Tom palaa Kotiin!” (“Tom torna a casa!”). Questo titolo ha campeggiato a caratteri cubitali per un anno intero sulla facciata del centro culturale LOGOMO, a Turku, l’antica capitale della Finlandia annidata fra le centinaia di isole nell’estremità sud-ovest del paese. Nel 2011 Turku è stata capitale europea della cultura e, fra i tanti eventi proposti per mostrarsi al mondo, la città ha allestito anche un’ampia retrospettiva delle opere di Touko Laaksonen – peraltro nel ventennale esatto della sua morte, avvenuta a Helsinki nel 1991. “E chi lo conosce?” commenteranno in molti. Giustamente, del resto: Touko Laaksonen è il nome anagrafico che si celava dietro lo pseudonimo di Tom of Finland, niente di meno! Quei simpatici bonazzi dalle spalle larghe, vitini di vespa e randelloni spropositati fra le cosce muscolose abbigliati in tutte le divise possibili e immaginabili che hanno fatto sognare diverse generazioni di giovani gay erano opera sua.
Ho voluto iniziare da Turku il mio viaggio finlandese, proprio per rendere omaggio a questo artista che sembra finalmente essere stato sdoganato, e dai giornaletti sgualciti sotto i materassi si è ritrovato incorniciato sulle pareti dei salotti buoni dell’Arte. A dire il vero, mostre delle sue opere erano già state organizzate in varie città occidentali, ma per la prima volta un’esposizione è stata proposta in un contesto così ufficiale, e per di più nella sua città. Già, perché proprio qui, a cinque chilometri dal centro, nel sobborgo di Kaarina, Touko Valio Laaksonen era venuto al mondo l’8 maggio del 1920. Le opere per la mostra sono state messe a disposizione dalla Tom of Finland Foundation di Los Angeles, ma una di queste, un bel ritratto a pastello, rimarrà qui come “pietra angolare” di una collezione permanente che il Museo d’Arte locale ha in programma di creare nei prossimi anni come omaggio all’illustre concittadino.
“La cosa incredibile” ci dice Klara Paul, della Turku 2011 Foundation che ha voluto questa mostra, “è che Tom of Finland fino all’anno scorso era conosciuto più all’estero che in patria, ma ora dopo l’esposizione le cose sono cambiate. L’abbiamo allestita all’interno del centro culturale LOGOMO, però in uno spazio separato, per evitare che le sue opere più fortemente erotiche potessero finire sotto gli occhi dei bambini o di chi non gradisce questo genere di arte. All’inizio ci sono state anche polemiche sui mass media, ma sono durate poco, poi le acque si sono calmate, la gente si è abituata e la mostra è stata molto visitata per tutto l’anno”.
Con 180mila abitanti Turku è la terza città della Finlandia dopo Helsinki e Tampere, ma, nonostante le non grandi dimensioni, i suoi oltre 40mila studenti ne fanno un centro aperto e molto vivace culturalmente. Dedicati al popolo glbt vi sono soltanto due ritrovi: il suXes (Yliopistonkatu 9 A 4; www.suxes.fi), unico bar gay di Turku, aperto dalle 19 alle 2, e il Turun Kirjakahvila, un simpatico caffè-bookshop in cui si mescolano allegramente tutti gli orientamenti sessuali (Vanha Suurtori 3; www.kirjakahvila.org) che è aperto durante la giornata e chiude quando apre il suXes. Se d’inverno i locali sono l’unica opzione possibile, dato il clima rigido, in estate a Turku si vive all’aperto. Il centro storico della città si dipana dal castello alla cattedrale per tre chilometri lungo il fiume Aura, nelle cui acque con la bella stagione sono ormeggiate decine di barconi che ospitano caffè e ristoranti, mentre le sue rive si trasformano in una piacevole passeggiata, sullo sfondo di begli edifici in stile neoclassico, russo di fine ‘800 e liberty.
Visitata Turku, ci muoviamo verso Helsinki, in un certo senso sulle orme di Tom of Finland che nella capitale finlandese abitò per parecchi anni, prima di trasferirsi quasi stabilmente a Los Angeles nel 1978. Quando arriva a Helsinki, subito dopo la seconda guerra mondiale, Touko scopre una città palpitante che sprizza erotismo omosessuale da ogni poro. Da come lui stesso descrive l’atmosfera che regnava sull’Esplanadi, il grande boulevard centrale che, ieri come oggi bordato di caffè e negozi eleganti, sfocia nella piazza del Mercato affacciata sul porto, si fa fatica a credere che in Finlandia l’omosessualità sia stata depenalizzata soltanto nel 1971: “Le panchine erano piene di gay che si muovevano dall’una all’altra salutandosi con ostentazione”. Comunque capisce presto che non era quella la sua storia, all’Esplanadi fighetto e checchino preferisce le siepi buie del parco Kaivopuisto più a sud, dove incontra operai, soldati e marinai e dove inizia a fantasticare il suo personale panteon omoerotico che poi prenderà forma (e un ampio ventaglio di uniformi) nelle sue storie disegnate.
Oggi Helsinki non sembra più così eccitante e selvaggia come ai tempi di Tom of Finland, la cosiddetta “Perla del Baltico” è diventata una bella città a misura d’uomo, rilassata e rilassante, ma rispetto ad allora ha però da offrire tanto altro in più. Innanzitutto una scena gay più ricca e articolata, che ne fa, con Copenaghen, il punto di riferimento più importante della Scandinavia e del Baltico. “A Oslo ci sono a malapena un paio di bar”, ci dice Mikko Autio, un simpatico orso gestore del Bear Park Café e del Kulmakahvio, due posti di ritrovo quasi leggendari, “e a Stoccolma c’è qualcosa in più, ma mica tanto, e anche là è difficile trovare un locale aperto tutti i giorni della settimana… “. È una giornata di fine inverno, nel piccolo parco fuori dalle vetrine del caffè Kulma nevica. Al centro del parco, un chiosco in muratura: è il locale originario, che Mikko aveva avviato una decina di anni fa, facendone presto uno dei fari della vita gay di Helsinki. Il nome, Bear Park Café, deriva dal parco, Karhupuisto, Parco dell’Orso, così detto per via di un bronzeo monumento all’orso del 1931 che vi si trova. Un felice concorso di circostanze, visto che le predilezioni di Mikko si indirizzano proprio verso… gli orsi. Intorno al chiosco nel bel mezzo del parco ci si ritrovava nella bella stagione, e vi si tenevano anche piccole feste, sotto gli occhi e con la partecipazione della gente del quartiere. “Parco” è una parola grossa, il Karhupuisto è poco più di un grande piazzale triangolare con un po’ di alberi e qualche cespuglio, ed è davvero sotto gli occhi di tutti. Ciò nonostante, mai nessun problema con i residenti: “Il rapporto con la gente del posto è ottimo, mai uno screzio, un dissapore” dice Mikko, che aveva voluto fin dall’inizio non un posto di segregazione, ma uno spazio aperto a tutti, gay e non gay. E il suo caffè è frequentato anche da famiglie con bambini, e quando in estate organizzano picnic, notti artistiche e una gara di drag queen orse vi assistono anche gli abitanti del quartiere. Quella che da noi sarebbe utopia pura, qui sembra una cosa del tutto normale. Helsinki è così, anzi tutta la Finlandia pare sia così, almeno la parte lungo la costa meridionale, dove si concentra la maggior parte della popolazione urbanizzata, dall’attuale capitale Helsinki alle ex capitali Tampere e Turku.
Essendo il Bear Park Cafe un chiosco en plein air in genere è possibile tenerlo aperto al massimo da aprile a ottobre. Per questo un paio di anni fa Mikko ha avuto l’idea di aprire un piccolo bar al chiuso dove gli affezionati frequentatori potessero rifugiarsi anche con il brutto tempo. Ha trovato un locale affacciato sullo stesso parco e ha dato vita al Kulmakahvio, o caffè Kulma, piccolo, ma caldo e accogliente. Sulla scia dei locali di Mikko, sono sorti poco lontano altri ritrovi gay, come il Nalle, un pub prediletto soprattutto dalle lesbiche (Kaarlenkatu 3) e il Fairytale (Helsinginkatu 7; www.fairytale.fi) un minuscolo bar dall’atmosfera intima. E poco più a nord, c’è la sauna gay Voque. Insomma, sembra si stia formando una piccola enclave gay lontano dal più importante polo gay sorto nel quartiere del Design, in pieno centro.
Chiacchierando, scopriamo che Mikko non lavora a tempo pieno nei suoi locali, perché insegna in una scuola elementare. Sì, avete capito bene, fa il maestro in una scuola elementare. Statale. Quando gli chiedo se non ha mai avuto problemi a scuola per il suo orientamento sessuale, mi guarda meravigliato come se non capisse la domanda: “Perché?” mi chiede. “Ma perché tu sei gay… e i bambini… i genitori… lo sanno?” farfuglio cominciando a sentirmi un po’ stupido. “Credo di sì, ma non importa a nessuno, né ai genitori né ai bambini né alle autorità… ci sono anche bambini con genitori gay, è normale, sei quello che sei… che c’entra con il lavoro?. La Finlandia è un paese ‘openminded’, di mentalità aperta, e tradizionalmente gay friendly”. E infatti non sembra stupire nessuno non solo che alle presidenziali si sia presentato un candidato apertamente gay, Pekka Haavisto della Lega Verde, ma nemmeno che questi al primo turno sia sorprendentemente arrivato secondo, guadagnandosi così il diritto ad andare al ballottaggio con Sauli Niinisto, del Partito di Coalizione Nazionale. Alla fine, il 5 febbraio, ha vinto Sauli Niinisto, mentre Pekka Haavisto si è fermato al 34% dei consensi, ma il fatto stesso di essere arrivato “in finale” è stato un segnale importantissimo: la Finlandia vuole restare un paese non solo aperto verso l’Europa, ma tollerante e garantista sui temi dell’ecologia e delle libertà individuali.
La sede locale del SETA, l’associazione glbtqi (Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender, Queer, and Intersexed) finlandese è a Suvilahti (Kaasutehtaankatu 1, edificio 10: www.heseta.fi), un’interessante area periferica di infrastrutture portuali e cantieri navali in disuso oggi in via di riconversione. Qui incontriamo la responsabile per Helsinki, Ulla Kärkkäinen, e la coordinatrice nazionale, Marita Karvinen, che peraltro parla fluentemente l’italiano. Siamo curiosi di sapere in cosa consista l’attività di un’associazione come la loro in un paese in cui il popolo glbtqi sembra avere già tutto garantito. “Molto” precisa Marita “ma non tutto”. Per esempio, spiega, hanno le coppie di fatto ma non il matrimonio gay. “D’accordo”, insisto, “ma oltre al pressing per il matrimonio che cosa fate di concreto? “Lavoriamo nelle scuole, dove parliamo di questioni di genere e di orientamento sessuale, di trans e di famiglie arcobaleno. Le nuove generazioni sono molto aperte mentalmente,” continua Marita, “ma c’è ancora parecchio da spiegare, chiarire, consolidare”. Il SETA lavora molto sull’identità di genere e sull’intersessualità, proseguono, cerca di cambiare l’approccio comune al problema dei bambini intersessuali, per evitare interventi scioccanti e operazioni dolorose. Lavorano anche sulla transessualità, su cui il paese è comunque molto avanti: in Finlandia non bisogna sottoporsi a un’operazione per cambiare genere, però si deve essere sterili, e loro vorrebbero modificare questa parte della legge.
Ulla si alza e ci mostra una carta della Finlandia in cui sono segnate tutte le loro sedi e sezioni e con una bacchetta ci indica alcune aree: “Ecco questa è la zona costiera, a sud, la più densamente popolata, dove si trovano le città più importanti, e anche quella più progressista e aperta mentalmente. Ma quassù, nelle piccole città di provincia più settentrionali, quelle più isolate, è diverso, ed è qui che i Veri Finlandesi hanno fatto incetta di voti alle elezioni del 2011. È un partito populista, antieuropeista, razzista e omofobo che ha avvelenato il clima politico generale”. E negli ultimi tempi in conseguenza di ciò è sorto qualche problema, perfino durante il gay pride si sono verificati piccoli incidenti, proteste e anche tentativi di aggressioni: “Cose blande, per carità, ma per noi è stata una novità che ci ha colti di sorpresa, e per la prima volta in tanti anni c’è stato bisogno della polizia per scortare la manifestazione”. Composta da 19 associazioni regionali e tematiche (famiglie arcobaleno, travestiti, transessuali ecc.), l’associazione SETA viene finanziata dallo Stato: per il 90% con i proventi della Finland Slot Machine Association e per il restante 10% dal ministero dell’educazione e della cultura. Il SETA attualmente sta lavorando anche a un progetto per l’assistenza agli anziani glbtqi finanziato dallo stato. E naturalmente si occupano di organizzare il pride, che nel 2012 a Helsinki si svolgerà dal 25 giugno al 1° luglio. Manifestazioni del pride si tengono anche in altre città, a Turku e a Tampere per esempio (anche se quello di Tampere, dicono, è un’operazione soprattutto commerciale).
Compiuto il dovere, possiamo finalmente dedicarci all’esplorazione del panorama dei bar, ristoranti, hotel gay, che per una città di meno di 600mila abitanti è davvero notevole e che diventa imponente se vi si aggiungono le strutture gay friendly. Il più antico e noto hotel gay friendly di Helsinki è l’hotel di design Helka (www.helka.fi), centralissimo, nei pressi dell’area commerciale di Kamppi, con un ottimo ristorante di nouvelle cuisine scandinava, lo Helkan Keittiö. Esclusi i bar della zona di Kallio descritti sopra, praticamente tutti gli altri ritrovi e ristoranti sono dislocati nel cosiddetto Quartiere del Design, Punavuori, una manciata di strade ortogonali bordate di begli edifici otto-novecenteschi. In queste strade a sud-ovest della stazione e della Mannerheimintie, la principale arteria di Helsinki, si aprono caffè, ristoranti e mille negozi che offrono i migliori prodotti del design finlandese. Potendo, scegliete di pernottare qui, non solo per avere i principali locali gay a portata di piede, ma anche perché quest’anno, nel 2012, Helsinki è capitale mondiale del design (www.wdchelsinki2012.fi), e proprio a Punavuori e dintorni avverranno molti dei microeventi diffusi che la città ha preparato per i visitatori.
Fra i locali che abbiamo provato, proprio nel cuore di Punavuori, molto piacevole e tranquillo è il Fenix (www.ravintolafenix.com), un pub-ristorante con buona cucina mediterranea e ottima birra finlandese. I finlandesi amano cantare e adorano il karaoke: se vi piace il genere e gli uomini dai 40 in su, il posto ideale è, poco più su, verso l’Esplanadi, il Mann’s Street (www.mannsstreet.com). A due passi, l’Hercules Gay Night Club (www.herculesgayclub.com) è aperto tutti i giorni dalle 21 alle 4 ed è sempre affollatissimo, perciò, soprattutto nel weekend, andateci per tempo. Un paio di strade più a sud, il DTM (Don’t Tell Mama) è il caffè-disco-night club più grande della Scandinavia, in cui si mescolano allegramente, su due piani, persone di ogni genere, orientamento, età e censo. Noi ci siamo fermati qui. A voi, se volete, continuare l’esplorazione degli altri, armati della Free Gay Map reperibile nei locali, nella hall di molti alberghi o direttamente all’ufficio di informazioni turistiche di Helsinki (Pohjoisesplanadi 19; www.visithelsinki.fi). Per avere notizie sulla Finlandia in generale il sito ufficiale è www.visitfinland.com
In generale va detto che anche nei locali gay si riflette piacevolmente l’atmosfera che regna in tutta la città e che fa di Helsinki una delle più vivibili metropoli d’Europa. I locali in genere sono tranquillamente affacciati su strada, frequentati da bella gente di ogni sesso e tendenza, gradevolmente rilassati e rilassanti. L’unica mezza delusione confesso di averla provata nei confronti della sauna, la Voque (www.saunavoque.net). Abbastanza lontana dal centro, e ancora più a nord del quartiere Kallio, è l’unica sauna gay di Helsinki e, pare, di tutta la Finlandia. Il che, per essere la Finlandia la patria delle saune, costituisce già quasi un mezzo scandalo. Oltre a ciò, la sauna è piuttosto cara. Quando siamo arrivati, sono stati onestissimi e ci hanno avvertiti che dentro c’erano solo 6 persone, decidessimo noi se entrare o no, e questo è stato un bel gesto di civiltà. La sauna in sé è anche abbastanza grande e piacevole, fornita di tutto, anche se non tutto era in funzione (per esempio la vasca idromassaggio), forse perché era un giorno feriale. Un amico che ci era capitato in estate, mi ha detto però di averla trovata allora molto animata e gradevole, e con in più un bel terrazzo affacciato sulla città (la sauna è al sesto piano). Quindi, può essere solo che io ci sia capitato nella sera sbagliata. Per il resto, le mie ore migliori le ho trascorse, seguendo le mie inclinazioni, nelle videosalette e videocabine di un noto sex shop (US-Video, Malminkatu 24, www.usvideo.fi), non esplicitamente gay, ma che forse proprio per questo attira i “diversamente etero” come il miele le vespe. E devo dire che in quel posto, annidato in un cortiletto proprio accanto a un pub “straight” pieno di maschi che occasionalmente, fattisi coraggio con un paio di boccali di birra, pare vadano a farvisi un giro, mi sono divertito parecchio.