Per alcuni critici siamo al cospetto del Watchmen del fumetto horror, giusto per sottolineare la portata storica della nuova miniserie della statunitense Avatar Press pubblicata in volume da noi da Panini Comics. D’altra parte, l’autore è lo stesso di quel gioiello supereroico e di altre pietre miliari della narrativa disegnata come From Hell, V for Vendetta e Lost Girls: il bardo di Northampton Alan Moore, probabilmente il più grande scrittore di fumetti vivente.
Providence, fin dal titolo, vuol essere nelle intenzioni sia un omaggio che un approfondimento dei temi ricorrenti nei racconti e nei romanzi del maestro dell’horror Howard Phillips Lovecraft, esplicitando quel che lo scrittore aveva solo alluso, o non ha osato approfondire nell’epoca nella quale ha vissuto e scritto, gli anni Venti e Trenta. La storia narrata da Moore e dall’ottimo disegnatore Jacen Burrows (Volume 1 di 3, 176 pp. a colori, 18 euro), già sodale dello sceneggiatore britannico in altre storie ispirate a HPL, è ambientata proprio nel 1919 tra la Grande Mela e il New England. Il giovane giornalista e aspirante scrittore ebreo gay Robert Black lascia il lavoro per inseguire una storia legata a un libro maledetto che fa impazzire tutti quelli che lo leggono, compreso il suo amato Jonathan, morto suicida.
Il suo sarà un duplice viaggio: quello fisico, addentrandosi nell’entroterra dell’America rurale più arcaica, con le ombre degli scioperi e del nazismo che si allungano sul paese, tra predicatori incestuosi e villici dalle fattezze ittiche, nel tentativo di superare la sua dilaniante omofobia interiorizzata che lo costringe a nascondersi ad amici e colleghi, e spesso a se stesso. Soprattutto l’aspetto (omo)sessuale è quello che più distingue, superandola, lo splendido lavoro di Moore: le incursioni di Robert in cantine, sotterranei e abissi marini sono un chiaro riferimento all’inconscio junghiano, mentre le sequenze dei suoi sogni sono quanto di più sconvolgente a affascinante sia stato mai scritto e rappresentato di recente in un fumetto. Questa volta sì, c’è il capolavoro; solo in attesa di essere concluso.
L’illogica sconclusionatezza della materia onirica è anche il tema dell’esordio in un albo spillato Renbooks (16 pp. a colori, 3,50 euro) di Andrea Madalena, già autore di piccole perle del fumetto omoerotico come Andromachine Godaruon, apparso anni fa sul sito Gayheroes.net, e ora apprezzato illustratore per Bruno Gmünder. In L’amore rimasto Madalena sporca e incupisce il suo tratto pop in una storia di affrancamento da un amore finito, forse preludio di una storia più lunga.