Scadrà il 20 novembre, il termine ultimo per consegnare i moduli del primo censimento gay friendly della storia italiana. Proprio per questo si fa pressante l’invito della militanza glbt alle coppie conviventi a non temere di essere visibili nel questionario (e a non temere la diffusione dei dati). Basterà barrare a pagina 16 la casella 3 “convivente in coppia con l’intestatario” per “contare”, esattamente come accade in molti paesi che hanno tradizioni più o meno consolidate nel censire le famiglie glbt. Ma la difficile conta è foriera, e non solo in Italia, di più di un grattacapo per demografi e sociologi con una coda lunga di dibattiti e polemiche.
È esemplificativo, in questo senso, quanto accaduto all’impressionante censimento 2010 degli Stati Uniti: oltre 300 milioni di americani censiti con il più breve questionario della storia, 10 domande per 10 minuti di compilazione. Il nostro questionario al confronto, dall’alto delle sue 24 pagine, un qualche imbarazzo lo prova.
L’estrema sintesi americana ha stimato un totale di oltre 900.ooo famiglie gay in tutto il paese. Peccato che a settembre, il Census Bureau, l’Istat statunitense, abbia rivisto quel dato al ribasso e stabilito che le coppie conviventi sarebbero 514.735 e gli sposi marito e marito o moglie e moglie 131.729, per un totale comunque ragguardevole di 650 mila nuclei di affetti glbt.
“L’aggiustamento”, hanno spiegato i demografi, è dovuto a errori di decodifica dei dati e il numero potrebbe essere inferiore del 15% rispetto a quello reale perché gay e lesbiche, vuoi per questioni di riservatezza, vuoi per paura dello stigma possono aver eluso le domande. Insomma l’invisibilità gay è un bel problema anche in paesi con una mentalità più avanzata di quella italiana. Quei numeri comunque, sottostimato o meno, sono di tutto rispetto e attestano un aumento delle famiglie gay dell’80% rispetto al censimento americano del 2000. Gli attivisti lo hanno sottolineato ricordando che compilare il questionario è un passo importante sia nella direzione di una maggiore visibilità sia nel dissipare stereotipi come quello secondo cui i gay vivono solo nelle metropoli o sono solo bianchi e di classe agiata.
Sicuramente anche il censimento del Canada di quest’anno registrerà numeri di coppie glbt in crescita. Nel 2001 il totale delle coppie dello stesso sesso si attestava a 34200 su una popolazione di circa 34 milioni di persone. Ma dati di altre ricerche, diffusi nel 2006, parlavano di un 32% in più di famiglie anche grazie all’approvazione del matrimonio gay. Il totale di coppie omosessuali canadesi comunque rappresentava lo 0,5% di tutte le coppie: è un numero che si avvicina a quello di altre rilevazioni come quelle dalla Nuova Zelanda (0,7%) e dell’Australia (0,6%) e che potrebbe anche emergere dal censimento italiano.
Sempre che non si ripeta da noi l’“effetto Nepal”, paese che si era posto all’avanguardia con un censimento che conteneva il genere trans e che si è fermato a metà del guado. Le autorità hanno purtroppo fatto sapere, tra i fischi dell’associazionismo locale, che i dati glbt raccolti nel censimento non saranno diffusi in via preliminare, ma che qualcosa potrebbe emergere nella relazione finale. Un’occasione persa, ma passiamo all’Europa dove la conta di coppie gay, per molti paesi, non è una novità.
In Inghilterra e Galles il dato è fermo al censimento del 2001: il numero di famiglie gay era esattamente 78552. Ma anche qui c’è molta attesa per i dati del censimento di quest’anno che segue l’approvazione del 2005 del Civil Partnership Act, il matrimonio gay all’inglese.
La Francia, dopo il boom dei Pacs, ha conteggiato anche il numero di figli delle coppie gay che si assesterebbero in una forbice ampia (e impressionante) tra i 24 e i 40 mila. La forbice, ha spiegato l’Istituto di statistica, è perfezionabile solo con un’indagine sulla famiglia da legare al censimento e proprio il censimento 2011 si è dotato di soluzioni raffinate per cercare di tracciare una fotografia dai contorni più nitidi.
L’esordio infine della cattolica Spagna con la conta dei gay risale al lontano 2001 e i numeri erano allora ben al di sotto di quelli di altri cugini europei con 6855 coppie di uomini e 3619 coppie di donne conviventi. Ma anche qui, a differenza dell’Italia, quei numeri sono stati diffusi. Poi la Spagna è andata avanti come sappiamo e ha fatto passi da giganti nel giro di pochi anni.
Noi intanto dobbiamo attendere il 2012 per sapere se Istat deciderà di diffondere i dati glbt raccolti, o in seconda istanza il 2013, quando i dati saranno disponibili a tutti i ricercatori per avere i numeri e contare.