Durante le loro navigazioni Baudelaire e Conrad ci sono capitati quasi per caso. Pare che il primo abbia scritto qui la sua prima poesia (A una dama creola, 1841, confluita nella raccolta I fiori del male) e che il secondo si sia innamorato di due donne (come racconta nel libro Tra terra e mare, 1911). Lo scrittore americano Mark Twain ne ha raccontato nel suo libro Seguendo l’Equatore (dove descrive il suo peregrinare intorno al mondo compiuto a fine Ottocento) con parole che spesso capita di leggere nelle guide turistiche: “Dio creò Mauritius e poi il Paradiso terrestre”.
Se la letteratura riporta solo testimonianze di amori eterosessuali, possiamo scoprire com’è la vita omosessuale oggi in quest’isola dell’oceano indiano attraverso le parole di un attivista mauriziano, Nicolas Ritter, impegnato a rendere la sua isola sempre più vivibile per le persone gay e lesbiche. Nicolas è stato per 13 anni steward di Air Mauritius fin quando ha deciso di dedicarsi interamente alla causa dei diritti umani. Nel 1996 ha fondato Pils, un’organizzazione non governativa di prevenzione e lotta all’Aids, di cui è attualmente direttore. Nel 2001 ha convinto il governo a fornire gratuitamente i farmaci anti-Hiv: “Se Pils non fosse esistita – spiega con modestia – la decisione sarebbe stata presa più in là nel tempo…”. Nel 2005 ha organizzato il primo pride glbt di Mauritius e fondato il collettivo lgbt Arc en ciel (Arcobaleno).
Ho incontrato Nicolas la prima volta nel 2006 a Port Louis, nella capitale, dove ha sede Pils. Lì ho trovato stipendiati e volontari impegnati generosamente ai computer in un pomeriggio caldissimo. Mi colpì uno dei poster della campagna di sensibilizzazione “Zero Zero Sex sans préservatifs” (Niente sesso senza preservativi), in cui un agente 007 impugna un profilattico come se fosse una pistola. Intorno a noi c’erano persone ammalate, anche donne con in braccio bambini, che attendevano di incontrare lo psicologo o l’assistente sociale. Nicolas mi disse che dopo cinque anni di battaglia, nel 2001, il governo aveva finalmente accettato di fornire gratuitamente gli antiretrovirali ai cittadini che ne avevano bisogno. Parlava già allora apertamente della sua omosessualità, ma soprattutto della sua sieropositività: “Ho deciso di parlarne pubblicamente per testimoniare che si può vivere in modo assolutamente normale seguendo correttamente le cure. La stigmatizzazione delle persone che vivono con l’Hiv è ancora enorme a Mauritius. Bisognerà raggiungere l’obiettivo di considerare l’infezione da Hiv né più e né meno come una qualsiasi altra malattia cronica evolutiva”. A distanza di cinque anni torno a parlare con lui dell’impegno per i diritti umani e di come i cittadini omosessuali vivono a Mauritius, aldilà del mare turchese, delle spiagge bianche e delle palme (che in realtà sono poche, ci sono piuttosto alberi alti e sottili simili a pini ed eucalipti importati).
Come vivono gay e lesbiche mauriziani nell’isola?
Benché l’omosessualità non sia illegale a Mauritius (in realtà la faccenda è più controversa, come scoprirò dopo ndr), la maggioranza delle persone omosessuali, sia donne che uomini, vivono la loro sessualità in maniera molto discreta. Non bisogna dimenticare che l’isola è relativamente piccola e ha una presenza importante di religioni (la maggioranza dei credenti si professa indù, seguono cristiani e musulmani). La pressione sociale è talmente forte che gay e lesbiche finiscono per sposarsi e conducono una doppia vita. Altri scelgono di partire per l’Europa, il Canada o l’Australia. D’altro canto bisogna anche dire che è molto più semplice vivere come omosessuale a Mauritius rispetto a una ventina di anni fa. Internet è diventato sempre più uno strumento di collegamento per la comunità glbt e siti come Facebook, Gaydar e Gayromeo sono molto utili alle nuove generazioni.
Quante associazioni gay ci sono a Mauritius e dove ci si incontra?
Dopo Arc en ciel, che ha la sua sede a Rose Hill, sono nate due nuove associazioni, Mozaic e Visa G. Amnesty international ha fondato un gruppo che si occupa di tematiche glbt e che si chiama Nu egal (Siamo uguali in creolo). Ci sono serate gay friendly organizzate dal collettivo Arc en ciel ogni due mesi e c’è anche un bar a Grand Baie, che si chiama Before.
Qual è l’ostacolo più grande che incontrano le associazioni?
La mancanza di denaro. Non riusciamo facilmente a trovare i fondi per far funzionare i nostri servizi. Solo poche aziende private ci sostengono. Le persone fanno fatica ad avvicinarsi alle associazioni per pregiudizi radicati nella cultura, per paura dello sguardo degli altri.
Che progetti state portando avanti?
Grazie al contributo del gruppo finanziario Rogers, abbiamo avviato un progetto sulla salute per quanto riguarda la prevenzione delle infezioni a trasmissione sessuale. Ci stiamo impegnando anche contro la demistificazione dell’omosessualità. Abbiamo ricevuto un finanziamento anche dalla Mauritius Commercial Bank per sensibilizzare la comunità gay rispetto ai test per l’Hiv. C’è infine la Commissione dell’oceano indiano che quest’anno ci sostiene per offrire aiuto psicologico alle persone omosessuali. Abbiamo in cantiere l’attivazione di una gay help line ma non ci siamo messi ancora in moto.
Cosa chiedono le persone omosessuali che si rivolgono a voi?
Ci stanno contattando soprattutto i giovani a causa dei genitori che non accettano la loro omosessualità e li sottopongono a violenze o addirittura li sequestrano in casa per convincerli a cambiare orientamento sessuale. Di questi casi si è occupata anche la rivista francese Têtu, che ha raccontato la storia di Shalima, una ragazza di 20 anni rapita dai genitori e rinchiusa in casa perché amava un’altra ragazza. Ci siamo attivati con degli avvocati di fronte all’inerzia della polizia. Il più grande problema, in ogni caso, è la solitudine delle persone omosessuali. Non sanno a chi rivolgersi per parlarne.
So che sei stato invitato a parlare anche in alcune scuole…
Purtroppo poche volte. Gli insegnanti sono ancora molto timidi e non includono la questione glbt nei loro programmi.
Lo scorso 17 giugno Mauritius ha votato a favore della risoluzione Onu contro l’omofobia, presentata dal Sudafrica e sostenuta attivamente da Stati Uniti, Ue e dai paesi latino-americani. Cosa ne pensi?
La risoluzione riguardava i diritti umani, l’identità di genere e l’orientamento sessuale. Il leader dell’opposizione al governo ha interpellato in parlamento il primo ministro, Navin Ramgoolam, per chiedergli conto della firma di questa risoluzione a motivo del fatto che nell’isola ci sono sensibilità religiose diverse da rispettare. Un parlamentare vicino alla comunità musulmana ha organizzato una conferenza stampa e ha fatto appello a tutti i leader religiosi di Mauritius per impedire che le leggi siano cambiate. Ne è seguito un grande dibattito sulla stampa e nelle radio private.
Come ha risposto il premier?
Il premier ha risposto che le leggi a Mauritius devono cambiare per garantire più uguaglianza e così anche la legge contro la sodomia deve essere abolita perché è una questione di diritti umani. Esiste ancora un articolo del codice penale, il 250, Sodomia e bestialità, che punisce con la reclusione fino a 5 anni qualsiasi persona, quindi non solo una persona omosessuale, che si macchi del “reato” di sodomia. Se ne deduce che non è un reato l’omosessualità in sé ma la penetrazione anale. Ridicolo.
A oggi l’articolo non è stato ancora cancellato. Ricordi se sia mai stato applicato finora?
Molto raramente. In questo momento c’è un caso perché uno dei due ragazzi è minorenne e i genitori hanno intentato una causa. La contraddizione e l’ipocrisia, se vuoi, è che abbiamo operatori turistici che fanno l’occhiolino alla cosiddetta “moneta rosa” della comunità glbt. Air Mauritius ha fatto promozione dei suoi viaggi sulla rivista gay Têtu affermando che riconosceva gli stessi diritti delle persone eterosessuali alle persone omosessuali nel suo staff e che le persone pacsate potevano usufruire di una promozione dedicata.
Come avete impostato la politica dell’associazione Arc en ciel?
Non vogliamo parlare di “matrimonio” perché questa parola ha una forte connotazione religiosa. Noi diciamo che vogliamo gli stessi diritti per tutti. Era anche lo slogan della Rainbow Parade di quest’anno (il sesto gay pride dell’isola): “Equal Rights: No More, No Less” (Stessi diritti: niente di più, niente di meno). Non vogliamo mettere ancora sul tappeto la questione dell’adozione, pensiamo sia troppo presto.
Uno dei generi musicali tipici di Mauritius (a cui corrisponde una forma di ballo specifica) è il “sega” (pronuncia segà). So che esiste anche un sega legato all’impegno politico, soprattutto di sinistra: perché non realizzarne uno contro l’omofobia?
Ti ruberò l’idea. Intanto abbiamo nella nostra associazione una cantante di sega molto popolare, Marie Michelle Étienne. C’è attualmente una canzone mauriziana che tratta della differenza e menziona anche l’omosessualità, ma non l’ho mai ascoltata in diretta, si può recuperare su YouTube: Differens di Denis Larose. Recentemente il collettivo Arc en ciel si è pronunciato contro la venuta a Mauritius di un gruppo di rap francese i cui testi delle canzoni sono omofobi, si chiamano Sexion d’Assault. Gli artisti mauriziani, tuttavia, sono ancora molto timidi ma contiamo di mobilitarli l’anno prossimo.
Qual è il tuo sogno più grande o per lo meno quello che vuoi condividere con noi?
Che la salute nel mondo non sia più considerata una merce ma un diritto umano, un traguardo dell’umanità e che sia garantita per tutti in modo equo.
Vuoi rivolgere un appello alla comunità italiana?
Siate solidali con i paesi del sud, finanziate il fondo mondiale contro l’aids (l’Italia è insolvente). Malgrado tutti i problemi che possiamo incontrare, Mauritius è un paese meraviglioso che amo con tutto il cuore. Per questo mi batto e resto qui: affinché sia veramente un Paradiso.