Si può registrare in Italia il matrimonio tra due persone dello stesso sesso contratto all’estero? No perché da noi la legge non prevede le nozze gay, hanno risposto i giudici della corte di cassazione in una recente sentenza. Tuttavia, nell’ottantina di pagine in cui hanno argomentato questo rifiuto sono contenute alcune novità che cambiano i termini del dibattito sul matrimonio omosessuale nel nostro paese. Ne abbiamo parlato con il giurista Francesco Bilotta, avvocato della coppia gay di Latina che ha fatto ricorso per ottenere il riconoscimento delle proprie nozze celebrate in Olanda, “costringendo” i giudici della cassazione a pronunciarsi.
Soddisfatto di questa sentenza o si poteva fare di più?
Una causa si comincia perché si è convinti di avere buone argomentazioni per vincerla. Quindi non sono soddisfatto. Per quanto riguarda il parere espresso dai giudici, si poteva fare di più, ma è evidente che c’erano punti di vista diversi che bisognava armonizzare.
Quali sono le novità introdotte dalla cassazione?
Sono tre, in ordine di importanza. Per prima cosa è stata rivista definitivamente la nozione di matrimonio: dopo questa sentenza si può concepire giuridicamente il matrimonio anche tra persone dello stesso sesso. La corte costituzionale, due anni fa, si era richiamata alla tradizione. In questo caso invece si è riconosciuto che ci sono norme, come la carta di Nizza o una recente sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo, che superano la nozione tradizionale e non considerano matrimonio solo l’unione tra persone di sesso diverso. La seconda novità è che esiste un diritto alla vita familiare di cui godono anche coppie formate da persone dello stesso sesso. Questo ha come conseguenza pratica immediata che tali coppie possono pretendere le stesse tutele garantite ai coniugi. Infine, la cassazione ha ribadito che una legge sul matrimonio omosessuale non sarebbe contraria alla costituzione. Anche questo si poteva dedurre dalla precedente pronuncia della corte costituzionale, ma adesso è più chiaro.
Come potrebbe cambiare ora il dibattito sul riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali?
Finora i politici hanno detto che per gay e lesbiche non si può parlare di famiglia ma solo di diritti individuali. Quindi il legislatore deve eventualmente pensare a tutele uguali a quelle riconosciute alla coppia convivente eterosessuale. Questi presupposti ora saltano. Per la cassazione la coppia omosessuale è una famiglia a tutti gli effetti, i diritti da riconoscere sono in capo alla coppia e non ai singoli e in terzo luogo il livello di tutela non è quello più basso dei conviventi ma quello dei coniugi. Salta dunque la filosofia dei Dico. Anche pensando a un istituto diverso dal matrimonio, ora le tutele salgono. Nell’idea della cassazione siamo più vicini alla civil partnership inglese o tedesca che al pacs francese, molto più minimalista in termini di garanzie.
I giudici hanno anche messo nero su bianco che, riguardo a specifiche situazioni, una coppia dello stesso sesso può rivolgersi al magistrato se si ritiene discriminata. Cosa può significare in concreto?
Ci sono situazioni problematiche che si possono immaginare. Per esempio il caso della famiglia di origine che impedisca al partner decisioni di natura sanitaria che riguardano l’altro. Ora c’è la possibilità di rivolgersi in via d’urgenza a un tribunale ordinario con qualche speranza di spuntarla. Un altro esempio può essere l’eredità. Il problema sorge quando non c’è testamento. Tutti dobbiamo renderci conto che bisogna sempre fare testamento finché non ci sarà una legge sul matrimonio. Però ci possono essere situazioni, come la morte improvvisa, in cui anche in assenza di testamento il componente di una coppia omosessuale potrebbe andare da un giudice e dire che, in base alla sentenza della cassazione, deve essere considerato erede legittimo in quanto la parola coniuge lo include. Un ulteriore ambito può essere quello lavorativo: tutti i diriti che il lavoratore ha in quanto coinugato dovrebbero essere estesi ai partner dello stesso sesso.
Come si prosegue a questo punto?
Sollecitando l’attenzione di tutte le coppie omosessuali, perché tutte le volte che pensano di essere trattate peggio degli eterosessuali si mobilitino. È una battaglia non solo di alcune persone ma di tutti. Solo la responsabilizzazione generale può produrre effetti. Occorre una strategia corale dal basso per far valere i diritti, arrivando pezzo per pezzo al riconoscimento del matrimonio per via legale. A quel punto, in mancanza di una legge positiva, sarà molto più facile abbattere il muro residuo.
Quindi bisogna abbandonare la prospettiva di un cambiamento per via politica?
Le reazioni politiche prevalenti alla sentenza non mi fanno ben sperare. La parola matrimonio come ipotesi positiva non l’ho sentita pronunciare. Noi ci muoviamo in un contesto culturale in cui l’omosessualità è un rimosso che si fonda sul silenzio. Le sentenze della cassazione e della corte costituzionale rimuovono il silenzio e cercano di trovare argomentazioni per superare il vuoto normativo in cui si trovano le famiglie omosessuali. L’unico modo per obbligare i politici al dialogo è rivolgersi a qualcuno che ne vuole parlare e questi sono i magistrati. Il magistrato è obbligato a risponderti. Il politico no e in genere non vuole neppure farlo.