È ormai diventato uno dei più attesi appuntamenti della stagione teatrale: Liberi Amori Possibili si conferma la riuscita risposta milanese alla rassegna romana Garofano Verde, la prima ad avere dato spazio a una serie articolata di spettacoli a tematica glbt. Giunta alla quarta edizione sotto l’egida del direttore artistico Corrado d’Elia di Teatri Possibili, la kermesse sarà ospitata al teatro Libero dal 3 all’11 maggio. In programma nomi nuovi e autori o registi che ritornano, come Flavio Mazzini con il suo Ultimo Sanremo del millennio (5/5), diretto da Marco Medelin, dove si chiede in maniera provocatoria se si possa “guarire” dall’omosessualità, ipotizzando che un gruppo di ex gay nell’inverno del 1999 si riuniscano davanti alla tv per vedere insieme il festival canoro, proprio come in passato, quando erano “malati”.
Massimo Stinco si è invece ispirato all’omonimo film di Spencer Schilly e ha curato la scrittura scenica e la regia di The Houseboy (7/5). Rick è il ragazzo del titolo, uno di quei giovanotti assunti da coppie di gay maturi e abbienti per sovrintendere nel contempo alle loro faccende domestiche e a quelle sessuali: una sorta di contratto a tre talvolta foriero di durature relazioni erotico/affettive. È il caso di Rick, almeno così pare, sino a quando scopre che i padroni di casa, stanchi del “giocattolo”, lo vogliono scaricare, rimandandolo sulla strada.
Un altro spaccato su realtà e contraddizioni del mondo gay lo fornisce John Roman Baker, drammaturgo e militante inglese fondatore dell’Underground Aids Positive Theatre, con Prigionieri del sesso (8/5), regia di Antonio Serrano, in cui racconta cinque storie, ambientate in altrettante città europee. Al centro di ognuna ci sono due personaggi che propugnano due tesi opposte, quella a favore e quella contraria al sesso protetto, mettendo a nudo le reciproche debolezze e i labili confini tra bene e male.
Un passo indietro nel tempo lo facciamo con Le rose di Jürgen (4/5), scritto da Giacomo Fanfani, che ambienta la pièce nella Berlino del primo Novecento. Qui l’adolescente protagonista, di famiglia alto-borghese, scopre la sua gayezza innamorandosi del garzone del fioraio. All’avvento del nazismo verrà prima deportato e poi rilasciato per essere posto sotto il controllo della madre che lo vuole “normalizzare”. Il dialogo che scaturisce da questo rapporto conflittuale vede da una parte lei, incapace d’amore, e dall’altra Jürgen, condannato all’emarginazione.
In un passato più recente (gli anni Settanta) ci conduce One New Man Show (6/5), testo, musiche e regia di Davide Tolu, prodotto interamente da persone transgender. Il giovane Pietro, ingabbiato in un corpo che non gli appartiene, vive in una piccola comunità dove adulti e coetanei gli rendono la vita impossibile e il suo destino appare infausto. Anche Serena è una transessuale in procinto di cambiare sesso: in Pelle (3/5), testo e regia di Kio, questo evento cruciale porterà i suoi amici Lisa e Ivan a prendere coscienza della loro identità. Sempre attuale è anche il tema dell’omosessualità – velata – nel calcio, soprattutto in Italia: a parlarne è Ultima stagione in serie A (9/5), scritto e diretto da Mauro Mandolini, un incontro/scontro negli spogliatoi tra due giocatori il cui amore deve fare i conti con l’ipocrisia e il machismo di un ambiente dove la diversità è sintomo di colpa e viene sanzionata con la condanna senza appello. Il desiderio di paternità e maternità che si scontra con paura e burocrazia è il tema di Tuttonostro (10/5), di Alessandro Di Marco, Claudio Renzetti (anche registi) e Valentina Reginelli in cui tre coppie, una etero e due gay si raccontano attraverso il sogno di essere famiglia. Marguerite Yourcenar è l’autrice di Alexis o il trattato della lotta vana (11/5), messo in scena da Massimo di Michele: dopo un matrimonio e un figlio, l’uomo del titolo scrive una sofferta lettera alla compagna Monique per lasciarla, non riuscendo più a soffocare le pulsioni che lo spingono verso il suo stesso sesso.