Dade Hamilton ha diciotto anni, ha appena finito le scuole superiori e trascorre l’ultima estate a casa in una cittadina dell’Iowa, prima di andare al Fairmont College, nel Michigan, a studiare letteratura inglese. Sa di essere gay dall’età di dieci anni, ma ancora non ha trovato il coraggio di parlarne ai genitori, una coppia insoddisfatta e pronta al divorzio. Si esercita a fare coming out con gli oggetti inanimati della casa, ma quando sta per parlarne al padre o alla madre, si blocca, le parole che stavano per venir fuori tornano indietro, “lontano dal precipizio della rivelazione”. Ha pochi amici, ama vestire con abiti che compra ai mercatini dell’usato, ascolta musica e scrive racconti e strane poesie, in cui sogna di volar via da questo mondo. Ha una relazione con Pablo Soto, bellissimo ragazzo, stella della squadra di football del liceo, il “Sexicano”, come è soprannominato, del quale è innamorato, ma si tratta di un rapporto frustrante: “I nostri incontri sessuali durano sempre meno di cinque minuti e si concludono regolarmente con il suo sguardo ancora più depresso e incazzato” e con l’ingiunzione di non parlarne assolutamente con nessuno. Il fatto è che Pablo è il tipico ragazzo gay che ha interiorizzato l’odio di sé, ha bisogno di esibire una fidanzata, frequenta i giovani più cafoni e omofobi del liceo e della città e non prende nemmeno in considerazione l’idea di conoscere veramente se stesso. Dade sa che il sogno, spesso accarezzato, che il suo amore possa essere ricambiato è una assoluta sciocchezza, una follia, perché Pablo, come scrive in una delle sue belle ed elaborate metafore, “è come un nodo particolarmente stretto, e per quanto le mia dita sanguinino per lo sforzo, non riuscirò mai a scioglierlo”.
Il casuale incontro con Alex, ragazzo disincantato e consapevole di sé, spregiudicato e generoso, dal quale è subito attratto, e poi la frequentazione di Lucy, l’amica lesbica che lo aiuta a superare i tipici riti di passaggio che trasformano un adolescente gay in un adulto gay, come l’ingresso nell’unico gay bar della cittadina, offrono a Dade l’opportunità di sfuggire alla mortifera relazione con Pablo, ma l’estate, l’ultima estate a casa prima dell’università, è lunga e la maturazione passa attraverso esperienze complesse e drammatiche che gli lasceranno dentro un’insopportabile sensazione di fallimento ogni volta che ripenserà a quei mesi decisivi della sua vita e a come sarebbe potuta finire in mille altri modi.
Il romanzo si inserisce in un genere ormai codificato e molto popolare negli Usa, quello della crescita e della consapevolezza di sé dei giovani gay. Si tratta di romanzi ben costruiti che raccontano vicende di adolescenti alla prese con il loro coming out, con l’omofobia dei compagni, della famiglia e spesso dell’istituzione scolastica, di storie che si propongono di combattere l’ignoranza, anche attraverso l’immaginario letterario, e di promuovere una sempre maggiore normalizzazione della vita gay. Alcuni di questi romanzi sono tradotti in italiano e sono stati segnalati in questa rubrica e si auspica che a leggerli, oltre che gli adolescenti, siano anche gli operatori scolastici che si pongono l’obiettivo di combattere il bullismo omofobico, in Italia sottovalutato nonostante qualche sporadica dichiarazione di intenti o affrontato in maniera inadeguata.
Gli sterminati campi della normalità si inserisce in questo filone, ma pur utilizzando gli ingredienti tipici del genere, va oltre, perché Nick Burd, al suo esordio narrativo,  costruisce la storia con uno stile personale, affascinante e coinvolgente, ricco di suggestive metafore e di personaggi secondari che amplificano la storia principale. Come la storia di Jenny Moore, la ragazza autistica scomparsa, forse alla ricerca di un luogo migliore di questo mondo, o quella di Fessica Montana, la ragazza bruttina che non piace a nessuno e che, in uno dei momenti più intensi della narrazione, chiede a Dade perché non vuole mettersi con lei; o quella tragica di Pablo, emblema della confusione, di quel “nodo” impossibile da sciogliere, in cui spesso la cultura omofoba dominante costringe gli adolescenti.