Giovane negli anni del fascismo, educato ai valori dell’obbedienza, del sacrificio e della disciplina, Tommaso scopre molto presto la sua omosessualità e avverte subito il destino di esclusione che l’accompagna. Se vuole esercitare un qualunque ruolo sociale sa che deve nascondere la minima manifestazione della sua natura, vivere appartato, in totale solitudine. La provincia non perdona. Come il dottor Fadigati del romanzo di Bassani Gli occhiali d’oro, può accontentarsi di una approvazione cauta, ma deve stare attento a non superare certi limiti. Può anche viverla la sua omosessualità, ma guai a rivendicarla. Quando questo avviene scattano immediatamente le sanzioni che le regole non scritte, ma universalmente accettate, prevedono.
Un po’ teatrante e un po’ prestigiatore, egli però le sue inclinazioni non le nasconde, anzi ha la sfrontatezza di esibirle spesso come una sfida nei confronti dell’ipocrisia della comunità. La sua ansia pedagogica che dalla scuola lo proietta alla ricerca di una platea più vasta attraverso incontri, cineforum e conferenze, lo aiuta a costruirsi la fama di oratore seducente e colto a cui si perdonano anche certe trasgressioni e certe stravaganze, ma il suo ruolo di insegnante è troppo delicato per salvarlo dal conformismo dominante. “Come poteva un professore di scuola media offrire ai ragazzi lo spettacolo di comportamenti così palesemente trasgressivi? I ragazzi stessi non rischiavano di essere vittime dei desideri indecenti del loro insegnante? E dalla cattedra, quale etica avrebbe divulgato presso i giovani allievi? Si riunisce un gruppo di genitori in casa di un notabile della città, viene redatta una lettera al provveditore con la firma dei padri degli studenti e in poche ore il povero Tommaso deve fare le valigie”.
Legato alla sua terra, ci ritorna dopo l’esilio in Sardegna.La società sta cambiando, ma non in meglio. Se la sua omosessualità era stata fino ad allora una stravaganza da intellettuale, e i suoi discorsi dei paradossi divertenti, ora è diventata “pericolosa” e non è pensabile che egli possa essere preso a modello delle trasformazioni sociali e culturali degli anni Sessanta. La mutazione antropologica di quegli anni contro cui lanciava le sue invettive apocalittiche Pier Paolo Pasolini, Tommaso la vive come una forma di definitiva emarginazione. È come un negro in terra straniera: i bianchi hanno sfruttato la sua intelligenza e ora lo relegano in un ghetto solitario. A definire meglio la sua situazione lo aiutano le letture, l’amicizia di Ines, un personaggio femminile di straordinaria eleganza ed evangelica comprensione dell’altro, a cui si aggiungono velleità letterarie destinate a non lasciare alcuna traccia.
Costruito come un romanzo epistolare in cui un io narrante, che ha subito il fascino di Tommaso e che ora cerca di cogliere le contraddizioni del suo mondo, racconta “a puntate” a un’amica la sua vita, percorrendola a ritroso, a partire dal suo funerale, Congedo ordinario è forse il libro più bello di Gilberto Severini. I temi sono gli stessi degli altri suoi romanzi, la vita della provincia italiana con i suoi splendori e le sue miserie, ma qui tutto si fa più complesso e la vita di Tommaso, caratterizzata dallo stigma dell’esclusione e da uno slancio pedagogico che apparentemente sembra andato a vuoto, appare, a una più attenta lettura, la vita piena di chi è riuscito, nonostante tutto, a dare un senso alla sua esistenza, come testimonia la rosa fresca, in una bottiglietta di coca cola, messa quotidianamente sulla sua tomba dal ragazzo più amato.
Gilberto Severini è uno scrittore appartato, che non ama apparire. I suoi libri, come questo che era già apparso nel 1996, sono stati spesso pubblicati da piccole case editrici e sono circolati solo tra pochi lettori per i quali è diventato un autore di culto. Il suo ultimo romanzo, A cosa servono gli amori infelici, è però quest’anno tra i finalisti del premio Strega e si auspica che questo fatto, insieme alla ripubblicazione di questo straordinario Congedo ordinario, serva ad accrescere il numero dei suoi lettori e a dare ai suoi libri il posto che meritano nella letteratura italiana degli ultimi decenni.