Anarchico, anticlericale, polemico e filosofo: finalmente una incisiva voce eterosessuale nella battaglia per l’uguaglianza glbt. Ecco un’intervista a Persio Tincani, docente di filosofia del diritto all’università di Bergamo.

(prima pubblicazione Pride aprile 2010)

 

“I Teletubbies sono un organo di propaganda della potente lobby omosessuale che intende corrompere i nostri piccoli. Non è uno scherzo”. A partire dai cartoni animati per bambini, Persio Tincani, filosofo del diritto che insegna all’Università di Bergamo, su Micromega si diverte a smontare le tesi anti-gay dei moralisti nostrani e non. Ma questo è, in ordine di tempo, solo l’ultimo dei suoi exploit.
È fresco di stampa un suo libello corrosivo tutto a favore de Le nozze di Sodoma (edizioni L’Ornitorinco) e sono quotidiane le sue dichiarazioni su blog o Facebook come “Non esistono obiezioni morali al matrimonio gay”, “in Italia esiste un’egemonia clericale sulla politica del diritto” o “se il governo attuale è filoclericale, il Pd lo è ancora di più”, solo per citare una sua intervista al blog Noirpink. Così si è guadagnato, meritatamente, il titolo di filosofo-attivista del matrimonio gay.
Si definisce anarchico, radicale in senso anglosassone e “si considera un mostro di cultura e coltiva il disprezzo per gli incolti e per gli elettori di Berlusconi”, ma tuona anche contro Scalfarotto, vice presidente del Pd, dandogli del “finocchio devoto”. I diritti gay poi? Non esistono…
Nel tuo ultimo saggio su Micromega riesci a mettere insieme Falwell, un predicatore americano anti-gay, il cartone animato Teletubbies, Manzoni e il Partito democratico. Che cosa ci è sfuggito?
Il filo conduttore è l’omofobia e la “sindrome del contagio”. Jerry Falwell guarda i Teletubbies, si convince che uno dei pupazzi è gay e va su tutte le furie perché pensa che quello show sia parte di un piano per la diffusione dell’omosessualità. Adinolfi, del Pd, va a vedere Brokeback Mountain, si annoia e scrive che di quel film si parla bene solo perché la lobby gay è potentissima. Manzoni, nella Storia della colonna infame, ci racconta del processo milanese agli untori con persone accusate, processate e condannate per aver sparso il morbo della peste per la città. Qualcuno vede una persona che si aggira per le strade e si convince che stia infettando tutti. Lo stesso accade con Brokeback Mountain e con il pupazzo viola dei Teletubbies. Che nel film si parli bene di omosessualità è automatica prova dell’esistenza di una lobby gay che vuole dominare il cinema mondiale; che quel pupazzo abbia in testa un triangolo (nel quale Falwell vede un simbolo del pride) significa che la lobby gay vuole rovinare lo sviluppo morale degli infanti. Le teorie della cospirazione sono importanti perché mostrano che cosa si può giungere a sostenere partendo da presupposti sbagliati o fantasiosi. E credo che la loro importanza, in questo senso, sia stata troppo spesso sottovalutata.
Quali stratagemmi usano in genere i moralisti contro l’omosessualità? Chi sono i Falwell italiani?
Ah, ce n’è una polveriera piena. Si va dalla “cospirazione contro la pubblica moralità”, al progetto satanico di “scassinamento della famiglia” (card. Poletto), passando per la “difesa del matrimonio”, fino all’accusa di aver causato alluvioni (Pat Robertson, su Katrina) o terremoti (il partito di destra sionista ha dibattuto questo argomento nel parlamento israeliano). In genere queste persone si costruiscono il cilindro che vogliono e non fanno altro che tirar fuori un coniglio dopo l’altro. I Falwell italiani sono tantissimi. Joseph Ratzinger è uno di loro, ma anche Paola Binetti, che gli omosessuali vuol curarli, o il direttore di Radio Maria Livio Fanzaga, che tra un “cari amici” e l’altro, augura loro semplicemente di andare all’inferno.
Quanto sono convincenti i loro argomenti?
Ti vorrei rispondere: per niente. Sono modi per dare una veste di argomentazione contendibile nel dibattito pubblico a pregiudizi discriminatori non fondati, davvero, su nulla. Ma, a giudicare dal seguito che hanno, è evidente che non sia così. Ma il fatto che in tanti li prendano per buoni non dice nulla sulla loro validità. Del resto, se nel Medioevo la maggior parte della gente riteneva che la Terra fosse piatta, non significa che lo fosse davvero.
Sei anarchico ed eterosessuale e professore universitario; come nasce il tuo interesse per i diritti civili degli omosessuali?
Sono anarchico per convinzione politica, eterosessuale perché sono fatti miei, insegno all’università perché è il mio lavoro. I diritti “degli omosessuali” non esistono. Sono i diritti di tutti quanti, questo è il punto importante sul quale sarebbe sbagliato sorvolare. Parlare di “diritti degli omosessuali” significa parlare di diritti speciali, dei quali gli omosessuali sarebbero titolari in esclusiva. Bene, non esiste – e per fortuna – nessuna cosa del genere. Casomai, esiste il contrario: diritti che gli eterosessuali hanno e che gli omosessuali non hanno. E questa è un’aberrazione sotto il profilo dei diritti di tutti.
Nel tuo bel libro Le nozze di Sodoma smonti ad una ad una le tesi che vedono il matrimonio gay, da una parte, incostituzionale, e dall’altra, come una minaccia sociale o la sentina di tutti i mali. Sei un anarchico matrimonialista?
[Ride] No… non credo nemmeno che esista una categoria del genere. Credo, detto seriamente, che la questione non sia “mi piace il matrimonio” o “non mi piace il matrimonio”, ma quella di rendere disponibili a tutti le stesse opzioni. Così, se gli eterosessuali possono scegliere tra sposarsi e non sposarsi, la stessa scelta deve essere possibile anche agli omosessuali.
Hai detto che la tesi, di molti, che vuole il matrimonio gay incostituzionale è una “menzogna spudorata” e “sfoggio abissale di ignoranza”. Perché?
Perché è vero. Se si legge l’art. 29 non c’è scritto quello che gli avversari del matrimonio gay giurano che vi sia scritto. L’articolo parla di “famiglia come società naturale”, cioè di una “società” che si costituisce senza che vi sia bisogno di norme giuridiche, che intervengono successivamente per regolare una cosa che già c’è. La “famiglia naturale”, qualunque cosa ciò significhi, non è neppure menzionata. Allora, se vogliamo chiamare le cose con il loro nome, chi dice il contrario è ignorante o in malafede.
Hai scritto anche, e favorevolmente, di matrimoni con più partner…
Sei andato a scovare proprio tutto. Sì, ho scritto che non esistono obiezioni morali a matrimoni plurali tra adulti consenzienti. Credo anche che il principio di precauzione possa motivare il divieto di poligamia: se in linea teorica chi si unisce in un matrimonio lo fa perché lo vuole, esistono purtroppo tanti casi, anche in Italia, di matrimoni forzati. E la poligamia, specie nelle aree dove la cultura è ancora patriarcale, potrebbe rivelarsi un suggello giuridico di diseguaglianze ai danni delle donne.
Sul tuo profilo di Facebook leggiamo:  “Se il governo attuale è filoclericale, il Pd lo è ancora di più. La cosiddetta “sinistra radicale” non è da meno, con il suo flirtare con i comboniani e con altre ghenghe che si rifanno a una ‘teologia della liberazione’ ”…
…Ho un carattere un po’ così, come dire. Scherzi a parte, sono convinto che una delle principali cause del male nel mondo siano le religioni. Non fosse per altro, perché alimentano la censura della conoscenza. Quanto ai “preti buoni” (i comboniani e altri), ritengo siano più pericolosi, in questo senso, dei “preti cattivi” (Ruini, Poletto, Sgreccia …). La chiesa li usa per differenziare l’offerta. Te li tirano fuori a ogni piè sospinto ogni volta che avanzi una critica alla chiesa. Non puoi dire, per esempio, “la chiesa cattolica copre i pedofili” che ti rispondono: “Ah, un momento, c’è anche Zanotelli!”. Male, malissimo.
Hai definito Ivan Scalfarotto, vice presidente gay del Pd, un “finocchio devoto” aggiungendo che “finocchio si può dire e non costituisce offesa”. Cristina Alicata, lesbica militante del Pd, si è molto arrabbiata.
Sì, si è arrabbiata e mi ha dato dell’omofobo. E si è arrabbiato tanto anche Scalfarotto, e mi ha dato dell’omofobo. Ma hanno fatto finta tutti e due. Il “finocchio devoto”, come era chiaro, era dovuto al fatto che Scalfarotto si presentava nella stessa lista della Binetti, che non più di qualche settimana prima aveva affossato in parlamento il recepimento di una direttiva Ue sull’omofobia. Volevo dire a Scalfarotto, e a tutti gli altri omosessuali che militavano nel Pd, che il loro ruolo era ornamentale, funzionale alla dirigenza clericale di quel partito per poter negare di essere omofoba. Ben si guardavano dal metterli in alto nelle liste, tant’è che Scalfarotto non fu eletto, ma la Binetti sì. Avrei potuto trovare una formula diversa per dire la stessa cosa…
Per far fronte a moralisti o ai pavidi, che cosa ti sentiresti di suggerire ai gay italiani?
La comunità gay dovrebbe insistere sul fatto che la questione delle discriminazioni riguarda tutti, non solo chi le vive sulla propria persona. Se domandi alle persone “vuoi vivere in una società che discrimina qualcuno senza ragione?” la maggior parte ti risponderà “no”. Ebbene, credo che sia proprio questo che si dovrebbe fare: far capire che le discriminazioni ci sono, farle vedere, raccontarle, farne capire l’ingiustizia, in modo che la battaglia della comunità gay finisca per apparire come quello che davvero è, cioè una battaglia dell’intera società civile.