Quando le idee originali e i nuovi artisti validi scarseggiano, le case discografiche si gettano spesso in un’operazione di restyling di materiale già pubblicato, o propongono materiale inedito che a suo tempo era stato messo da parte perché ritenuto non interessante o scomodo. Per fortuna a volte queste iniziative – se condotte con un minimo di intelligenza e interesse storico culturale – non producono solo un ritorno economico per l’etichetta che le ha prodotte, ma permettono di riscoprire album altrimenti destinati a rimanere sconosciuti soprattutto alle nuove generazioni. È il caso della recente ristampa di quasi tutta la discografia di Ivan Cattaneo.
Alcuni mesi fa Warner ha pubblicato un box contenente i 5 album che coprono gli anni’80 (da Urlo fino a Vietato ai minori), quando l’artista bergamasco ottenne il maggior successo, grazie soprattutto a un’operazione di archeologia moderna – che produsse 2060 Italian Graffiati, Bandiera Gialla – e alla sua partecipazione fissa alla trasmissione cult Mister Fantasy. Chi però conosce Ivan solo per i suoi remake italiani, tralascia invece una cospicua discografia che pone le radici nel 1975, quando Cattaneo iniziò la sua collaborazione con Nanni Ricordi, fondatore dell’Ultima Spiaggia, casa discografica indipendente con una particolare attenzione ad artisti innovativi e d’avanguardia. Oggi quell’esperienza rivive con A qualcuno piace Ivan!, un box prodotto da Sony Music, contenente i primi tre album dell’artista (UOAEI, Primo secondo e frutta IVAn compreso e Superivan): “Probabilmente”, afferma Cattaneo, “sono i miei dischi migliori perché erano i più liberi e atipici nella storia del rock italiano; potevo fare quello che volevo, avendo alle spalle un grande produttore partito dalla Callas e finito con me, poverino!”.
L’esordio dal vivo avviene a metà degli anni Settanta al Festival del Proletariato giovanile di Re Nudo, presso il Parco Lambro di Milano, dove il pubblico reagisce con violenza alla provocazione musicale ed estetica di una “diversità” mostrata da Ivan con coraggio e ingenuità.
Sono poesie futuristiche, quelle trascritte nei testi di UOAEI, che offrono una lettura politica sul cambiamento di costume e sulle nevrosi dell’uomo moderno (immaginatevi brani il cui titolo poteva da solo creare boicottaggio da parte dei media di allora, come Vergini & Serpenti o Il bambino è perverso). La stessa voce, spesso in falsetto, a sperimentare testi con un linguaggio inventato e le musiche che azzardano contaminazioni inusuali, completano questa prima esperienza discografica: “Magari non erano canzoni nel senso ortodosso della parola, c’era molta imprecisione ma tanta sperimentazione, si può dire di tutto di questo disco, ma non che non fosse originale”.
Nel secondo album, Primo secondo e frutta IVAn compreso, del 1977, Cattaneo si avvale degli arrangiamenti di Roberto Colombo. Le canzoni, non più ermetiche come nel precedente, sono ancora se non maggiormente incentrate sulla denuncia del sistema politico. Da notare la presenza nell’album di una divertente Milva alle prese con gli squilli telefonici di un frenetico e isterico ufficio ne La segretaria ha colpito ancora: “È un album quasi psichedelico, in cui ci sono i giochi delle citazioni come in Maria-Batman, e dove le canzoni iniziano ad essere più… canzoni”.
Con Superivan c’è poi il passaggio alla forma canzone nel senso tradizionale, grazie ancora a Roberto Colombo e all’intervento della Premiata Forneria Marconi, che contribuisce a dare al disco una connotazione internazionale. Ivan acquisisce maggiore notorietà, tanto che alcuni suoi brani diventano punto di riferimento per altri artisti: “È il caso per esempio di Male Bello, reinterpretata successivamente da Patty Pravo”. Superivan suona molto glam e al tempo stesso getta le basi della new wave italiana: “Questi primi tre album oggigiorno sarebbero impensabili, allora c’erano produttori che investivano per anni su un’artista, prima che questi portasse un ritorno commerciale; oggi se non fai centro col primo disco sei finito, non puoi permetterti di sperimentare.
Non solo, oggi non si osa più in nessun campo, come nella vita. L’esempio è dato dai nostri discografici che proibiscono ai cantanti di fare coming out… e pensare che una stragrande maggioranza di quelli che sono usciti da X-Factor e da Amici sono gay e non lo possono dichiarare… una questione squisitamente italiana. Tuttavia non è nemmeno corretto ridurre il tutto al solo concetto di coming out. Con Mario Mieli, a uno dei primi incontri del Fuori, si discuteva sul fatto che noi non volevamo avere visibilità come gay, volevamo che tutti uscissero con la propria sessualità per dare vita a una rivoluzione sessuale, perché nessuno ha una sessualità veramente libera, a partire dalle casalinghe. La rivoluzione deve avvenire a tutti i livelli, altrimenti noi continueremo a rimanere nei nostri ghetti, gli etero nei locali per scambisti e le casalinghe in casa con il dildo.”
L’avventura Ultima Spiaggia si conclude nel 1979; fu proprio Nanni Ricordi a portare Ivan alla CGD di Caterina Caselli: “Era finito il tempo delle sperimentazioni, vero che anche in Urlo ci sono delle canzoni azzardate (Polisex in primis), però erano più ortodosse, rientravano nei canoni – anche commerciali – voluti a quel tempo”. Già in questi primi anni Ivan si mostrò artista poliedrico, tanto da lanciare quando la multimedialità era una parola sconosciuta, la “T.U.V.O.G.ART”, arte dei cinque sensi di chiara ispirazione dadaista, tramite cui coinvolgere lo spettatore non soltanto coi suoni come solitamente avviene con la musica, ma con profumi, oggetti da gustare e da toccare, quadri e immagini da vedere. Del resto ha sempre curato anche le sue apparizioni televisive nelle quali ha spesso costruito da solo la scenografia. Ora sembra giunto il momento di mettere per iscritto i suoi pensieri e le sue esperienze accumulate negli anni: “Sto per dare alle stampe un libro, suddiviso in tre volumi, su cui ho lavorato per anni, si intitola: Se dico, seduco. L’importante non è sedurre ma rimanere seduti e sedati su sedici sadici sudici, 3450 aforismi in tre volumi sempre sull’orlo di un urlo”.
Ivan Cattaneo è stato – per quelli della generazione di chi scrive – un punto di riferimento importante per capire che non eravamo soli, che c’era la possibilità di uscire, dichiararsi e condurre una vita a testa alta senza nascondersi dietro false maschere o peggio ancora ipocrisie: “Le nuove generazioni vivono nell’illusione di aver trovato la strada spianata da quelli che li hanno preceduti e che hanno fatto militanza. In realtà questi ragazzi si trovano liberi in una sorta di prigione dorata, nei loro ghetti. Il fatto che ti puoi scopare quelli che vuoi non significa essere liberi.”
Difatti sulla questione gay e politica non ha dubbi: “I nostri politici sono come i discografici, pensano che se dovessero appoggiare i gay osteggiando i diktat imposti dalla chiesa diventerebbero impopolari e non otterrebbero più voti. Ecco perché la sinistra non è più tale. L’hanno dimostrato con i Dico. Vi racconto un aneddoto su quello che io ritenevo un vero uomo di sinistra: nel 1976 su un volo per Roma con Nanni Ricordi incontrammo Enrico Berlinguer. Nanni, che conosceva Enrico, mi presentò come una nuova promessa. Berlinguer mi chiese di cantargli una mia canzone e io gli accennai Darling (contenuta su UOAEI, su testo di Mario Mieli), sottolineando il fatto che fosse dedicata a un uomo. Lui mi guardò e disse ridendo ‘non ti preoccupare, tutto questo un giorno sarà possibile’”.