elezioni politiche sono in pieno svolgimento. Casini è proprio quello vero, lo stesso che in parlamento ha fatto saltare per ben due volte una proposta di legge contro l’omofobia con la motivazione che gli omosessuali sono uguali agli altri e non meritano perciò particolari tutele contro le violenze di cui sono vittime proprio perché percepiti come diversi. Ma i tempi cambiano e adesso all’orizzonte del dopo Berlusconi c’è il plausibile matrimonio di convenienza con il centrosinistra. Pierluigi Bersani afferma che una legge sulle coppie omosessuali non è più rinviabile e Nichi Vendola dice che un’alleanza con Casini gli sembra improbabile perché ci sono temi, “a partire da quelli delle coppie omosessuali e di fatto”, su cui sarà difficile se non impossibile trovare un’intesa con i centristi dell’Udc”.
Casini gli risponde scaltro che su tutto si può trattare, persino sull’argomento fino a ieri tabù delle coppie omo. Purché non si parli di matrimonio gay, aggiunge in tv il presidente dell’Udc, “concetto che mi trova gli antipodi. Io stesso conosco molte persone gay che al matrimonio non ci pensano affatto e che ritengono sia una forzatura di un certo radicalismo ideologico di coloro che vanno a fare il gay pride”. Tralasciando la pochezza delle argomentazioni, il nocciolo della questione è che Casini propone una trattativa al ribasso, sul modello delle frustranti esperienze di cui il centrosinistra è stato protagonista già qualche anno fa, durante il secondo governo Prodi. E c’è il rischio concreto che la brutta storia si ripeta.
Fino a questo momento sostengono esplicitamente l’introduzione del matrimonio tra persone dello stesso sesso i Radicali, l’Idv di Antonio Di Pietro e più di recente Nichi Vendola, che quantomeno per non farsi scavalcare a sinistra da Barack Obama si è convertito dalla prudente posizione del “sì alle unioni civili e no al matrimonio” alla più audace idea di un “salto radicale” sul tema delle coppie omosessuali. In sintonia con la carta d’intenti del suo partito, Sinistra ecologia e libertà, che dice papale papale “siamo per i matrimoni omosessuali”.
Più complessa la situazione del Partito democratico, che nella propria carta d’intenti si rifà più prudentemente, come ha sintetizzato il segretario Bersani, “al principio riconosciuto dalla corte costituzionale per il quale una coppia omosessuale ha il diritto a vivere la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico”. Sui contenuti effettivi di questo riconoscimento il dibattito è aperto e nel partito c’è un ventaglio di posizioni molto variegato, ma di certo il punto di incontro di questa polifonia non è il sì senza riserve al matrimonio civile per gli omosessuali. Tanto per dire, la presidente del partito Rosy Bindi si è sentita in dovere di intervenire per rettificare Casini, che aveva definito “incivile” l’ipotesi delle nozze gay, con queste parole: “I matrimoni gay li considero incostituzionali, non incivili, e anche nel linguaggio bisogna avere rispetto per le persone”. Il gioco delle differenze tra Casini e Bindi è degno davvero della Settimana enigmistica. Quello che il Pd va cercando è una via di mezzo che gli consenta di tenere insieme le sue diverse anime sempre refrattarie a fondersi in un singolo progetto politico condiviso. Pragmatica come sempre, la deputata lesbica del Pd Anna Paola Concia ha lanciato un suggerimento: “Sarebbe opportuno sedersi al tavolo con Bersani, Casini e Vendola e capire se è possibile costruire un’idea di società comune”. Lei come soluzione soddisfacente vedrebbe la partnership registrata tedesca, che ha personalmente sperimentato sposando la criminologa tedesca Ricarda Trautmann.
Infine c’è l’arretrante centrodestra dell’asse Lega-Pdl che rimane sulle sue vecchie posizioni. La Lega per il momento ha ben altre gatte da pelare, ma il Pdl, pur in crisi di leadership e di identità, tiene validamente botta. Nelle scorse settimane 173 tra deputati e senatori del partito e dintorni hanno sottoscritto un documento che definisce semplicemente assurda l’ipotesi di introdurre il matrimonio omosessuale nel nostro ordinamento giuridico. E critica Casini per essere venuto meno alla difesa del valore della famiglia con la effe maiuscola per assicurarsi qualche vantaggio politico.
La buona notizia, se si vuole, è che i partiti sono tornati a occuparsi di diritti glbt dopo una lunga fase di eclissi. Quella meno buona è che il mondo nel frattempo è andato avanti e loro sembrano nel complesso essere rimasti un po’ indietro. Quella ancora meno buona è che ciononostante vogliono decidere in base alle loro convenienze contingenti cosa noi possiamo o non possiamo fare delle nostre vite. L’orizzonte del movimento glbt e delle persone civili è la completa parità tra persone etero e omosessuali per sanare un’ingiustizia che dura da troppo tempo. Da questo discende che il matrimonio gay è ormai un atto dovuto, insieme a una discreta serie di altri gesti di riequilibrio per garantire una reale uguaglianza. Facciano pure le leggi che vogliono o possono, ma questo obiettivo rimane, come direbbe la Cei, non negoziabile.