Nonostante l’accoglienza entusiastica della critica ai pochissimi libri pubblicati in vita e nonostante la stima di autori come W.H. Auden e E.M. Forster che riconoscevano il debito che molti scrittori della loro generazione avevano nei suoi confronti, J.R.Ackerley (1896-1967) riteneva di aver fallito nella sua aspirazione di diventare scrittore. Il fatto è che Ackerley, come scrive Auden in un saggio su uno dei suoi libri più belli pubblicato postumo Mio padre e io, era convinto “di non saper creare situazioni e personaggi immaginari”. Tutti i suoi libri difatti sono autobiografici, ma è proprio a partire da sé, dal racconto delle proprie esperienze, percorse sempre da illuminanti riflessioni, da acume, leggerezza e da una straordinario senso dell’ironia e dell’autoironia, che Ackerley riesce a indagare, come pochi, le contraddizioni dell’anima e i precari equilibri su cui si basano i rapporti umani.
Omosessuale vissuto in epoca pre-Stonewall, Ackerley era incline a innamorarsi di ragazzi delle classi povere, diversi da lui per vita, esperienze e interessi e questo lo accomuna a molti omosessuali della sua generazione che hanno mitizzato la mescolanza di ceti sociali. Pensiamo, per fare solo qualche esempio, a John Addington Symonds, a Edgar M. Forster, a Pier Paolo Pasolini, a Daniel Guérin, a Sandro Penna. Pasolini, a proposito dell’amore tra Alec e Maurice nel romanzo di Forster scrive: “Maurice, amando il corpo di Alex, ama in esso la sua classe sociale”. E ancora: “Alex irrompe nella vita classista di Maurice, non solo come un vento misterioso d’amore, sfacciato, meravigliosamente ingenuo e carnale, ma come una forza rivoluzionaria”. Anche Ackerley subisce il fascino dei maschi proletari e non riesce a concepire un rapporto con un altro omosessuale, ma la visione che emerge dai suoi libri è decisamente meno romantica e più realistica.
Dalla relazione con uno di questi ragazzi del popolo prende avvio Tutto il bene del mondo, rielaborazione romanzesca di episodi in parte già narrati in Il mio cane Tulip, ma lì era in primo piano il rapporto con il suo cane (un pastore tedesco femmina che vive con lui dal 1945 alla morte nel 1960). Qui, anche se il cane ha ancora un ruolo di primo piano, lo scrittore indaga in particolare proprio il suo complesso e difficile rapporto con un ragazzo proletario.
Frank, il protagonista del romanzo, chiara proiezione autobiografca dello scrittore, è un intellettuale benestante innamorato di Johnny, un ragazzo povero, bello e spensierato, ma assolutamente inaffidabile e scapestrato che ha però il fascino irresistibile del “maschio”: è giovane, sposato, malavitoso e appartenente alla classe operaia, quindi perfetto! E non saranno le sue furbizie, la sua immaturità o la sua ingratitudine a mettere in crisi la sua aura romantica. Quando Johnny finisce in prigione in seguito al tentativo di svaligiare un appartamento, Frank è felice di occuparsi della sua famiglia e del suo cane, di essere in qualche modo partecipe di quel mondo eccitante e misterioso: nel corso di un colloquio in carcere il ragazzo gli dice di passargli le sigarette sotto gli occhi della guardia, Frank indugia perché sa che è illegale, ma quando fruga in tasca, “tossendo e sudando per l’emozione”, allunga il pacchetto sotto la tavola e Johnny l’agguanta con destrezza, egli si sente “elettrizzato”, sente di avvicinarsi a una realtà sconosciuta e affascinante, di dare alla sua vita quel brivido di follia che le manca. Quando però entra in contatto con Megan, la giovane moglie gelosa che scatena in lui fantasie omicide, con Millie e Tom, la madre di Johnny e il suo compagno, una coppia con cui cerca di mantenere un rapporto corretto, ma di cui lo sconcertano quel miscuglio di furbizia e di diffidenza, e con altri membri della famiglia di Johnny, l’aura romantica comincia a vacillare.
Frank si sforza di capire quel mondo e non vuole rinunciare a Johnny, ma in un crescendo che passa dalla commedia al dramma, dalla commozione al divertimento, scopre che forse l’unico modo per uscire dall’impasse è comprare la cagnetta Evie, ideale prolungamento del ragazzo, ed è a lei che egli si affeziona scoprendo nel cane qualità che non hanno né Johnny né i ragazzi che lo hanno preceduto.